Da figlio di Bruno a figlio della Sardegna: per Daniele Conti un altro passo nella leggenda

Daniele Conti, da oggi cittadino onorario di Cagliari
Da Nettuno a Cagliari con amore. Nato giallorosso, ma rossoblu per scelta, di vita e di cuore. Adesso Daniele Conti diventerà anche cittadino onorario di Cagliari. Città e squadra che l’hanno ospitato, cresciuto, e che l’ex ‘figlio di Bruno‘ ha conquistato. Riconoscimento formale, ma dal grande valore simbolico per il capitano rossoblù. Un nome, una leggenda scritta mettendo in fila 416 presenze, più di tutti, Gigi Riva e Mario Brugnera in primis.
47 gol all’attivo in 15 stagioni nel Cagliari, e la sedicesima che è cominciata giovedì 10 luglio, agli ordini di Zdenek Zeman, come nel giorno del primo gol in Serie A (Roma-Perugia 5-1 5 dicembre 1998) con tanto di espulsione. Un rinnovo per qualche settimana in discussione, diventato presto primo tassello del nuovo corso targato Tommaso Giulini. Il quale lo ha voluto, anche solo per pochi minuti, al suo fianco nel giorno dell’insediamento ufficiale.
Estate 1999: dopo 5 presenze e 1 gol in tre anni giallorossi, l’imberbe ventenne figlio d’arte sbarca nell’Isola. Sembra l’ennesimo raccomandato dal nome pesante, destinato ad essere meteora in una stagione disastrosa. L’annata sarà da incubo per tutti, compreso il romano: i diverbi con Renzo Ulivieri, mandato a quel paese dopo il primo gol (unico in 9 presenze) stagionale a retrocessione ormai certa (Lecce-Cagliari) lo ricordano tutti. Eppure proprio da lì, lentamente e a fari spenti, Conti cominciò a prendersi il Cagliari.
La Sardegna, da soluzione per sfuggire al confronto ingombrante del padre, diventa presto la seconda mamma di Daniele: da figlio di Bruno a figlio di Sardegna, un’Isola nel pallone che vive di ricordi, ma anche di emozioni domenicali capaci di bruciare, unire e scuotere un intero popolo. Quello che con Riva e soci ha vinto lo Scudetto. Quello che, ora, è di Daniele Conti. Storia di campioni, il Cagliari come unica loro fede .

Daniele Conti abbraccia il figlio dopo la rete del 4-3 in Cagliari-Torino del 2013
LA CARRIERA - Dal primo gol contro il Lecce alla retrocessione in serie B nel 2000. La riconquista della Serie A (2004), i tanti e troppi cartellini gialli e rossi, la rocambolesca salvezza del 2008, i contrasti con Bisoli e le panchine con Donadoni, il feeling viscerale con Allegri e il predecessore Lopez. Ma anche vittorie da incorniciare e punti pesanti. Traguardi personali e della squadra. Pagine storiche: i gol al Napoli, le bastonate alla ‘sua’ Roma, reti salvifiche e commoventi, foriere dell’abbraccio ai figli a bordo campo. Quindi la lettera del padre Bruno e le urla di giubilo dei tifosi. Roba da far tremare curve, tribune e tubi metallici del Sant’Elia. Un capitano. Un solo capitano. Daniele Conti.
Condottiero e guerriero, top player aggressivo e regista che Zeman ha approvato come ideale per il suo gioco. Senza paura e sempre a testa alta, Daniele Conti ha ormai senso di appartenenza e sangue cagliaritano nelle vene. Rispetto e voglia di lottare fino all’ultimo secondo. Sempre. ”Sono quindici anni e mi sembra il primo giorno”, la frase a sancire il prosieguo del matrimonio. La città gli rende omaggio. Il cruccio della mai arrivata maglia azzurra è marginale, c’è il rossoblù a consolare con gli interessi.
“Ho sempre cercato di dare il meglio. Il mio pensiero è sempre stato quello di finire la mia carriera a Cagliari con questa maglia, che è la mia seconda pelle. Ringrazio la nuova proprietà per questa opportunità”. E ancora: “In campo do tutto, la maglia del Cagliari la sento mia”. Daniele Conti giocatore per professione, cittadino di Cagliari per passione, cagliaritano per convinzione.
Federica Ginesu
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