Apertura Sant’Elia – Dal sindaco Zedda una frecciata alla Regione e al “suo” Genio Civile
“Noi abbiamo fatto tutto quello che era di nostra competenza e depositato i documenti richiesti dalla Commissione Provinciale di Vigilanza. Spero che questa settimana possa essere quella decisiva”. Così parlò il Sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, a proposito dell’apertura dello stadio Sant’Elia ad almeno 16 mila spettatori, fondamentale per mantenere il Cagliari Calcio in città nella stagione sportiva 2014-2015.
Già venerdì scorso, in occasione dell’attesa conferenza stampa con al fianco l’architetto americano Dan Meis e l’imprenditore Luca Silvestrone, Zedda aveva invitato a parlare soltanto del futuro prossimo, affermando che “il Comune sta lavorando e facendo tutto il possibile per aprire il Sant’Elia a 16 mila spettatori, abbiamo parlato con la Regione e confidiamo in rapidi sviluppi positivi di questa vicenda”. In molti si erano chiesti perché chiamasse in causa viale Trento, e la frecciata successiva (“Si deve capire che l’allungamento dei tempi mette a serio rischio l’iscrizione del Cagliari al prossimo campionato”), che ha fatto allarmare i tifosi, è indirizzata proprio alla Regione e al Genio Civile. Il quale nelle settimane scorse aveva espresso varie perplessità nel corso delle procedure che avrebbero dovuto portare alla convocazione della Commissione e all’ampliamento della capienza. Il problema non sembra essere (ancora) politico, ma semplicemente burocratico. Il fastidio, secondo indiscrezioni e sentendo i toni dell’intervista di Zedda, è comunque evidente.
Uno ‘scatto’, quello dai meno di 5 mila spettatori ai 12 o 16 mila, atteso per tutta la stagione, tra promesse, indiscrezioni e puntuali fallimenti. Un campionato partito con il sogno di cominciare subito al Sant’Elia, tramontato e rinviato alla Sampdoria (niente, ancora Trieste), poi all’Inter (ancora al “Rocco”) fino al debutto col Catania. In quei giorni il Cagliari espelleva dal cantiere la ditta Clarin, rea di essere andata in liquidazione due giorni prima dell’aggiudicazione dell’ appalto e che ha lavorato fino all’ottenimento dell’agibilità per la Curva Nord. Poi ha perso la prima delle due cause contro il Cagliari Calcio: no alla riammissione nel cantiere, atteso per fine giugno il giudizio sul sequestro dello stadio. In ogni caso, da ottobre è praticamente tutto fermo, qualche intervento nel settore Distinti e i ripetuti dinieghi dalla Prefettura, che recentemente ha fatto notare l’incompletezza e gli errori presenti nei documenti presentati dal club di viale la Playa.
Dopo mesi di ottimismo, che a parole permane, anche in Comune monta preoccupazione, perché non riuscire ad aprire lo stadio sarebbe comunque vissuto come un fallimento, dopo aver gestito con schiena dritta e fermezza una vicenda spinosa al cospetto del bizzoso Massimo Cellino. Fu il presidente rossoblù a portare deliberatamente via da Cagliari la squadra, prima a Trieste e poi a Quartu Sant’Elena, evitando di dialogare in alcun modo con via Roma. Da lì in poi contenziosi economici per i canoni d’affitto non pagati dalla società, il pignoramento dei proventi da diritti tv e un braccio di ferro durato fino all’estate 2013 con la stipula della Convenzione biennale.
Grande soddisfazione allora, immobilismo successivo. E’ passato quasi un anno, e tra altrettanti 365 giorni tutto tornerà in discussione, perché le tribune innocenti andranno smontate. La fretta è sempre cattiva consigliera, ma con un impianto da indicare entro il 20 giugno questa componente potrebbe risiedere un po’ ovunque: Comune, Cagliari Calcio, Regione Sardegna. Basterà?