Il presidente del CONI annuncia l’inizio del percorso di cambiamento: “Includiamo e non escludiamo dagli stadi”
La Tessera del Tifoso – strumento avversato dagli ultras e di per sé pieno di contraddizioni, oltre che dagli effetti dubbi sul fronte dell’ordine pubblico e del riportare la gente allo stadio – sta per andare in pensione.
“Venerdì alle 14.30, sulla tessera del tifoso, ci sarà una riunione con il ministro dell’Interno, il capo della Polizia, il responsabile dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive e il ministro dello sport. Ci saranno importanti novità verso la direzione di includere i tifosi veri e le famiglie e non di escluderli”. Parla così il presidente del Coni Giovanni Malagò, al termine della sua audizione di oggi alla Commissione antimafia.
Si potrà tornare ad acquistare il biglietto allo stadio, anche poco prima dell’inizio della partita, cosa che ormai è sempre meno possibile fare (se non con diverse lungaggini) dall’introduzione di restrizioni e disposizioni relative ai documenti da presentare al momento dell’acquisto. L’obiettivo è arrivare, nel giro di tre anni, all’abolizione della Tessera del Tifoso. La missione sarà quella di riportare le persone e le famiglie negli stadi, evitando di ridare fiato ai teppisti.
“La tessera identifica, il vero problema però non verte sulla schedatura – continua Malagò – Credo non sia possibile accettare che per colpa di poche persone ci sia una forte penalizzazione, in termini di complessità procedurali e burocratiche, a danno di un’intera comunità. Servono stadi nuovi e regole nuove. Le forze dell’ordine devono essere in condizione di agire nell’immediato, dentro lo stesso impianto, come avviene in Inghilterra. Con le nuove strutture attraverso un sistema avanzato di controllo tecnologico, si possono identificare gli autori di atti violenti, che vengono poi trasferiti in un luogo all’interno dello stadio dove vengono trattenuti in attesa del processo per direttissima, che si celebra entro due giorni dall’accaduto. E, in caso di conferma delle accuse, scatta la condanna per due anni, l’automatico divieto di accesso agli impianti e la perdita del posto di lavoro”.