Torres, la vittoria delle tre C: cuore, carattere e co…raggio

La Torres durante il riscaldamento pre-partita
Il derby non è una partita come le altre, lo sanno bene i vertici dell’Olbia, da più di due settimane impegnati in una campagna pubblicitaria mirata ad attirare il maggior numero di persone possibile allo stadio. Video trailer simili a dichiarazioni di guerra e proclami sui social da parte del presidente avevano contribuito a scaldare l’ambiente e i giocatori, aumentando allo stesso tempo l’attesa e la pressione che gravava sulle spalle dei beniamini di casa.
La Torres, invece, complice anche una società più assente, ha optato per un profilo basso e si è dedicata esclusivamente a quello che alla fine dei conti è l’unica cosa importante: il lavoro sul campo. Perché a Marco Sanna i proclami piacciono poco, e questa partita l’ha preparata alla perfezione, dimostrando quanto i suoi ragazzi godano di una condizione atletica invidiabile e abbiano ben assorbito il suo credo calcistico.
L’inizio della gara per i rossoblù è stato particolarmente complesso: la differente caratura tecnica di una squadra costruita per la Lega Pro è stata subito evidente, in particolar modo uno scatenato Caboni si è dimostrato una mina vagante nella prima mezz’ora di gioco. Cossentino e Biondi hanno faticato, e solo un miracoloso Fadda ha evitato che oggi si parli di un’altra partita con ben altro epilogo. Al ventesimo la prima occasione: tiro di Caboni dal limite e parata rasoterra per il numero 1 ospite, provvidenziale anche qualche minuto dopo, quando si è ripetuto togliendo dall’incrocio dei pali un tiro-cross di Mastinu direttamente dalla bandierina.
Proprio Mastinu, uno dei tanti sassaresi in campo ed in passato molto vicino alla Torres, era tra gli uomini più attesi di giornata, ma un attento Raucci ha fatto buona guardia sulla sua fascia di competenza, annullando le sfuriate offensive del numero 11. Nel frattempo la pioggia si intensificava sul Nespoli, per poi sfumare lasciando spazio a spiragli di sole. Stessa cosa succedeva in campo. Con la Torres, ben consapevole delle proprie potenzialità come dei propri limiti, brava e fortunata a resistere alla prima mezz’ora di fuoco dei galluresi. Le squadre vincenti hanno umiltà, pazienza e sanno colpire al momento giusto. Ai sassaresi queste caratteristiche non sembrano mancare.
Passato il momento di slancio dei bianchi, abbiamo iniziato a vedere la Torres di Giacomo Demartis, coadiuvato da un vivace Raucci sull’altra fascia, tra i migliori dei suoi fin dai primi minuti. I due hanno preso in mano la squadra e guadagnato metri a suon di calci piazzati, spaventando al 35′ Van Der Want per la prima volta. Subito da inizio ripresa l’impressione è stata che i ragazzi di Biagioni fossero rimasti a specchiarsi negli spogliatoi, mentre i rossoblù, entrando con un piglio decisamente propositivo, hanno dimostrato di poter vincere anche giocando un buon calcio. Sono bastati sei minuti per vedere il gol di Musto, che servito da un magnifico Demartis, ha insaccato alle spalle del lento portiere olbiese.
Tutti attendevano la partita del grande ex di giornata, Andrea Cossu, il quale, oltre qualche consueta protesta e un po’ di inutile nervosismo, è stato annullato dal classe ’96 Alessandro Masala. Nato e cresciuto calcisticamente nella città dei Candelieri, e quindi ben consapevole del peso dei colori che indossa, onorati con una prova egregia. Con lui Casini, rimasto costantemente alle calcagna dei giocatori di casa. Una prestazione dei due centrali di centrocampo molto simile a quelle a cui aveva abituato tutti il loro allenatore, soprannominato “Chinghialetto” non per caso.

Andrea Cossu ai tempi della Torres
Il secondo gol è stata un’altra invenzione di Demartis, capitano sul campo, ma forse qualcosa in più: grinta, classe e uno straripante carisma sono aggettivi che calzano a pennello per descrivere il trentunenne ex Cagliari e Savona. Partito ad inizio carriera proprio dagli odiati rivali, per arrivare ad accasarsi nella squadra della sua città in uno dei momenti più duri della sua storia, sacrificando quella Serie C guadagnata dopo tanta gavetta.
Al cuor non si comanda però, e lo sa anche Gigi Scotto, coriaceo attaccante e sassarese di nascita, pronto a sacrificarsi sulla fascia quando la sua squadra è rimasta in dieci uomini per l’espulsione di Cafiero. Musto si sta guadagnando a suon di gol la piena fiducia di tutti, oltre che l’attenzione di altre società. La dedizione dei nuovi entrati è stata la ciliegina sulla torta di una partita perfetta. Giocata con ordine, sempre palla a terra, anche in dieci uomini e con un terreno di gioco ai limiti della praticabilità.
In Gallura si sono sfidate due squadre dall’umore totalmente opposto, l’Olbia rinvigorita dall’acquisto della nuova società e in salute, economicamente parlando. Con ambizioni importanti e serie. Dall’altra una Torres avvolta nell’incognita di un presidente assente, con oggettivamente poche garanzie, sotto tutti i punti di vista. Nonostante le dichiarazioni post-Lanusei di alcuni tesserati, che hanno parlato di una dirigenza che sentono vicina.
Ma in campo, per fortuna, non scendono i signori seduti in tribuna, ma ventidue giocatori pronti a darsi battaglia per novanta minuti. Nei quali quello che conta è solo l’estro e il talento, non il conto in banca. Ha vinto la squadra che ha dimostrato più coraggio, più cuore e più carattere, nonostante un ambiente ostile e l’assenza dei propri tifosi. Marco Sanna può sorridere e con lui tutto il mondo rossoblù. Per una notte però, perché domenica arriva in Sardegna il Rieti, capolista a soli otto punti di distanza: una vittoria potrebbe dare una spallata decisiva al campionato, anche per sognare la promozione diretta. “A tuttu gori” quindi, questa Torres è una squadra vera.
Oliviero Addis
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