Ceter sulla scia di Simy
ll colombiano del Cagliari non ha ancora avuto chance, appare acerbo e timido
Il nigeriano Simeon Tochukwu Nwankwo, per tutti Simy, è l’uomo del momento. Non solo la spettacolare, mediatica e un po’ fortunata rovesciata per l’1-1 contro la Juventus, perché il classe ’92 nigeriano è certamente uno dei fattori più positivi nella rincorsa del Crotone verso un’altra, storica salvezza. In estate l’arrivo dal Portogallo, subito 3 gare da titolare – Benevento, Spal (con gol) e Torino – un lungo oblio fatto di briciole fino al 4 aprile, quando ha iniziato ad inanellare nuove partite dal 1′ (Torino, Bologna, Genoa, Juventus) e due reti da 4 punti contro felsinei e bianconeri.
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Attaccante legnoso, altissimo (un metro e 98), sgraziato e talvolta foriero di improperi dalla gente crotonese, oggi il “Peter Crouch nero” è beniamino al quale la squadra di Zenga si aggrappa. Il Cagliari spera che i Pitagorici non esagerino con le imprese, visto che al momento sono l’avversario diretto da tenere a distanza (+4 con scontro diretto favorevole, quindi +5), e magari si augurano che un altro gigante esotico possa esplodere da un momento all’altra dopo essere passato per le forche caudine degli irridenti sfottò: Damir Ceter.
Più giovane di Simy, essendo un classe ’97, “Damirone” è certamente calciatore differente, più possente e con maggiore teorica prospettiva, grazie alla carta d’identità. Ancora spaesato, visto solo con Primavera e in spezzoni di confusa disperazione rossoblù, è stato lanciato nel povero match di San Siro contro l’Inter. Di fatto, il colombiano arrivato a sorpresa in gennaio dopo mesi di inattività causa infortunio, occasioni vere non ne ha ancora avute. Impegno, corsa, qualche difesa del pallone, sponde, ma poco per scaldare i cuori. L’impressione è che il ragazzo sia ancora molto acerbo e timido, quasi timoroso nel cercare la giocata, il passaggio, il tiro, l’apertura di una falcata che sa essere poderosa. Ma nel calcio basta poco per accendere la miccia, e Damir Ceter sogna di mettere la firma sulla salvezza del Cagliari.
Fabio Frongia