…Andrea Mura: la sua vita tra le onde e “Vento di Sardegna”
Una leggenda dello sport, un capitano coraggioso e intraprendente, un sardo fiero delle sue origini. Andrea Mura e’ queste cose e molte altre, racconta la sua vita per regate, il suo amore per il mare e la Sardegna, la sua indole di agonista e perfezionista in quello che fa.
Nasce nel 1964 a Cagliari, dalla sua terra eredita la tenacia e la determinazione, dal padre Sergio Mura, velista di lunga esperienza, la passione per la vela. Inizia a praticare la vela all’inizio degli anni 70 e non l’ha più abbandonata, collezionando importanti risultati tra cui due titoli europei in 420, un titolo mondiale Juniores 470, due campagne olimpiche in 470 e una Tornado, oltre a dieci titoli italiani in varie classi tra olimpiche e di vela d’altura; 8 anni di squadra nazionale FIV, medaglia d’argento al valore atletico nazionale nel 1982 e bronzo nel 2004, velista dell’anno 2010. A bordo di “Vento di Sardegna” nel 2010 stabilisce il record nella regata delle 100 miglia (13h 32m), e’ 1° alla Route du Rhum, Twostar e record (13 giorni 12 ore), Quebec – S. Malò e record (11 giorni e 15 ore), e nel 2013 la straordinaria vittoria alla Ostar, dopo 17 giorni di regata.
Andrea, da bambino come si divertiva? Quando hai iniziato a disputare le prime gare?
Mi divertivo andando in barca a vela! Ero sempre a Marina Piccola, il mare e la barca erano il mio divertimento. Ho preso lezioni di vela da mio padre (uno dei soci fondatori dello Yacht Club Cagliari), andavo in barca con lui, la prima regata nel 1974 a dieci anni appena. Non andavo in barca soltanto in occasione delle gare, trovavo sempre qualche barca che mi permetteva di navigare, ogni occasione era buona: ricordo che alle superiori mi portavo l’attrezzatura e la tenevo sotto il banco, appena avevo anche solo un’ora libera correvo su qualche barca.
Cosa spinge un uomo alla continua ricerca del record, sfidando se stesso e la natura?
Io mi sento “mare-madrelingua”, parlo la lingua del mare, della natura. Mi trovo bene in mare come un tuareg nel deserto, che puo’ campare una vita con l’essenziale. Conosco la meteorologia, gli elementi, il mare e tutto quanto lo circonda e ne fa parte, questo mi permette di fondermi col mare. Conoscere tutti questi fattori e il loro comportamento, il loro interagire, mi fa sentire parte del mare. Di conseguenza qualsiasi evento possa accadere, riesco a controllarlo e prendere la decisione giusta. Non ho paura. E’ necessario saper gestire le situazioni, sono cose che impari col tempo, vivendo le varie condizioni in mare. E’ un modo di concertare con gli elementi, prevedi certi comportamenti, li gestisci, di conseguenza puoi fare cose che altri non possono fare.
Stai meglio in mare che sulla terraferma..
Sto bene sulla terraferma. La difficolta’ spesso sono i comportamenti delle persone, quello che fanno, dicono, spesso si ha l’impressione di vivere in un mondo di opportunismo e questo mi mette un po’ a disagio. Il mare e’ sensazione di liberta’, di messa in gioco, di tecnologie. La mia e’ una navigazione agonistica, quindi comporta la necessita’ di prepararsi a dovere per sfidare i piu’ forti concorrenti oceanici al mondo. Ogni volta metto in mare tutto cio’ che ho imparato, regata dopo regata, cerco di dimostrare che dalle vele che realizzo fino alla barca nel complesso, tutto e’ fatto in maniera ottimale ed e’ finalizzato ad ottenere risultati -in resistenza e in performance- che poi ti fanno vincere. L’agonismo lo sento parte di me, e’ una materia che conosco bene.
Cosa c’e’ stato prima di “Vento di Sardegna”, e con quali risultati?
Pensa qualche secondo prima di rispondere, riordina le idee, i dettagli da ricordare sono tanti. Andrea partecipa alla campagna di America’s Cup a bordo del Moro di Venezia tra il 1989 e il 1992, vincendo due campionati del mondo, uno in Coppa e uno nella classe 50 piedi, e una Louis Vuitton Cup. L’esperienza come randista si replica a livello internazionale nel 2000 e 2002, a bordo di “Bribon” dell’equipaggio del Re Juan Carlos di Spagna. ”Mi onoro della stima personale del Re di Spagna, Juan Carlos -dichiara con orgoglio. Nel 2005 viene assegnata ad Andrea la “Navicella d’Argento” per aver promosso la Sardegna nel mondo. Poi regate in altura, la passione per l’oceanica cresce: “Mi ha permesso di acquisire quel bagaglio di esperienza, ottenere dimestichezza con tutte le tecnologie, per poter poi finalmente gestire ed affrontare in modo ottimale quanto sto facendo adesso con Vento di Sardegna. Non ho raggiunto una finale olimpica semplicemente perche’, rispetto ai concorrenti, mi allenavo meno, dovendo anche lavorare nella veleria di famiglia. Col tempo definisci meglio cosa voler fare, sei consapevole di dover preparare al meglio la barca, quindi passi piu’ tempo a terra che non in mare. Aggiungi la preparazione fisica giusta, un mix di fattori, ti mettono nella condizione giusta per aspirare con maggiori opportunita’ alla vittoria.
Il tuo impegno agonistico e’ sia umano che tecnologico: quali sono le competenze che negli anni hai acquisito e che devi coltivare nel tempo?
L’esperienza di navigare in solitario e’ molto forte e formativa, ormai e’ il quarto anno che sto navigando, questo mi da sempre piu’ sicurezza di anno in anno. Devi mantenere sempre vivi la passione e l’entusiasmo, ci vuole molta testa per gestire certe condizioni ambientali e tecnologiche. E’ fondamentale, ogni anno. La conoscenza delle nuove tecnologie che mi permettono -opportunamente gestite- di far andare la barca sempre piu’ forte, e’ un lavoro costante. Lo stimolo cresce durante la fase di prove a terra, non vedi l’ora di verificare in mare tutto il lavoro preparatorio svolto nei cantieri. Questa sensazione mi fa sentire vivo, mi da la forza di andare avanti e cercare continuamente il risultato migliore. E’ importante progredire ogni anno, e non e’ facile. Un aggiornamento continuo. Sto per intraprendere una serie di modifiche che testero’ nelle prossime settimane, la barca verra’ ulteriormente alleggerita, tutto sara’ volto ad andare sempre piu’ veloce. Fisicamente mi preparo in palestra, faccio kick boxing, che mi permette di avere un buon tono muscolare, il giusto coordinamento motorio, equilibrio, mi alleno 1 ora ogni giorno.
Com’e’ nato il progetto di “Vento di Sardegna”?
“Nel 2006, all’apice di una lunga carriera agonistica tra le boe e in equipaggio, decido di cambiare e affrontare un nuovo progetto, molto impegnativo dal punto di vista tecnico, che prevedesse la partecipazione alle grandi classiche della vela d’altura”. Comincia a navigare a bordo dell’Open 50 Vento di Sardegna, con il quale va a caccia di record e porta di nuovo il nome dell’Italia e della Sardegna alla ribalta a livello internazionale.
La sfida sportiva lanciata da Andrea Mura è sostenuta dalla Regione Autonoma della Sardegna e da Argiolas Formaggi, con lo straordinario patrocinio dello Stato Maggiore della Marina Militare, che prima di allora in Italia non era mai stato concesso a un civile.
“Un progetto di regate a lungo raggio -prosegue nel suo raccontare, Andrea Mura- dove si potessero affrontare certe condizioni di gara anche grazie a tutte quelle competenze acquisite negli anni. Andare a vincere nell’Oceano, perche’ ormai altrove avevo vinto tutto o quasi. In piu’, abbinando a tutto questo la promozione della Sardegna, di cui sono sempre andato fiero. Ho sempre portato nei campi di regata Cagliari e la Sardegna promuovendole come zone di eccellenza. Da qui anche il nuovo nome della barca, Vento di Sardegna, volevo dare un’impronta sarda, forte, alla barca. Farne anche un dimostratore tecnologico. Vento di Sardegna mi permette di dimostrare in tutto il mondo che in Sardegna siamo all’altezza di preparare la barca, con competenze di eccellenza.
Nei momenti di difficolta’, in mezzo all’oceano, ti capita mai di avere paura?
E’ un discorso di linguaggio -ribadisce- di parlare la lingua del mare. Paura no, assolutamente. L’unico timore forse e’ quello di fare avarie gravi, investire una balena, scontrarmi con un compagno di regata, o con un cargo, affrontare delle situazioni che non dipendono da me e possono causare danni talmente gravi e seri da compromettere la mia sicurezza e la regata.
Parlaci del tuo futuro con “Vento di Sardegna”, che programmi hai?
Ricerca e sviluppo nell’imbarcazione. Sto gia’ lavorando ad una lista di modifiche che ho elaborato nell’ultima regata, in condizioni meteo davvero estreme. Una lista dei desideri, che mi da molto entusiasmo all’idea di vederli realizzati, per andare piu’ forte ed in assoluta sicurezza.
Quando sono in gara la Sardegna mi manca molto. Una delle immagini che portero’ con me alla prossima regata e’ la tanta gente che e’ venuta a salutarmi in porto ai primi di agosto, quando sono arrivato a Cagliari. Potevano benissimo andare al mare, invece ho trovato il molo pieno di gente: e’ stato bellissimo ! Ci tengo a ringraziare le tante persone che mi hanno seguito sempre, e grazie alle nuove tecnologie di comunicazione, sono sempre state in contatto con me e mi hanno sostenuto, in particolare la Regione Sardegna.
Un saluto ai lettori di Sardegna Sport
E’ stato un piacere raccontarmi a voi, saluto tutti e mi aspetto tanto tifo dalla Sardegna. Vi tengo informati, promesso.