La nostra analisi della vittoria del Cagliari sul Crotone
Servivano i tre punti per affinare la giornata di festa. Una vittoria necessaria per mandare in archivio col sorriso il battesimo della Sardegna Arena. Il Cagliari ottiene il primo successo in campionato e nella sua nuova casa, a spese di un Crotone sbarcato nell’isola per strappare un pareggio. Grazie alla rete di un giocatore con sangue sardo nelle vene, classica ciliegina sulla torta di un pomeriggio da ricordare.
Quella contro i calabresi era una gara ben più insidiosa di quanto il blasone dell’avversario lasciasse intendere. La buccia di banana di un pomeriggio in cui tutto poteva apparire semplice, con la partita messa in ombra dal battesimo del nuovo stadio. Per questo motivo la vittoria contro il Crotone assume rilevanza, al netto di una prestazione tutt’altro che indimenticabile. La prima recita alla Sardegna Arena è stata infatti una partita sporca, non lineare. Specialmente nella seconda frazione di gioco. Complicata da un avversario che, pur con poche idee, è rimasto aggrappato con le unghie al match fino allo scadere dei novanta minuti. Cagliari più sciolto nella prima metà di gara, bravo ad avvolgere gli avversari e a lasciare le briciole nelle proprie retrovie.
Dessena e compagni hanno così legittimato il vantaggio avanzando gradualmente il proprio baricentro senza mai perdere lucidità. Non un inno all’estetica forse, ma un sinonimo di maturità. E così, poco dopo la mezzora di gioco, l’occasione propizia è capitata tra i piedi di Sau, con la gentile collaborazione di una difesa ospite tutt’altro che irreprensibile. Occasione che Pattolino non ha fallito, dimostrando di non aver smarrito quel killer instinct che la scorsa stagione sembrava andato perso. Più remissivi, i rossoblù, nel secondo tempo. Mai realmente vicini a chiudere il match, hanno cullato le velleità crotonesi, abbassando il proprio raggio d’azione e perdendo brillantezza in fase di impostazione. La punizione di Barberis, al lato di poco ad una manciata di minuti dal termine, avrebbe avuto il retrogusto della beffa. Ecco perché deve rappresentare un monito per gli uomini di Rastelli.
Tra le note liete di giornata vi è senza dubbio proprio Marco Sau. Pimpante e sempre nel vivo del gioco, ha dimostrato – o confermato – quanto sia letale con un partner al suo fianco e senza il massacrante lavoro di copertura fino alla propria area. Da affinare (inevitabilmente) l’intesa con Pavoletti, apprezzabile nelle sponde e nel lavoro sporco svolto per i compagni, ma con un rodaggio ancora da completare dopo mesi di naftalina. E pazienza per quel prodigioso intervento di Cordaz, bravo a negargli la gioia del gol. Quell’incornata ha dato ai suoi nuovi tifosi la certezza di poter contare su un centravanti di primo piano.
Non ha bisogno di rodaggio, invece, Fabio Pisacane. Chi vi scrive nutriva qualche dubbio sull’affidabilità del difensore campano al centro di una retroguardia di Serie A. Sfiducia che viene smentita col passare delle giornate. L’ex Avellino, infatti, è ormai il leader del reparto, capace – al netto di qualche sbavatura dettata dalla foga – di guidare emotivamente la difesa rossoblù. Attenzione maniacale e sagacia tattica hanno fatto di lui un perno dello scacchiere di Rastelli. Chi non smette di crescere, invece, è Nicolò Barella. Folgorante la semplicità con la quale abbina le due fasi. Legge il gioco con la sapienza di un veterano e una lucidità rara in un ventenne. Lui il migliore in campo nella sfida contro i calabresi, senza ombra di dubbio. E c’è da giurarci: prestazioni simili conosceranno delle repliche nel prosieguo del campionato.
L’obiettivo adesso si sposta sulla Spal. Gara altrettanto rognosa, contro un avversario capace di far giocare male gli avversari. Sarà – con ogni probabilità – una partita tutt’altro che scorrevole, in cui occorrerà la maturità messa ieri in mostra dalla squadra di Rastelli per uscire indenni da Ferrara. Le basi ci sono, il Cagliari, adesso, ha bisogno di conferme.
Stefano Sulis