ESCLUSIVA – Giorgio Valli (Virtus Bologna): “La mia Dinamo era Mimì Anselmi. Biancoblù principali antagonisti di Milano”

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Giorgio Valli nella stanza dei trofei della Virtus Bologna

Quando arrivò a Sassari nel novembre del 2004, la panchina della Dinamo non era esattamente una delle più ambite d’Italia. Erano gli anni in cui bisognava sgomitare sui parquet di Osimo, Fabriano e Imola per salvare un posto in A2. Anni in cui gli americani si chiamavano Gerrod Abram, H.L. Coleman o Jack Hartman. Erano gli anni (l’ultimo, in realtà) del grande avvocato Dino Milia alla presidenza, ed erano gli anni, infine, dell’indimenticato team manager Mimì Anselmi: “E’ soprattutto a lui che sono legati i miei ricordi sassaresi”, dice Giorgio Valli, con la voce che tradisce un pizzico di commozione. “E’ stata davvero una persona importante per me. La festa salvezza dopo la vittoria contro Imola fu la perfetta fotografia di tutta la stagione.”

Da quella straordinaria cavalcata che regalò una insperata permanenza in LegaDue sono passati ormai dieci anni. La Dinamo, ora, è una realtà solida della massima serie, lotta per lo scudetto ed è campione uscente sia della Coppa Italia che della Supercoppa. Ma anche Valli ne ha fatta di strada nel frattempo. Dopo Sassari ha fatto tappa a Scafati, Ferrara, Milano, Montegranaro e Avellino. Prima di tornare alla Virtus Bologna, dove tutto era iniziato nel lontano 1982. Nel girone d’andata, le giovani “V nere” sono andate anche meglio del previsto, conquistando 7 vittorie in 15 partite. E ora, col vento in poppa, vogliono provare a giocare un brutto scherzo alla Dinamo: “Sinceramente non pensavo di arrivare a questo punto al giro di boa – afferma convinto il tecnico modenese – credo che sia stata una piacevole sorpresa per tutti, frutto comunque di un grande lavoro da parte della società e dello staff tecnico. Siamo contenti, sì, ma non ancora soddisfatti perchè noi abbiamo l’obiettivo salvezza da centrare il più presto possibile.”

Forse la partecipazione alla Coppa Italia vi avrebbe reso il giusto merito dopo il gran lavoro svolto in questa prima parte di stagione.
“Penso proprio di sì. Dispiace, perchè sul campo ce la siamo conquistata, ma la burocrazia ci ha impedito di partecipare. Siamo arrabbiati ma pazienza, purtroppo i regolamenti non li facciamo noi.”

In settimana oltre trecento tifosi hanno assistito allo scrimmage contro Pesaro, segnale del fatto che state pian piano risvegliando la passione del vostro pubblico. Quali sono gli obiettivi della vostra annata?
“L’obiettivo principale è quello di salvarci consolidando il gruppo e lanciando allo stesso tempo anche qualche giovane. Abbiamo aggiunto al roster Juvonte Reddic, un ragazzo di 22 anni, che ci permette di proseguire nella strada intrapresa. Ora, ciò che ci preme, è mantenere la categoria e provare a confermare qualcuno di questi ragazzi anche per la prossima stagione.”

Valli Dinamo Sassari 2004-05

Valli ai tempi della Dinamo (foto: www.dinamobasket.it)

Soffermiamoci su Reddic: cosa può darvi, da un punto di vista tecnico, il suo innesto?
“Juvonte è stato preso per colmare delle lacune nel gioco interno. Gilchrist aveva più caratteristiche da esterno, e visto che il mercato presentava l’opportunità di una operazione di questo tipo, ci abbiamo provato.”

La sfida alla Dinamo, per lei, ha sempre un sapore un po’ speciale.
“E’ così. Ho ancora tanti amici a Sassari, sono felice di aver fatto parte della storia della società. Mi fa felice vedere il palazzetto pieno di gente entusiasta. So di aver dato un piccolo contributo, ed è una cosa che mi porterò sempre dentro.”

Capitolo infortuni: a preoccuparvi sono soprattutto Mazzola, Hazell e Fontecchio. Qual è la situazione?
“Valerio ha ancora qualche problema, decideremo domenica, ma scenderà in campo con noi per il riscaldamento. Simone, dopo un mese, è riuscito finalmente ad allenarsi quindi dovrebbe esserci. Hazell invece ha da assorbire qualche botta subita nelle ultime apparizioni”.

Senza Todic e l’infortunato Brooks, la Dinamo si presenta alla sfida piuttosto scoperta nel ruolo di “4″. Un piccolo vantaggio per voi.
“Sicuramente quella di Jeff Brooks non è una mancanza da poco per la Dinamo. Ma anche Brian Sacchetti è un’arma tattica molto importante, questo bisogna tenerlo presente. L’ho allenato per quattro anni, per cui lo conosco bene. Sono certo che non sarà una Dinamo più facile e arrendevole per via delle assenze. Nel ruolo di ala forte abbiamo qualche elemento più atletico, e cercheremo di sfruttare la cosa a nostro vantaggio rubando qualche rimbalzo in più.”

Ma la parola d’ordine, immaginiamo, sarà limitare gli esterni.
“Esatto. Le squadre di Sacchetti sono sempre molto ricche di talento, specie sul perimetro. La Dinamo segna più di 90 punti a partita, ed è indiscutibile che il primo problema per noi sia quello di limitare Dyson, Sosa e Logan. Ma devo citare anche Sanders, che dopo la partita d’esordio contro di noi senza punti segnati, è andato molto bene e sarà un altro avversario da tenere d’occhio.”

Come vede il Banco di Sardegna nel prosieguo della stagione?
“Tutti gli allenatori vorrebbero le proprie squadre al completo. La Dinamo deve amministrare le energie e cercare di ritrovare al più presto Brooks. Credo che i biancoblù abbiano tutto il talento necessario per arrivare fino in fondo. Li vedo ancora come la compagine più attrezzata per contrastare Milano”.

Per chiudere, torniamo alla stagione 2004/2005. Scorrendo la classifica dei marcatori si trovano nomi come Hawkins, McIntyre ed Esposito, mentre oggi i talenti veri scarseggiano. E’ proprio vero che il livello si è abbassato in maniera drastica, come sostiene anche Ettore Messina?
“Sì è abbassato, sì, ma un po’ dappertutto. Però è anche vero che il nostro rimane uno dei campionati più importanti a livello europeo, e lo testimonia il fatto che qui nessuna partita è scontata. Tutti possono perdere contro tutti. La presenza di sette stranieri per squadra è un indice di pericolosità, gli allenatori italiani sono bravi a studiare le partite. Quindi possiamo dire che il livello dei giocatori è senz’altro sceso, mentre quello tattico no”.

Roberto Rubiu

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