Verso Atalanta-Cagliari – La “giovine Dea” che non c’è più, Simone Fornoni: “Usato sicuro, domenica match salvezza”
Due squadre simili, Cagliari e Atalanta. “Figlie” di presidenti amici, Cellino e Percassi, e forse un po’ troppo imbalsamate in antiche certezze, che serrano le finestre e impediscono di far entrare aria fresca. Domenica all’”Atleti Azzurri d’Italia” si sfideranno e sarà battaglia per punti salvezza diventati importantissimi, anche se i bergamaschi vengono dalla vittoria sul derelitto Catania, mentre il Cagliari ha visto interrompersi la serie di risultati utili quanto poco esaltanti dal punto di vista dello spettacolo.
Atalanta che confermerà il 4-4-1-1 con Moralez a suggerire Denis e il tridente Livaja-De Luca-Giorgi subito in soffitta dopo l’apparizione napoletana, in Coppa Italia. “Questa è un po’ il disturbo di metà settimana – ci dice il collega di Bergamo&Sport Simone Fornoni – dal quale l’Atalanta si è liberata un po’ in ritardo, quasi costringendosi ad una trasferta aggiuntiva. L’unica novità di formazione sarà il ritorno di Raimondi al posto di Benalouane, con la coppia Stendardo-Lucchini al centro della difesa”.
La squadra nerazzurra vive un po’ nel limbo, tra ambizioni europee soffocate e la felicità per rimanere ormai stabilmente in Serie A, dopo anni di “ascensore” da e per la cadetteria. “Il problema della delusione popolare è dovuto alla pomposità estiva, quando il marketing percassiano accende fuochi che con il primo rotolare del pallone vengono spenti. L’Atalanta è una squadra che vive di certezze, Denis davanti non vuole colleghi che lo disturbino a livello di concorrenza e di modo di giocare, facendolo giostrare da unica punta. Cigarini ha da tempo le chiavi del centrocampo, i giovani Gagliardini, Pugliese e lo stesso Baselli (che piace a tanti) trovano poco spazio”.
Una contraddizione per una società che negli anni è diventata l’emblema dello sfruttamento virtuoso del florido settore giovanile. “E’ cambiata la linea. L’Atalanta non aveva mai avuto un uomo-mercato come Pierpaolo Marino, che ha tanti contatti e muove calciatori con facilità. Si è deciso di puntare sull’usato sicuro, sugli ultra-trentenni come Brienza, Del Grosso e Yepes, mentre anni fa la famiglia Ruggeri, dalla quale Percassi rilevò la società per due lire, aveva fatto emergere tanti ragazzi diventati poi famosi: da Tacchinardi a Morfeo a Pazzini e Montolivo, passando per Pelizzoli e i fratelli Zenoni”.
Tempo di calciomercato, come cambierà l’Atalanta, se cambierà? “Si parla di Rescaldani, attaccante argentino, in virtù del feeling di Marino con il Sudamerica. Ma si rischia di fargli fare la figura di Parra, proprio per l’idiosincrasia di Denis ad avere punte che gli pestino i piedi. Penso partirà Brienza, in orbita Trapani, mentre Baselli e Zappacosta piacciono alla Juventus. Il secondo non credo lasci l’Avellino (è in comproprietà ndr) a metà stagione, la Juve ci ha provato ma se ne riparlerà in estate. Ardemagni potrebbe andare al Carpi in cambio di Letizia, che piace a Colantuono. Il mister se non ha 5-6 esterni in rosa non si dà pace (ride ndr)”.
Che cosa si dice a Bergamo del Cagliari? Che sfida e che squadra ci si aspetta di affrontare? “In settimana Moralez ha parlato di sfida-salvezza e di tappa nella corsa alla permanenza in Serie A. Il Cagliari vanta sempre rispetto, anche se ha qualche problemino qua e là. E poi c’è il problema stadio che non aiuta e che anche a Bergamo rimane di attualità”.
Mal comune mezzo gaudio, o forse no. “Diciamo che lo stadio non è fatiscente, la tribuna Giulio Cesare non può essere buttata giù perché è sotto vincolo architettonico e Percassi vorrebbe fare il suo stadio. Il problema è che senza i soldi del Credito Bergamasco non ce la farà mai, c’era stato un tentativo poi abortito non si sa bene perché, scaricando un po’ le responsabilità. E così siamo qua, al caro vecchio Brumana datato 1928″.
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