L’ANALISI – Che bel Genoa! Ma al Cagliari bastava poco per vincere senza salvare granché

Postato il 10 nov 2014
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Andrea Cossu, vive un momento di appannamento (FOTO: CLAUDIO SECHI / SARDEGNA SPORT)

Andrea Cossu, vive un momento di appannamento (FOTO: CLAUDIO SECHI / SARDEGNA SPORT)

Cagliari, il Sant’Elia pare stregato, ma è più difficile esorcizzarlo se ci si complica la vita da soli. Zeman ripropone Balzano, ritrova Avelar e sostituisce gli squalificati Crisetig e Ibarbo con Joao Pedro e Farias. Gasperini sceglie il fischiatissimo ex Pinilla al centro dell’attacco, in luogo di Matri. La partita è intensa, bella a tratti, spigolosa e vive di fiammate. Fa tutto il Cagliari: passa in vantaggio con Farias, ristabilisce la parità su autogol di Rossettini, si mangia la vittoria con l’errore di Avelar dal dischetto e con Longo che getta al vento il più facile dei tap-in. Il tutto aggravato da un Genoa ridotto in 10 per l’espulsione di Sturaro (fallo da rigore su Conti). Nel finale anche la sfortuna stronca l’assalto, con Sau (probabile stiramento) ai box e i cambi esauriti.

ESTERNI, CHIUDETE LE PORTE - Non è stato il Cagliari arrembante visto altre volte, più in trasferta che in casa, a dir la verità. Si è vista una squadra a momenti contratta, incapace di proporre gioco con la continuità e l’aggressività abituali. Forse uno dei Cagliari peggiori, assieme i tre tempi (su quattro) giocati a Roma tra settembre e novembre. L’impressione è stata quella di un “vorrei ma non posso”, un Cagliari che se avesse accelerato le operazioni avrebbe potuto vincere la partita senza grossi problemi, pur al cospetto di una squadra di spessore come il Genoa di oggi. Difensivamente, come in altre occasioni, le maggiori sofferenze sono arrivare dalle fasce, dove troppo spesso si è concesso di arrivare sul fondo ai veloci esterni genoani. In passato furono Dramè, Lulic e Candreva a mettere in crisi i fluidificanti rossoblù, ieri Perotti e Lestienne (che impatto!) hanno banchettato contro Balzano e Avelar, spariti dal campo nel secondo tempo.

IN MEDIANA SI BALLA, MA NON IL SAMBA… - E’ stato comunque il centrocampo ad andare maggiormente in difficoltà. Alla prova dei fatti, la mossa di dare fiducia a Joao Pedro si è rivelata sbagliata. Già prima del fischio d’inizio la perplessità di tifosi e addetti ai lavori era forte, pareggiata però dalla fiducia nelle sensazioni zemaniane. Il brasiliano, che tanti vedono meglio più avanti, è apparso ancora un corpo estraneo, lento e non eccelso qualitativamente, sicuramente poco aiutato dalla prova incolore di Ekdal e Conti, quest’ultimo comunque decisivo con un palo, rigore ed espulsioni procurati e la carica d’orgoglio.

Albin Ekdal, svedese di 25 anni (foto: SardegnaSport)

Albin Ekdal, svedese di 25 anni (foto: SardegnaSport)

AAA CERCASI PALLONI - In attacco nessuno ha offerto prove positive, Cossu e Sau ci hanno messo il cuore ma non hanno ricevuto palloni, soprattutto il tonarese, che ha girato lontano dai pali. Discorso a parte merita Farias: autore del gol spacca partita, gioca mezzora di ottimo livello, poi cala e scompare. Il brasiliano ha sfoggiato tutto il suo repertorio: furetto dai piedi decenti, conoscenza del credo zemaniano, sbadataggine al momento dell’ultimo passaggio, come quando avrebbe dovuto premiare la fuga da centometrista di Balzano. Il buon Diego, acquisendo ulteriore disciplina tattica e freddezza entrerà maggiormente nelle rotazioni del boemo.

SI PUO’ DARE DI PIU’ - E’ piaciuto il Genoa, squadra allenata bene e messa in campo meglio. Imperniata sui senatori Burdisso e Roncaglia in difesa, un centravanti (Pinilla o Matri) in attacco e con tanta qualità nel mezzo. Miriade di centrocampisti che creano gioco e si buttano dentro senza palla, che puntano l’uomo e finalizzano, senza disdegnare il tiro da fuori. Può andare lontano la squadra di Gasperini, ma avrebbe potuto anche rallentare se avesse trovato un Cagliari meno sprecone. La giornata era magra, ma l’occasione per vincere era arrivata, proprio come in passato, sempre al Sant’Elia. Il tabù casalingo resiste, l’appuntamento è stato ancora rimandato e questa astinenza inizia a diventare preoccupante. Senza ottenere punti in casa difficilmente ci si salva, anche perché non sempre (eufemismo) si portano a casa pingui saccheggi che valgono comunque, solo 3 punti. Questa tendenza può diventare un problema, numerico e psicologico, che si unisce ad una certa involuzione notata nel collettivo. L’atteggiamento è parso poco robusto, quando ciò avviene la squadra perde tanta efficacia. Per far funzionare piedi e idee buone presenti in organico – Zeman lo sa bene – occorre corroborarli con la convinzione nei propri mezzi e nei dettami praghesi. I risultati aiuterebbero, ma in mancanza di quelli meglio rimboccarsi le maniche.

Pierluigi Aru

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