ESCLUSIVA – Musso (VL Pesaro): “Dinamo forte, ma con Wright siamo un’altra squadra. La Sardegna è casa mia”

Bernardo Musso

Bernardo Musso

Ce ne sarebbe abbastanza per considerarlo un vero e proprio sardo d’Argentina. Perchè Bernardo Adoldo Musso, nato 29 anni fa a Pergamino, 220 kilometri a nord di Buenos Aires, la svolta della sua vita, cestistica e non, l’ha trovata in Sardegna, e più precisamente ad Alghero. Qui ha conosciuto la sua compagna, qui è nata sua figlia e qui, nel 2004, è partita la grande scalata che l’ha portato, un passo alla volta, dalla C regionale fino alla fascia da capitano della Vuelle Pesaro, gloriosa compagine che – nonostante i tempi difficili sotto il profilo economico – sta lottando con grande audacia per conservare il proprio posticino in Serie A. Ha girato tutta l’Italia, dal profondo Sud (Licata) al Nord-Est (Udine), passando per il centro (Perugia e Napoli, tra le altre), ma quando parla dell’Isola, Bernardo si scioglie tra affetti, amicizie e ricordi di gioventù. E va da sè che la partita di lunedì sera (ore 20) contro il Banco di Sardegna, avrà per lui un sapore tutto speciale.

La Dinamo deve stare attenta, perchè vi affronta nel miglior momento della stagione.
“Non so se sia proprio il miglior momento, però abbiamo vinto due partite di seguito, entrambe importanti. Contro Reggio, che era una squadra di livello altissimo, e poi contro Roma: una partita molto delicata per noi visto che ci ha permesso di accorciare a soli due punti di distanza da loro con il vantaggio degli scontri diretti dalla nostra parte. Abbiamo vinto tre delle ultime cinque partite, direi che stiamo andando bene.”

Vittorie come quella ottenuta contro Reggio, paradossalmente, possono lasciare un po’ l’amaro in bocca, perchè se la stagione fosse “nata” meglio, forse avreste potuto lottare per qualche posizione di classifica più prestigiosa.
“E’ difficile fare un ragionamento di questo tipo, perché la squadra è completamente diversa rispetto a quella del girone d’andata. Cambiare il play di una squadra significa tanto, perché è un elemento che ha tanto la palla in mano e detta i ritmi della squadra. Per non parlare, poi, dell’allenatore”.

Ecco, soffermiamoci sul nuovo coach. Cosa è cambiato da Dell’Agnello a Paolini?
“Riccardo già lo conoscevo per averlo avuto in B1, sia a Perugia che a Fossombrone. Abbiamo un rapporto di stima reciproca e per me è stato facile entrare subito nei suoi sistemi di gioco. E’ stato un po’ più difficile, invece, per i miei compagni: ci sono volute un paio di settimane per capire realmente ciò che il coach chiedeva, anche perchè prima di lui eravamo abituati a diversi metodi di lavoro. Comunque, a giudicare dai risultati, direi che il lavoro stia iniziando a fruttare”.

Negli ultimi tempi si è parlato tanto di Chris Wright e della sua coraggiosa lotta contro la sclerosi multipla. Che tipo è visto da dentro lo spogliatoio?
“E’ un ragazzo super, che in allenamento dà veramente tutto. Lotta ogni giorno, sia in campo che nella vita. E’ venuto qui con moglie e figlio, è maturo e ha la testa sulle spalle nonostante sia ancora molto giovante. Un professionista esemplare, che è cambiato molto rispetto agli inizi qui a Pesaro. Ha una personalità incredibile, e lo sta dimostrando coi fatti”.

Affronterete una Dinamo che, dopo la vittoria in Coppa Italia, sembra volare.
“Il Banco sta vivendo un grande momento. Hanno una panchina lunga e dei campioni che ti possono sparare in faccia anche dieci punti in un battito di ciglia. Sono avversari pericolosi, rapidi e atletici. Dovremo stare attenti a limitare i loro punti forti, che però sono parecchi…”

Due su tutti: Logan e Dyson.
“Esatto. Ma se ci preoccupiamo di difendere su Dyson, i punti li fa Logan. Se difendiamo su Dyson e Logan, c’è sempre Sanders, anche lui una “bestia”. Per non parlare di Brooks, che è prevalentemente un difensore, ma comunque con tanti punti nelle mani. Hanno tantissime opzioni, la Dinamo è un osso duro per tutti, come del resto hanno dimostrato in Coppa Italia.”

Su quali aspetti insisterete per provare a fermarli?
“Dovremo cercare di spezzare il loro ritmo, di impedire che corrano in contropiede prendendo quei tiri comodi in transizione che poi, se giochi dall’altra parte, ti spezzano le gambe. Non bisogna permettere che la partita si metta sui binari a loro più congeniali.”

Non possiamo non parlare del tuo rapporto con la Sardegna. Sei arrivato giovanissimo assieme a tuo fratello Victorio per giocare in C2 nella Mercede Alghero, ma nonostante il tuo girovagare per la Penisola, non ti sei mai veramente allontanato.
“E’ vero, il mio rapporto con la Sardegna dura anche adesso. Io e mio fratello abbiamo delle compagne e dei figli sardi. La nostra base è Alghero, e tutta l’estate la passiamo lì. Mia figlia è nata ad Alghero e frequenta l’asilo nella città catalana. Alghero, in sostanza, è casa mia”.

Bernardo e Victorio Musso ai tempi della Mercede Alghero

Bernardo e Victorio Musso ai tempi della Mercede Alghero

Cosa ricordi di quegli anni?
“Ricordo innanzitutto le persone. Coach Daniele Cordeschi, una brava persona di cui ho un carissimo ricordo. Cito anche Paolo Bassu, Emiliano Salvatore, e gli altri amici che ho conosciuto alla Mercede. Vincemmo la C2 e poi facemmo un grande campionato di C1, perdendo la finale per la promozione in B2 contro Giulianova. Ho tantissimi ricordi, la Mercede mi è davvero rimasta nel cuore. Tutt’ora, quando vengo in Sardegna, incontro i miei ex compagni, che nel frattempo sono diventati veri e propri amici”.

Quanto è stato formativo per te, dal punto di vista tecnico e umano, costruire una carriera un gradino alla volta, partendo dai campionati regionali?
“Io, dal punto di vista cestistico, non sono figlio di nessuno. Nel senso che non sono uscito dal settore giovanile di una grande squadra che mi ha poi permesso di esordire subito in Serie A. Sono cresciuto a Pergamino e sono venuto qui, a giocare nei campionati minori. Ho fatto per due anni la C2, poi la C1, la B2 e così via, fino ad arrivare alla Serie A. Tutte esperienze che mi hanno formato dal punto di vista cestistico. Mi sono dovuto sempre guadagnare il passo successivo, e di questo vado molto fiero”.

Roberto Rubiu

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