La notizia è di quelle clamorose, e arriva nella mattinata di martedì 16 maggio. Sette persone sono state arrestate alla Fluorsid di Macchiareddu, l’azienda che fa capo al presidente del Cagliari Calcio Tommaso Giulini, operante nella lavorazione del fluoro.
Gli arresti – come riportano le agenzie e come rilanciato per prima da L’Unione Sarda -, riguardano cinque persone tradotte in carcere e due ai domiciliari, e sono stati eseguiti dal nucleo investigativo del corpo forestale tra i vertici aziendali e le ditte d’appalto. Su richiesta del pm Marco Cocco, sono finiti in carcere Michele Lavanga (direttore dello stabilimento), Sandro Cossu (direttore del settore sicurezza ambiente) e l’ingegnere Alessio Farci. In cella anche Armando Bollani, titolare di una ditta appaltatrice, e due dipendenti: Simone Nonnis e Marcello Pitzalis. Ai domiciliari Giancarlo Lecis della Fluorsid, risulta indagato il direttore commerciale della società Fabrizio Caschili, il quale però in una nota fa sapere di non aver ricevuto alcuna notifica. Per tutti l’accusa è associazione a delinquere in disastro ambientale.
Inoltre, è in corso il sequestro giudiziario di un’area di stoccaggio di cinque ettari all’interno dell’azienda. Secondo le accuse, nello stabilimento e nei terreni di Assemini si trattavano rifiuti speciali tossici senza le dovute precauzioni causando l’inquinamento dell’aria e delle falde acquifere con valori superiori anche di 3.000 volte ai limiti di legge. Ad Assemini in particolare – sempre secondo quanto scoperto dal nucleo investigativo provinciale del corpo forestale coordinato da Fabrizio Madeddu – venivano effettuati interramenti di rifiuti tossici senza le dovute precauzioni.
In queste ore sono in corso gli interrogatori. Il terreno sequestrato sarebbe quello in località Terrasili, delle dimensioni di circa 10 ettari, da sempre utilizzato come sito di stoccaggio dei gessi da parte della Fluorisd, come riportato dai colleghi di Youtg.net. Secondo gli inquirenti, tale sito sarebbe stato trasformato successivamente in discarica non autorizzata, con valori di materiali pericolosi superiori a 3000 volte rispetto ai valori limite.
I dettagli documentali dell’inchiesta da Youtg.net
Le indagini si sono sviluppate attraverso la raccolta di dichiarazioni testimoniali, querele, sopralluoghi, acquisizioni documentali, servizi di pedinamento e controllo, rilievi descrittivi, analisi chimiche da parte dei laboratori universitari incaricati ed inoltre attraverso attività di intercettazione di conversazioni. L’attività di intercettazione rivela che tutte le attività illecite sono l’esito di una precisa e organizzata metodologia di lavoro nella quale dai vertici aziendali venivano sistematicamente ordinate tutte le attività illecite riscontrate.
I DATI. La raccolta dei dati analitici ha permesso di accertare e documentare che dalle lavorazioni dello stabilimento della Fluorsid si sviluppano ingenti quantità di polveri anche sottili (PM10) rilevate dalle centraline Arpas posizionate nell’area dello stabilimento che hanno registrato negli ultimi sei anni il superamento dei valori di legge. Successivi approfondimenti hanno permesso di rivelare sia sugli strati superficiali del suolo che sull’erba da pascolo, concentrazioni elevatissime di fluoro, attraverso rilievi analitici eseguiti dal Dipartimento di Chimica Università di Cagliari.
L’andamento di progressivo peggioramento dei valori di inquinamento, definiti veramente sconcertati nell’ordinanza, è stato messo in correlazione con plurimi e sistematici illeciti ambientali quali occultamento e interramento si fanghi acidi al suolo fatti questi ampiamente documentati e accertati nel corso della indagine.
L’ORDINANZA. Il dispositivo del GIP che si articola in 168 pagine e descrive come attraverso una complessa attività di indagine eseguita dal Nucleo Investigativo (NIPAF) del Servizio Ispettorato di Cagliari dal 2015 al 2017 si è accertata esistenza di una associazione criminale che attraverso lo stoccaggio all’aperto, la movimentazione, le lavorazioni di materie prime e sottoprodotti e omettendo qualsiasi intervento di mitigazione ambientale cagionava i reati contestati. L’ordinanza contesta testualmente:
1) Una grave contaminazione dell’aria, per effetto della dispersione delle polveri nocive, altamente concentrate, provenienti dallo stabilimento Fluorsid dal cantiere di Terrasili.
2) Una grave contaminazione dei suolo, ascrivibile anzitutto alla diffusione delle polveri, e dimostrata dalle analisi dei campioni di suolo e di vegetali (di specie pabulari), prelevati da aree prossime allo stabilimento (…);
3) Contaminazione delle falde acquifere di metalli pesanti e composti inorganici, (…) (solfati, fluoruri e allumina idrata).
4) Contaminazione da fluoro degli allevamenti a Macchiareddu. In particolare, è acclarato che alcuni capi ovini allevati a Macchiareddu in zone raggiunte dalle polveri emesse da Fluorsid e interessata da illeciti sversamenti di rifiuti analoghi a quelli di cui si è fin qui parlato, avevano contratto la Fluorosi, una grave malattia (…).
5) (NdR: le persone abitanti le zone periferiche dell’abitato di Assemini) (…) lamentavano che, specie quando spirava il vento, le polveri si infilavano in casa anche attraverso gli infissi, creando dappertutto una densa patina biancastra; tutti avevano lamentato bruciori agli occhi ed alle vie respiratorie, avevano riferito dell’odore acre e acido delle polveri. Alcuni avevano notato effetti nocivi sui figli minori, e altri li avevano paventati, (…).
6) L’interramento e sversamento di rifiuti pericolosi quali: Fluorsilicati, fanghi acidi, amianto, olii, rifiuti di varia natura, nonché la lavorazione all’aperto di sostanze velenose all’ingestione come la criolite, lo sversamento di cloruro, hanno certamente determinato una contaminazione delle matrici ambientali in misura che va ancora esattamente quantificata, ma che è in atto ed è grave come è dimostrato dalle patologie su descritte e dalla pressoché totale scomparsa della vegetazione nelle aree adibite a discarica.
7) Da ultimo va ricordato che lo sversamento di fanghi acidi nella laguna di Santa Gilla è un fatto che si è accertato reiterato e non occasionale (…)
I fatti elencati hanno determinato il deterioramento significativo e misurabile dell’aria del suolo e delle acque integrando il disastro ambientale con pericolo dell’incolumità pubblica.