La banda orizzontale e il rosso nelle nuove maglie del Cagliari: il commento tra corsi e ricorsi più o meno voluti…
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Le divise del Cagliari per la stagione 2017/18
Il comunicato ufficiale del Cagliari Calcio descrive le nuove creazioni della stagione 2017-2018 come “capi che uniscono storia e tradizione ad aspetti innovativi e di fashion design”. Sebbene ci sia stata questa dichiarazione da manuale del marketing, luci e ombre aleggiano sulla scelta dei kit da parte del club di via Mameli. Innanzitutto va precisato che quasi sempre sono i fornitori – in questo caso la bolognese Macron – a proporre idee più o meno personalizzate per le società, ma quest’ultima ha l’ultima parola e volendo può intervenire direttamente nel processo realizzativo del prodotto. De Laurentis e Campedelli, a Napoli e Verona (sponda Chievo), sono maestri in questo.
ADDIO POCO RIMPIANTO VERDE – Guardando il lato positivo, è un bene che gli aspetti innovativi di fashion design in questa nuova collezione siano stati fortemente limitati. Sebbene nel giudicare non si debba essere dei talebani, è chiaro che anche all’occhio dei tifosi, in tema di maglie, rimanere sul tradizionale difficilmente rappresenta un errore. Solo un anno fa (ma sembra già passata un’era) veniva presentata la terza maglia color verde fluo. Una creazione non scandalosa ma notevolmente distante dai canoni e dall’immagine del Cagliari, che infatti non ha fatto troppa breccia nel cuore dei tifosi e sicuramente non rimarrà una delle maglie iconiche dei rossoblù.
BENTORNATA BANDA – Anche per quanto riguarda i dettagli minori e i vari orpelli grafici, quest’anno non si notano particolari stravaganze, restituendo nel complesso un kit senza fronzoli e comunque dando una precisa idea identitaria, con il guizzo pregevole del ritorno alla banda orizzontale, già apprezzato dai supporter sin dalle prime ore. In soldoni, guardando le tre maglie, si può tranquillamente dire che sono davvero le maglie del Cagliari. Dettaglio non di poco conto e, se dovessimo limitarci a giudizi scolastici, la sufficienza è tranquillamente raggiunta.
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STORIA INCOMPLETA? – Il Cagliari Calcio (volutamente?) non menziona quali siano effettivamente i richiami alla “storia e alla tradizione del club”, ma mantiene per l’ennesima volta la ormai abusata patch interna “Campioni d’Italia 1969-70” con tanto di Scudetto tricolore, come se tale momento fosse l’unica cosa da tenere viva nella mente dei tifosi, quasi a cristallizzare quella vittoria nell’impossibilità di aggiungerne una seconda, vero sogno proibito dei sostenitori rossoblù. Non sarebbe male avere una visione più completa anche della storia e dei simboli via via succedutisi. A questo punto, si spera che fra 3 anni la società celebri il Centenario della fondazione e non solo il Cinquantenario del titolo…
A RITROSO NEL TEMPO – E allora, dato che non lo fa il Cagliari, proviamo modestamente noi a riavvolgere il nastro partendo dal 1953. L’Unione Sportiva Cagliari è una realtà relativamente giovane e non naviga nelle acque prestigiose della massima serie. Dopo i primi campionati sardi, ai primi campionati nazionali si erano alternati dissesti finanziari e fallimenti, poi il secondo conflitto mondiale riporta tutto a una dimensione regionale. Il Dopoguerra vede il ritorno in serie B, ma una squadra con forte matrice sarda non riesce a competere contro le rivali d’oltre Tirreno ed è retrocessione in C. Si capisce che è necessaria nella rosa un’iniezione di elementi continentali, con buona pace dei discorsi sull’identità regionale, e piano piano il Cagliari scala le gerarchie. L’apoteosi è nella stagione 1951-’52: il Cagliari di Cenzo Soro vince il suo primo campionato di C e torna in Serie B. Una stagione che entra nella storia del club non solo per il risultato: per il primo anno infatti si gioca in un nuovo stadio, l’Amsicora. Dopo una stagione interlocutoria, eccoci al 1953. È il Cagliari di Giancarlo Mezzalira, e i suoi 8 gol portano il Cagliari al secondo posto. Sarebbe Serie A, ma a pari punti arriva la Pro Patria e nello spareggio sul neutro di Roma i biancoblu passano per 2-0, ciononostante è il punto più alto raggiunto dai sardi nella loro storia.
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Cagliari d’epoca in bianco con banda orizzontale
MAGLIE, LE PRIME INNOVAZIONI! – Ma parliamo di maglie, ed ecco perché citiamo il ’53. Fu il primo anno in cui si hanno le prove certe (ma non si esclude che la cosa parta dagli anni immediatamente precedenti) che dimostrano l’introduzione di una maglia particolare. È bianca, senza stemma dei Quattro Mori, senza nessun’altro simbolo, ma è cinta da una vistosa banda orizzontale rossblù. La maglia bianca con banda orizzontale viene mantenuta anche per le due stagioni successive. Sono gli anni di un giovane allenatore che ha appena terminato una discreta carriera da attaccante, con 290 reti all’attivo (tuttora il miglior realizzatore in Serie A), e il suo nome è Silvio Piola. Alla banda orizzontale verrà aggiunto uno scudo dei Quattro mori al centro, quasi a ricordare la più famosa maglia alternativa del più blasonato Genoa, ma l’aura talismanica della divisa sembra scemare.
Il Cagliari, pur avendo ambizioni di promozione, ristagna in purgatorio, e Piola viene esonerato. Sarà la fine della sua carriera da allenatore, limitata all’esperienza cagliaritana e sicuramente non con gli stessi fasti di quella da calciatore. La maglia con la banda invece rimane. Si hanno prove fotografiche relative alla stagione 1959-’60. Annata disastrosa: la squadra con in rosa il giovane Mario “Cincinnato” Tiddia arriva ultima, ed è nuovamente Serie C. Da li in poi nessuna banda orizzontale ornerà più la maglia del Cagliari. Ci saranno soltanto episodi di banda trasversale negli anni Sessanta e, a più riprese, a cavallo del nuovo millennio, ma la semplice maglia bianca sarà indubbiamente protagonista, diventando per 30 anni addirittura la prima divisa, quella “da casa”.
RIECCO IL ROSSO – Passando alla maglia rossa, è innegabile che la prima fotografia che salta in mente è quella dei ragazzi di Max Allegri. Stagione 2008-2009, Cossu e compagni mostrano a tutt’Italia un gioco scintillante che farà sognare obbiettivi insperati, con quel Juventus-Cagliari 2-3 (gennaio 2009) ancora vivido. C’era anche Andrea Cossu, che dopo un anno e mezzo di “esilio olbiese” si accinge a rivestire quel colore (la cui storia abbiamo già approfondito qui), definito “porta fortuna” e mantenuto per diversi anni fino alla retrocessione zemaniana.
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L’undici del Cagliari nell’era Ranieri, in maglia rossa
E allora è più che lecito rimarcare la “prima volta” del Cagliari in rosso, servendoci di un rewind di vent’anni. Stagione 1988-1989. Siamo alla vigilia di Italia ’90, il Sant’Elia richiede una lucidata e bisogna cambiare stadio. Si torna all’Amsicora, come in quegli anni ’50, seppur non più in terra battuta, per la fortuna dei giocatori. Si era sprofondati in Serie C dopo anni gloriosi. Anche allora c’era un giovane allenatore alle prime armi, di nome Claudio Ranieri, ma il risultato fu decisamente migliore. La stagione fu meravigliosa, e si tornerà in Serie B.
Stagione 2017-2018: maglia bianca con banda orizzontale rossoblu e maglia rossa. Il nuovo stadio è la Sardegna Arena. Gli elementi per fare la storia ci sono. Ai ragazzi di Rastelli il compito di confermare il “non c’è due senza tre”.
Fabio Frongia