Lunga intervista del ventenne cagliaritano a L’Unione Sarda
Corposa e bella intervista quella realizzata da L’Unione Sarda con Nicolò Barella, centrocampista e pezzo pregiato del Cagliari, fresco di (annunciata) convocazione per i Mondiali Under 20 che si disputeranno in Corea del Sud. Il cagliaritano, mezzala che nel campionato in corso si è consacrata come titolare dopo un lungo periodo da promessa del calcio italiano, è il patrimonio più pregiato della casa rossoblù, e non a caso a dicembre 2016 ha rinnovato il suo contratto. Ma le pretendenti di peso non mancano.
“Sono orgoglioso di vestire la maglia azzurra – dice Barella -, e se ci sono riuscito lo devo al Cagliari, dove ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, fino alla prima squadra. In Corea – dice sulla Nazionale di categoria guidata da Alberico Evani – cercheremo di ottenere il massimo, con umiltà e la carica giusta. Mandragora della Juventus (accostato anche al Cagliari, ndr), Dimarco dell’Empoli e Favilli dell’Ascoli sono tre compagni azzurri da osservare con attenzione”. Mondiali Under 20 vuol dire non giocare gli Europei Under 21: “Mi sarebbe piaciuto continuare con la squadra di Di Biagio – ammette Barella – ma sono contento anche di disputare questa competizione”.
Si fa presto a pensare al passato, presente e futuro rossoblù. “Il mio momento fortunato è iniziato con la sfortuna di alcuni compagni, ed è brutto dirlo. Gli infortuni di Joao Pedro e Ionita, quindi Dessena che non stava bene, mi hanno aperto le porte e mi sono detto che avrei dovuto sfruttare l’occasione. In casa contro l’Udinese ho capito di essere parte attiva della squadra, infatti non ne sono più uscito se non per squalifica”.
Indicata la gara di Firenze come la più amara (“Sbagliai un gol nel finale e poi la Fiorentina segnò, mi sentivo responsabile come dopo quella in casa della Lazio”), Barella parla della scorsa stagione, quando dopo sei mesi ai margini della rosa che avrebbe vinto la Serie B venne prestato al Como, poi retrocesso senza speranze. “Sento spesso dire che mandarmi a Como fu un errore – racconta il centrocampista classe 1997 – ma a sbagliare sono stato io e quel prestito mi ha svegliato. Ero abituato ad essere coccolato da tutti, lì ho capito cosa significa lottare per qualcosa e doversi conquistare posto e fiducia. Nella stagione in Serie B col Cagliari, dopo avere esordito in Serie A, mi sentivo arrivato, non avevo la testa giusta, ma in quei sei mesi a Como ho capito come comportarmi. Il rapporto con Rastelli? Buono, come quello con gli altri compagni. Il mister è una brava persona e il gruppo è fatto da bravi ragazzi. Rastelli parla tanto con noi, mi riprende quando sbaglio, questo mi aiuta a crescere”.
Diplomazia sulla domanda fatidica: confermerebbe Rastelli? “Decide la società, ma ha centrato l’obiettivo e si può aggiungere poco”, dice Barella, che si considera “mezzala perché è la via di mezzo tra la voglia di attaccare propria di un trequartista e quella di costruire del regista”. Guai a fare paragoni impegnativi: “Nainggolan? Non scherziamo, entrambi diamo il cento per cento, ma Nainggolan è il più forte della Serie A. Quando ci siamo incontrati mi ha detto che sto diventando forte quasi quanto lui, ma devo ancora mangiare parecchio pane. A chi mi ispiro? Stankovic, lo ho sempre ammirato, forse per i gol spettacolari che riusciva a fare”.
E nella prossima stagione avrà come compagno anche Andrea Cossu, pronto a tornare in rossoblù. “Lui, Conti e Pisano mi hanno dato i consigli più importanti – dice – suggerimenti più comportamentali che tecnici, spiegandomi cosa è il Cagliari. Poi c’è Matteoli, mi ha preso a calci nel sedere quando serviva, quindi Franco Masia (storico tecnico delle giovanili rossoblù, ndr), che ha gestito il mio carattere non facile riuscendo ad indirizzarmi, ma anche Gianluca Festa, il tecnico che mi ha fatto esordire in Serie A e voluto con sé a Como”.
Un agente importante come Alessandro Beltrami (“importantissimo, un amico, ci sentiamo continuamente”, dice su di lui), agente anche di Murru, Ionita e Nainggolan, e un numero (il 18) scelto dal presidente Tommaso Giulini: “Anche lui è molto presente, il rapporto umano viene prima di ogni cosa per lui, quando ero a Como mi ha sostenuto tanto ed è stato prezioso”.
Uno sguardo ai compagni e colleghi: “Antonio Loi – dice sull’ex compagno, classe ’96 originario di Isili e ora al Modena – ha qualità tecniche impressionanti, da Serie A, ma nel calcio contano fortuna e bravura al momento giusto. Andrea Cossu è il più simpatico, Bruno Alves una sorpresa per quanto è professionista, Marco Sau un grande giocatore di play station”.
La chiusura non può che essere per Rebecca, la bimba che la compagna Federica gli ha appena regalato: “Non vedo l’ora di dedicarle un gol – dice Barella – essere diventato padre è qualcosa di indescrivibile. Il futuro? Penso ai Mondiali, spero di diventare un giorno bandiera del Cagliari e magari giocare in Europa. Vedremo cosa riserverà il destino. Se tornassi indietro non affronterei i primi mesi in Serie B col Cagliari con la testa di chi si credeva arrivato. Ora guardiamo all’Empoli per chiudere bene davanti alla nostra gente, sarà la mia ultima gara stagionale e poi partirò per i Mondiali. La sconfitta di Napoli non è facile da digerire, noi ci abbiamo provato ma loro sono stati più forti”.