Cagliari, chi si accontenta gode

La nostra analisi su quanto visto in casa dell’Atalanta

Leonardo Pavoletti esulta in maglia Cagliari (foto: Gianluca Zuddas)

Leonardo Pavoletti esulta in maglia Cagliari (foto: Gianluca Zuddas)

Ventisei anni e non sentirli: il Cagliari espugna Bergamo dopo tanto tempo. Decise Pepe Herrera per quello che fino a ieri era l’ultimo successo rossoblù in casa Atalanta. Erano gli anni di Festa, Firicano, Bisoli e Francescoli, tra gli altri. Carletto Mazzone al timone da una parte, dall’altra un Bruno Giorgi ancora ignaro di sedere sulla panchina opposta nel giro di un paio d’anni. Oggi ci sono Lopez e Pavoletti, Padoin e Rafael, Ceppitelli e Farias: gli isolani prendono l’abbrivio verso la tranquillità sul gong di un 2017 che li vede trarre il massimo risultato possibile, volgendo un sorriso al 2018 e alla Juventus.

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LA GARA – Non è di certo stata una delle migliori prestazioni dei ragazzi di Lopez. Di sicuro, i sardi sono stati spietati come non mai, cinici fino al midollo, bravi e fortunati nello sfruttare le uniche vere occasioni capitate sui propri piedi (o sulla testa). C’è stata anche la chance per triplicare, quando Gollini ha neutralizzato Farias, ma forse sarebbe stata davvero troppa grazia. Il Cagliari ha mostrato grande unità di intenti, compattezza e tanta voglia di lottare, oltre a una ritrovata solidità, smarrita al cospetto della Fiorentina. Le paure per un possibile scoramento, o per aver esaurito la verve indubbiamente fornita dal cambio di guida tecnica, sono state gettate giù dal balcone, come fossero cianfrusaglie nella notte di San Silvestro.

DIFESA STOICA – Dopo le molteplici sofferenze patite con la Viola, la difesa rossoblù ritorna ad abbassare la serranda, e pensare che alla lettura delle formazioni non c’erano di certo sorrisi nel non vedere il nome di super Cragno. Ci mette un po’, la retroguardia, a prendere le misure, soffrendo Freuler tra le linee, ma poi si erge alto e roccioso il muro cagliaritano che vede in Ceppitelli e Romagna i suoi alfieri principali. Faticano maggiormente Andreolli prima e Pisacane poi, con Ilicic scatenato. Il pericolo numero uno, “El Papu” Gomez, si sblocca dopo tre mesi ma ai fini del risultato conta nulla. Tutto sommato, lo spauracchio argentino non è riuscito a creare nitide palle gol. Curioso l’antidoto per annullare Petagna, con un’inedita marcatura “a turni”, fissa a uomo sul possente centravanti nerazzurro: il trio difensivo era preciso come un orologio svizzero nel seguire tagli e movimenti dell’avversario, negandogli la possibilità di fornire le sue preziose sponde ai compagni di squadra. Non va meglio nemmeno a Cornelius, pericoloso solo dalla distanza. E, tornando alla porta, come non citare Rafael? Il brasiliano è stato autore di un vero e proprio prodigio sul tiro ravvicinato di Gomez. Nel complesso, particolare da non sottovalutare visti i precedenti, ha saputo reggere bene anche i molteplici traversoni (anche un po’ casuali) scagliati dagli orobici, nervosi e ansiosi di recuperare.



CENTROCAMPO GENEROSO – In mediana, dove non è mai semplice rinunciare ad un pezzo pregiato come Barella, i cagliaritani hanno faticato tantissimo in fase d’impostazione e nella gestione del possesso palla. L’alto e asfissiante pressing bergamasco non ha permesso ai sardi di ragionare, rendendo difficile qualunque tentativo di costruzione dal basso. Lo stesso Cigarini, grande assente contro la Fiorentina, non è riuscito a far cantare il piede come avrebbe voluto ma, più che la qualità, stavolta il “Ciga” ha fatto valere la quantità, mettendosi l’elmetto e aiutando Ionita e Padoin nel sostenere la difesa. Proprio il centrocampista friulano ha sorpreso, anche se da mezzala nel 3-5-2 aveva già impressionato contro il Benevento. Brillante soprattutto nella (rara) produzione offensiva del Cagliari, ha apportato quegli inserimenti strategici che gli hanno addirittura permesso di andare in gol. Sempre preciso e fondamentale l’apporto di Faragò sulla fascia destra, mentre ancora rimandato (se non bocciato) è Miangue. Non si può dire che sia stata la peggior partita dell’esterno belga, ma ha sofferto costantemente i diretti avversari nella corsia mancina. Ha poi condito il tutto con un’ingenua ammonizione allontanando la palla, quindi facendosi espellere.

VA BENE COSI’? – Non è tutto oro quel che ha luccicato sul prato atalantino. Non sempre gli episodi girano a favore in questa misura. Il Cagliari ha colto a Bergamo tre punti di platino, proprio quando tutto (morale, assenze, avversario eccetera) sembrava dare contro alla truppa lopeziana. Una prestazione gagliarda e onorevole sarebbe stata un buon bottino, un punto avrebbe fatto gridare al miracolo, i tre punti sono estasi pura. L’Atalanta, tra le realtà più floride del nostro calcio, sembrava insormontabile, ma atteggiamento dei sardi e quello (forse sonnolento e presuntuoso) dei nerazzurri hanno fatto la differenza. Molto bisognerà migliorare in fase di costruzione, perché i numeri del match sono chiari e non sempre potrà andare tutto bene, come testimoniato dalle precedenti due sconfitte. Ma, intanto, è bene godersi la miglior chiusura di 2017 possibile, sapendo che nel calcio non tutto è spiegato e giustificato dai numeri. Tre punti, venti al giro di boa, addio 2017 e spazio al 2018: sono numeri anche questi, buon anno a tutti!

Mattia Marzeddu

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