Zazzaroni: “Tempo a Giulini e Cellino, Lopez meglio di Rastelli”

A tu per tu col giornalista bolognese: la sfida del Dall’Ara ma anche Cellino, Giulini, Rastelli, Lopez e molto altro

Ivan Zazzaroni

Ivan Zazzaroni

Bologna-Cagliari, domenica alle 15, sarà confronto che potrà dare una spinta forte ai felsinei, oppure ridare slancio ai sardi feriti dalla Coppa Italia ma reduci da alcune ottime sortite in Serie A. Di questo e di tanti temi del passato, presente e futuro delle due squadre abbiamo parlato con Ivan Zazzaroni

Due squadre appartenenti al ceto medio(cre) del calcio italiano. È questa la loro dimensione?

Per adesso non credo possano andare oltre. Ci sono 6-7 squadre che dall’anno prossimo andranno a guadagnare anche più di ora, dunque è molto dura anche azzeccando la stagione perfetta. Le distanze stanno aumentando. In merito alla sfida, si tratta di due squadre in salute. Il Cagliari mi è piaciuto tantissimo contro l’Inter, da un pezzo non lo vedevo giocare così. Il Bologna ha vinto 3-0 con la Sampdoria ed è in fiducia. Mi sembra che entrambe siano nelle condizioni di far bene, in quanto si tratta di una gara senza particolari obblighi di classifica.

Diego Lopez affronterà il suo passato: ti sembra cambiato rispetto all’avventura emiliana?

E’ cambiato molto, si vede anche da come gioca la squadra. Ha avuto l’esperienza folle di Palermo, peraltro brevissima, in cui è andato a prendere una situazione già compromessa. Poi ha studiato, è cresciuto e si è aggiornato. Vedo ora un Lopez più libero e meno ostinato su certi concetti. Il lavoro di pressing che il Cagliari ha fatto nei primi 30 minuti con l’Inter è impressionante, totalmente un’altra squadra rispetto a ciò che siamo abituati a vedere.

Come valuti il ritorno di alcuni senatori come Fini, Agostini e Cossu?

Fini e Agostini fanno parte dello staff e non so che tipo di influenza possano avere. Il ritorno di Cossu è legato alla tifoseria. Non penso si tratti di un’operazione legata all’anima del Cagliari. L’anima c’era anche prima. Io contro l’Inter ho visto tanto gioco, poi è chiaro che il cuore e l’impegno abbiamo dato un quid importante. Il progresso vero, però, è a livello di gioco e pressing, concentrazione e continuità.

Dunque un passo avanti rispetto a Rastelli?

Secondo me sì. Non voglio sminuire il lavoro di Rastelli, ma forse c’era bisogno di una scossa. Il nocchiero di Torre Del Greco a Cagliari ha vissuto delle stagioni contraddittorie. Aveva un grosso problema difensivo. Vedo che adesso anche Lopez sta lavorando molto su questo aspetto. Poi vedremo i risultati, non è passato molto tempo dal suo arrivo. La Coppa Italia poi c’entra poco, sono state inserite nove riserve che non giocano mai, dunque può capitare una sconfitta di quel tipo.



Barella e Romagna sono tra i diamanti più pregiati della rosa cagliaritana. Quale futuro per loro?

Come ho già rimarcato in tante occasioni, Barella mi piace tantissimo. E fuori dalla Sardegna forse sono stato il primo ad accorgermi di lui, motivo per il quale il suo agente mi ringraziò. Nicolò ha tutto per diventare un giocatore vero. Poi mi piace molto anche Faragò: me ne parlava Marcolin, quando era a Novara, già anni fa. Romagna sembra avere molta personalità. Ma su quest’ultimo preferisco essere cauto, mentre su Barella e Faragò scommetto senza dubbi.

La sfida tra Donsah e Barella sarà uno dei duelli più affascinanti di quest’incontro. Chi vedi meglio, anche in prospettiva?

Non so dire quanto abbia espresso Barella a livello di potenziale. So che Donsah, quando è in condizione, è formidabile. Non è Nainggolan ma… E’ un Nainggolan! Lo scorso anno ha faticato a livello di continuità, ma quest’anno la sta trovando e si vede. Però, a mio modo di vedere, Barella ha margini di miglioramento superiori.

Pavoletti ha fin qui siglato solo tre reti. Dov’è finito il bomber che abbiamo ammirato a Genova?

Lui è un mio pallino. Arriva da sei mesi in cui era fermo, ma il suo valore non si discute. E’ un giocatore da Cagliari, può dare grandi soddisfazioni. Deve trovare il gol con continuità ma è comunque utile perché fa reparto da solo. Gli manca la convinzione, ma come lui in Italia ce ne sono pochi.

Tra le altre (tante) cose, sei legato e noto anche per le battaglie accanto a Massimo Cellino. Lo senti ancora? Come ti sembra questa sua nuova avventura in quel di Brescia?

Sì, lo sento ancora. Ha ereditato una situazione molto complicata, ma a lui piacciono queste sfide. Il vero Cellino lo vedremo tra un anno, quando potrà fare più a modo suo e incidere personalmente sul mercato, ovviamente se gli permetteranno di agire. Anche a Brescia si parla di stadio e ci sono delle difficoltà… Ma lui mi sembra molto motivato.



Tommaso Giulini è da tre anni e mezzo il presidente del Cagliari. Come valuti fin qui il suo operato?

Devo ancora verificarlo. E’ molto presente ed è sempre più appassionato. Ha speso e secondo me ha costruito una grande squadra dalla cintola in su, con ottime soluzioni. Ha voglia di far bene ed è ambizioso, sono elementi positivi da questo punto di vista. Non mi sembra poi si butti via in termini di comunicazione. Per adesso direi bene.

Parliamo del Bologna. E’ Verdi il pericolo numero uno per il Cagliari? Questo calciatore può ambire a una big?

Non so se potrà arrivare in un top club. E’ un buon giocatore, ma non un fenomeno. Mi piace molto la sua qualità di saper utilizzare indistintamente destro e sinistro. Credo che il problema vero per il Cagliari possa essere l’attacco del Bologna, che adesso ha molte frecce al suo arco. Palacio ha ridato molto equilibrio, Destro sta recuperando condizione, Verdi è ottimo. Manca Di Francesco, importante per quest’organico. C’è anche Petkovic come alternativa…

… e non dimentichiamo Okwonkwo!

Ah, sì! Okwonkwo è il nostro mito! Sembra un giocatore uscito per caso, questi tre gol hanno esaltato anche il pubblico. E’ un fatto curioso. Lo scorso anno aveva fatto intravedere alcune qualità, ora sta segnando e dimostrando che può meritarsi una chance. E’ uno che vede bene la porta. Noi pensavamo che Sadiq fosse una soluzione valida, quando venne lo scorso anno, invece la chiave ce l’avevamo in casa.

A proposito dell’attacco, Mattia Destro è apparso in difficoltà in questo campionato, come Pavoletti. Potrà tornare anche lui ai fasti di un tempo?

Quando un calciatore ha qualità, può attraversare momenti di sfiducia e non rendere al meglio, soprattutto per quel che concerne gli attaccanti. E quando ci sono questi periodi, indubbiamente, si fatica. Io penso che vicino a Palacio possa soltanto migliorare. Ora si allarga anche un po’ nel suo gioco, facendo più da esterno, ruolo che ricopriva a Siena dove abbiamo visto il miglior Destro. Secondo me è ancora in grado di tornare un attaccante molto forte.



Donadoni sedette qualche anno fa sulla panchina del Cagliari per poi essere cacciato da Cellino a metà estate. I cagliaritani devono rimpiangere uno come lui?

Non saprei. Lo scorso anno ha fatto bene, quest’anno sta andando molto meglio… Ma io sono molto legato a Diego Lopez. Quindi, fossi nei cagliaritani, non avrei grandi rimpianti! (ride)

Carlo Tavecchio ha recentemente dichiarato di aver pensato proprio a Donadoni come CT, durante la sua presidenza. Può avere ancora un’opportunità sulla panchina della nazionale?

Lui è bravo, ma non penso sia questione di Commissario Tecnico. Noi stiamo pensando ai nomi, ma qui bisogna ristrutturare tutto. Il tecnico è l’ultimo dei problemi.

Che effetto ti fa vedere la Sardegna Arena, di fatto la replica dello stadio Is Arenas a cui eri tanto affezionato? Ci sei già stato?

Mi avevano invitato per la prima ma non ho potuto esserci, sicuramente verrò… Però quando c’è il sole (ride). Questo impianto suscita in me un rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato. Is Arenas mi piaceva molto come idea e progetto. Credo però che sia stata utile, propedeutica, a questo stadio provvisorio. Il caos di Is Arenas ha aperto questa possibilità. Cellino ha pagato ma grazie a lui è stata accelerata questa pratica.

Infine, ti chiedo: quale sarebbe la tua ricetta per risollevare il calcio italiano? O, perlomeno, i punti dai quali non si può prescindere.

Probabilmente le mie sono idee irrealizzabili. Io rinnoverei tutto il Consiglio Federale, mettendo gente totalmente nuova, anche alla presidenza delle leghe. Servirebbero personaggi staccati dal sistema politico sportivo. Leggo il nome di Tommasi: lui è una persona per bene, può essere una soluzione. Sicuramente meglio di Tavecchio. Andrebbe però seguito, assistito e sostenuto da altri personaggi. E’ un bene che sia crollato quel tipo di equilibrio, ma prima di tutto aspettiamo il nuovo presidente della Lega di A. Commissariamento? Non sarebbe un male incurabile. Il problema di base è che il calcio riflette la nostra attuale situazione politica. E’ inutile cercare gente che non c’è. Dovremmo andare avanti facendo meno danni possibili ma non sono molto fiducioso.

Mattia Marzeddu



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