Il Cagliari si prepara a riaccogliere il ritorno di Andrea Cossu: cerchiamo di analizzare pro e contro
Andrea Cossu chiuderà la carriera a Cagliari. È questa la notizia che ha illuminato la chiusura della serata olbiese, teatro del “Trofeo Sardegna”. Più del risultato dell’amichevole, utile solo per gli almanacchi. Il ritorno in rossoblù di una delle ultime bandiere, in virtù di una promessa fattagli dal presidente Giulini negli spogliatoi del “Nespoli” in occasione della prima edizione del trofeo lo scorso anno. Un ritorno che si presta a diversi tipi di lettura. Almeno due: uno dalle sfumature romantiche e uno di natura più prettamente tecnica.
Da un lato il ritorno dell’ormai ex capitano dell’Olbia rappresenta la chiusura del cerchio della sua carriera, una sorta di ringraziamento, come affermato dal patron, dopo aver rifiutato negli ultimi due anni offerte provenienti da categorie superiori. Cossu potrà essere un elemento utile per trasmettere ai compagni il concetto di “cagliaritanità” e l’attaccamento alla causa, valori che hanno segnato le esperienze in rossoblù del fantasista. Insomma, un leader silenzioso (lui che non è mai stato di tante parole) tra le mura di Asseminello, in grado di trascinare il gruppo durante i momenti più complicati della stagione. Meno romantica e più ragionata la volontà di sfruttarne l’immagine di uomo simbolo. Manovra a U dopo la rottura dell’estate del 2015 che fece saltare il suo rinnovo. Non è un mistero cosa Cossu rappresenti per i tifosi del Cagliari, in particolare per la frangia più calda del tifo rossoblù. Pertanto è inevitabile interpretare questo ritorno anche in un’ottica di marketing da parte della società di via Mameli: un’operazione volta a fortificare il rapporto con la piazza, facendo del trentasettenne cagliaritano uno degli uomini copertina del Cagliari edizione 2017/18.
Qualche interrogativo, invece, sorge nel momento in cui si ragiona in chiave esclusivamente calcistica. Il quesito che aleggia tra tifosi e addetti ai lavori è semplice: cosa può dare oggi Cossu al Cagliari? Sarebbe illogico e pretestuoso attendersi la sua versione 2010, quella forse più luminosa che lo portò alla convocazione in Nazionale e a un passo dai Mondiali in Sudafrica. Padre Tempo – purtroppo o per fortuna – è inesorabile e ha bussato anche alla sua porta. Ma se da un lato la frizzantezza non può – inevitabilmente – più essere quella dei giorni migliori, dall’altro verso parliamo comunque di un giocatore dotato di una visione di gioco e di un piede educato che saranno tali anche tra dieci anni. Impensabile attendersi un Cossu pronto a disputare una stagione da protagonista in ogni singola partita, più probabile riesca ad incidere negli ultimi 15/20 minuti, quando i ritmi si abbassano lasciando maggior spazio alla sua fantasia. Anche questi 18 mesi in Gallura, nei quali è stato determinante per le sorti dell’Olbia, hanno descritto un giocatore che ha dovuto convivere con qualche problema di natura fisica e uno stato di forma talvolta claudicante che ha influenzato il suo rendimento. Ma se in Serie D e Lega Pro la carta d’identità è stata nascosta da qualità decisamente superiori alla media, sarà difficile ripetersi con continuità ai piani più alti del calcio italiano.
Scontato escludere l’ipotesi che si possa costruire la squadra intorno ad un giocatore di classe eccelsa ma pur sempre di 37 anni. Ne sono consapevoli in società così come, probabilmente, il primo a saperlo è lo stesso Cossu. Per questo è facile immaginare un suo ritorno nelle vesti di uomo-immagine, forza silenziosa del gruppo e risorsa spacca-partite. Poco più. Certamente una pagina di romanticismo che sta per scriversi. Con i lettori rossoblù chiamati a leggere l’epilogo di una carriera che avrà nella celebrazione di questo nuovo matrimonio l’atto conclusivo.
Stefano Sulis