Il Cagliari subisce l’ennesima umiliazione al San Paolo di Napoli: la nostra analisi
Cagliari demolito, sul campo e nel morale. Contro un Napoli che ha trattato i rossoblù come uno sparring partner. Facilmente pronosticabile, direte voi. Vero. Archiviabile come una fisiologica battuta d’arresto? Dipende dal vostro concetto di orgoglio. Già, perché se la sconfitta al San Paolo era preventivabile, era lecito attendersi risposte diverse sul piano dello spirito. Della determinazione. Dell’amor proprio. A maggior ragione dopo l’umiliazione subita, sempre a Napoli, pochi mesi fa. Magra consolazione – certo – ma che avrebbe evitato (o allentato) l’alone di avvilente amarezza che ha abbracciato i tifosi del Cagliari.
Quasi inutile entrare in ambito tecnico. Tra giocatori declinanti e interpreti adattati, buttati nella mischia quasi ad ispirare compassione. Siderale, inevitabilmente, la distanza tra l’idea di calcio offerta dai partenopei e il balbettio rossoblù. Una sola arma poteva restringere la forbice tra le due squadre: l’orgoglio. La voglia di battagliare. L’anima del gruppo. Armi rimaste in Sardegna, tra le dichiarazioni che hanno accompagnato la vigilia del match. Parole alle quali, evidentemente, nessuno credeva. Ad iniziare proprio dall’interno di Asseminello. Quasi commoventi Barella e Ionita, unici a predicare nel deserto nel tentativo di smuovere un encefalogramma piatto.
Un 3-0 che ricalca solo nel risultato il debutto in campionato all’Alllianz Stadium. Una sconfitta prevedibile, anche in quel caso, giunta al termine di una prestazione convincente, nel gioco e nello spirito, che soddisfò i tifosi. A dimostrazione che non si bada (solo) al risultato finale per tirare le somme di una gara. Diversamente da quanto si crede dalle parti del centro sportivo rossoblù. Si tiene principalmente all’orgoglio del Cagliari, calpestato nei 90′ del San Paolo più di quanto il risultato lasci intendere.
La sconfitta – lo si dimentica spesso – è una componente dello sport. Basilare e inevitabile. Specialmente quando i valori tecnici in campo sono impari. Proprio come nel caso di Napoli e Cagliari formato 2017/18. Vero, la trasferta campana aveva i contorni di una montagna da scalare. O di un tornado da evitare. Scegliete voi. Quel che è certo è che, all’ombra del Vesuvio, la squadra di Rastelli ha perso molto più di una partita.
Stefano Sulis