Archiviate le due settimane trentine, il punto in casa Cagliari tra mercato e scelte varie
Due settimane di lavoro possono bastare per iniziare a capire quello che il Cagliari sta intavolando per la stagione alle porte. Il gruppo si gode un paio di giorni di riposo tra famiglia, relax e balli in discoteca, pronto a ritrovarsi martedì ad Aritzo (test previsti contro Primavera e Olbia, il 28 e il 29 luglio) per l’ultimo scorcio di preparazione fuori porta. Occasione per iniziare ad abbracciare i tifosi residenti nell’isola, prima di affrontare in amichevole Crotone (5 agosto) e Fenerbahce (il 7) e tuffarsi così verso il debutto ufficiale in Coppa Italia, sotto Ferragosto.
L’agenda è lì, così come i pensieri derivanti da quanto visto in Val di Pejo. Tre le amichevoli (doppio 8-0 ai danni di Redival Val di Pejo e rappresentativa del Real Vicenza), l’ultima delle quali giocata a Palazzolo sull’Oglio contro il Brescia (finita 2-2), sicuramente la più indicativa per Rastelli e il suo nutrito staff. Ma andiamo con ordine, provando a decifrare lo stato dell’arte a tinte rossoblù.
LO STAFF – Il Cagliari si è presentato con tanti aiutanti in più per il confermato allenatore campano. Dai preparatori atletici (Tibaudi, Caronti e Fois) ai collaboratori tecnici (Legrottaglie, Rossi, Santoni, Dei, più Canzi in prestito dalla Primavera), il plotone che seguiva Dessena e compagni è balzato subito all’occhio. Così come il cambio di metodologie di lavoro rispetto alle due precedenti stagioni. Sarà il tempo a dire se quella della società – che ha allo stesso tempo alleggerito e deresponsabilizzato Rastelli – si rivelerà vincente, al di là delle dichiarazioni rosee e di circostanza proferite obbligatoriamente ad inizio lavori. Di sicuro c’è che Rastelli è apparso più tranquillo e carico, pronto a migliorare quanto non è andato bene in precedenza e puntando a confermare il ruolino in fatto di punti conquistati.
LE PRIME SCELTE – Per quanto riguarda la rosa, il grosso è stato sistemato con largo anticipo. Pochi i movimenti, obiettivo continuità e sistemazione dei tasselli traballanti: via Bruno Alves per Andreolli al centro della difesa, fiducia a Miangue al posto di Murru, chiavi della manovra a Cigarini dopo aver salutato Tachtsidis e Di Gennaro. Il resto è cosa nota: la dedizione di Pisacane, la leadership crescente del patrimonio Barella, l’adattamento a terzino di Padoin e Faragò, la voglia di ritrovare il miglior Ionita e il rischio di dipendere ancora dalla vena realizzativa di Borriello, anche se Rastelli giura che “davanti sono in tanti e tutti possono essere decisivi”.
PORTA AL SICURO – Si aspetta Cragno, titolare tra i pali ma che non avrà pagnotta facile. Sia perché nessuno (Rafael in primis, mister Dei anche) gli regalerà nulla, sia perché il classe ’94 dovrà dimostrare di aver fatto un salto di qualità concreto dal punto di vista della personalità, fondamentale per un anno in Serie A a Cagliari. Una stagione a Benevento, in una piazza calda ed esigente, risultando tra i migliori in assoluto e con tanto di promozione, è sicuramente il miglior biglietto da visita, ora manca l’ultimo guizzo. Dietro c’è la garanzia Rafael, pilastro che società e staff non hanno avuto dubbi nel tenersi stretto, quindi il classe ’98 Crosta. Convincente la decisione di lasciarlo in casa, anziché buttarlo nel mare col rischio di bruciarlo in prestito, così potrà lavorare e imparare, senza pressioni ma pronto a sfruttare l’eventuale occasione, come accaduto nell’ultima giornata del 2016/2017 contro il Milan.
DIFESA SOTTO LA LENTE – Il reparto difensivo ha rappresentato il focus più importante della prima parte di stagione. Non solo per l’avvicendamento Bruno Alves-Andreolli (il padovano è più giovane e ugualmente prestante, uomo di poche parole fuori dal campo ma non sul prato verde, talento 31enne chiamato a fare il comandante), ma anche – e soprattutto – per la questione terzini. Salutati Isla e Murru, a sinistra si è deciso di puntare su uno specialista del ruolo (Miangue) più gli eventuali adattamenti alla bisogna: Capuano, Pisacane, Padoin e Faragò possono giocare lì, ne sono convinti staff e società. E’ piaciuto il modo in cui l’ex Novara (che nasce centrocampista offensivo) si è calato nella parte: ragazzo intelligente, contro il Brescia ha fatto molto bene anche sulla corsia mancina, pur essendo un destrorso. Particolare non da poco, non tanto perché Rastelli lo ha accostato all’atalantino Spinazzola (che nasce ala e si consacra fluidificante grazie a Gasperini), quanto perché Miangue è forse la nota più dolente di questi giorni. Impacciato, sbadato, ha sbagliato tanto sia in allenamento che nelle tre partite, meritandosi i rimbrotti del tecnico e di qualche compagno. Normale, allora, che si pensi ad alternative (Padoin e Faragò, appunto), con un occhio al mercato. Se da qui al 31 agosto il Cagliari dovesse andare a prendere un terzino “di garanzia” (alla Peluso, per intenderci) non ci sarebbe da stupirsi. Il reparto sarà completato da Ceppitelli (o Salamon, uno dei due partirà) e Romagna, classe ’97 che ad Aritzo si aggregherà alla truppa.
CHI RAGIONA IN MEDIANA? – Idee chiare, o quasi, a centrocampo. Cigarini metronomo, Barella e Ionita cursori di lotta, governo e (si spera) gol. Quindi capitan Dessena, Deiola (“Resto? Vedremo, spero di sì…”, ha detto un po’ a sorpresa), Faragò e Padoin, catalogabili in più caselle. E Colombatto? Valutazione difficile quella sull’argentino, ragazzo (classe ’97) di personalità con due anni di sostanziosa Serie B alle spalle, per il quale bisogna decidere se sia meglio rimanere in casa col rischio di giocare poco (almeno questa è l’idea a bocce ferme) o andare a disputare 30-40 partite in cadetteria ottenendo una definitiva maturazione. Stesso dilemma che riguarda l’attaccante nordcoreano (classe ’98) Han Kwang Song, di gran lunga il più sbalorditivo sinora. A Rastelli, staff e dirigenti la scelta definitiva, compito non certo invidiabile. Qualora l’argentino partisse (Perugia e Bari ci sperano, ma non è un caso che Rossi abbia preso tempo), se mancasse Cigarini si punterebbe su altri adattamenti davanti alla difesa. Forse un rischio eccessivo.
SIA SANTIFICATO BORRIELLO – E là davanti? Tutti sul groppone di Borriello, inutile girarci attorno. Se il napoletano ripeterà una stagione da 15-20 gol il Cagliari potrà dormire sonni tranquilli, altrimenti bisognerà cercare sostegno dalla verve di Cossu (apparso voglioso, pimpante e motivato, ma chiaramente utilizzabile a scartamento ridotto), dalla continuità di Joao Pedro e Farias (non proprio la loro arma forte) e dalla salute di Sau (in differenziato nella seconda settimana trentina e presente solo nella prima amichevole). Restano Han e Melchiorri: l’asiatico ha convinto, si mangia il campo e pressa tutti, palla al piede è capace di accelerazioni e azioni personali fuori ritmo, vede la porta, va testato ancora (le prossime amichevoli saranno banco di prova ideale) ma rinunciarci sarà complicato. Non è un caso che, in assenza di Sau e Borriello, accanto a Farias abbia giocato lui e non Giannetti o Cop, entrambi con le valigie pronte. Anche perché Melchiorri viaggia coi piedi di piombo, inevitabile dopo il trauma di sette mesi fa. La società lo coccola, lui è tra i più amati e se lo merita per le doti tecniche e umane, ma chiaramente resta un’incognita. Da aspettare con calma, ma mettendosi al riparo da problemi di efficacia che sarebbero difficilmente sostenibili.
Un Cagliari work in progress, come ama ripetere Rastelli, e ci mancherebbe altro. E’ presto per giudizi perentori, sulla squadra e sui singoli, ma tutti gli uomini di calcio sanno come ogni giorno e ogni allenamento dicano qualcosa. Attenuanti a iosa, fiducia in grande quantità, verso il momento delle risposte che si avvicina più rapido di quanto sembri.
Fabio Frongia