Le note liete non mancano, ma la sosta porti olio agli ingranaggi
Il Cagliari è tornato ad allenarsi mercoledì ad Assemini, e si prepara al carico di lavoro (mercoledì doppia seduta) cui Zeman sottoporrà i suoi da qui al triangolare di Decimomannu (sabato pomeriggio). Si “scollinerà” poi verso la ripresa del campionato, domenica 18 ottobre al Sant’Elia, contro la Sampdoria. Quando mancherà certamente Luca Rossettini (squalificato) e con ogni probabilità anche Daniele Conti, per nulla fatto rimpiangere da un Lorenzo Crisetig calato al meglio nella parte. La trasferta di Verona ha lasciato scorie sotto forma di rabbia per quel primo tempo giocato in maniera tanto eccellente quanto inconcludente, con occasioni (potenziali e non) sprecate in grande quantità. Un dettaglio non irrilevante, visto lo scopo del gioco del calcio, ma certamente meno preoccupante di quelli emersi contro Roma e Torino.
E’ lecito pensare che per affrontare la terza in classifica Zeman non si discosti più di tanto dallo spartito meneghino e veronese. Le precedenti giravolte di formazione avevano portato più confusione che altro, anche perché i ricambi, per ora, non si dimostrano all’altezza, riducendo una coperta che nonostante la temperatura ancora estiva resta poco protettiva. Al “Bentegodi” sono finiti sotto accusa i cambi, e quindi Zeman, ma il boemo può far poco di fronte all’evanescenza di un Samuele Longo o a quel Joao Pedro in cerca d’identità. Se Andrea Cossu canta e porta la croce, ma dopo un po’ finisce la benzina, il fido Diego Farias dimostra limiti che lo indirizzano nella casella di rincalzo e nulla più, dietro a un Ibarbo che di questi tempi risulta essere bersaglio inevitabile degli improperi.
La perla nera di Calì continua a essere inaffidabile più che imprevedibile. In una squadra, quale era il Cagliari del triennio 2011-2014, senza ambizioni e cui bastava il compitino per condurre in porto la nave, schierare Ibarbo da prima punta era sufficiente. Una scelta che ha impedito di costruire granché, per il giocatore come per la società Di fronte alla puntigliosità di Zeman, e all’intento di valorizzare Ibarbo quanto di edificare una squadra spettacolare e strutturata, l’anarchia del colombiano diventa ancor più controproducente. Ecco perché, se è vero che il diamante grezzo non poteva trovare miglior artigiano se non Zeman, diventa difficile biasimare il boemo, che (non è un mistero) avrebbe voluto qualcosa di più gestibile nel mazzo già zeppo di incognite.
Alle porte la Sampdoria, quindi l’Empoli in trasferta. Due squadre in salute, ma sicuramente alla portata del Cagliari, in un campionato livellato che dà chance un po’ a tutti. Oggi è il Doria, domani qualcun altro, ma intanto Gabbiadini, Eder e Okaka bastano e avanzano per mettere paura alla difesa rossoblù. Il bergamasco e il brasiliano hanno capacità di scatenare in campo aperto velocità e tecnica, magari sfruttando le sponde del venticinquenne centravanti ex Roma, che ha iniziato alla grande e si sta dimostrando abile sia nel coast to coast sia nel corpo a corpo spalle alla porta, con i difensori assolutamente incapaci di anticiparlo o tener botta quando copre la palla. Insomma, meglio prepararsi per tempo, tenendo ben presente che finora i veri problemi sono arrivati dalla cintola in giù, in barba alle prospettive di un Cagliari “ignorante” dietro ma foriero di bollicine in attacco. Sarà importante recuperare gli inserimenti di Albin Ekdal e Daniele Dessena (instancabili ma invisibili in zona gol a Verona) e rifornire un Marco Sau che sul suolo gialloblù ha vagato senza costrutto, in un sistema offensivo inaspettatamente farraginoso relativamente alle aspettative di cui sopra.
Chiudiamo con una nota provocatoria che ci eravamo permessi di avanzare già dopo Sassuolo-Cagliari e prima del filotto di tre k.o. che precedette la sbornia milanese. Il Catania, battuto in Coppa Italia nell’entusiasmo generale, è penultimo in Serie B, il Sassuolo era fermo al gol di Zaza contro i rossoblù, prima dell’inutile paio di reti rifilate alla Lazio tre giorni fa. L’Atalanta (vittoriosa 2-1 al Sant’Elia) ha segnato solo 2 reti. E poi c’è l’Inter, pseudo grande che dopo il poker zemaniano ha incassato il tris fiorentino, squadra in profonda crisi e scollata dal suo nocchiero Mazzarri. Nel calcio la proprietà transitiva non vale, e sarebbe sciocco sfociare in ragionamenti semplicistici. I numeri però sono reali, vanno letti con attenzione e interpretati, ma raramente mentono, soprattutto nel lungo periodo. Dal quale ci si aspetta una reazione dei Zeman boys.
Fabio Frongia