I motivi per tenere il tecnico campano e quelli che suggeriscono di separarsi
Massimo Rastelli resta al Cagliari (sarebbe la terza stagione di fila) o va via? Chi rimarrà ad Asseminello, tra giocatori, allenatore e dirigenti? Sono alcune delle domande che tengono banco nell’ambiente cagliaritano, già proiettato sulla prossima annata grazie ad un cammino che, dopo la vittoria della Serie B, non ha mai offerto patemi. E proprio questo è uno dei punti a favore di uno dei tecnici più discussi (e vincenti) da quando esiste il Cagliari, che ad oggi appare vicino alla riconferma ma sul quale ancora rimangono dubbi, non dissipati nemmeno nel festoso post-partita olbiese e da sciogliere entro la fine del mese.
Di seguito proviamo, in una sorta di ping pong, a stilare quelli che sarebbero i motivi in grado di promuovere il tris di Rastelli e quelli che invece suggerirebbero di cambiare rotta. Nel frattempo, ogni momento pare essere quello buono per avere novità sugli aspetti di cui sopra, visto che la stagione volge al termine e i pezzi del puzzle vanno sistemati per cercare una nuova annata tranquilla come quella agli sgoccioli.
Rastelli deve rimanere perché ha dimostrato di essere un uomo e un allenatore pragmatico, poco interessato a vendere fumo e fare proclami, dichiarando di preferire il risultato allo spettacolo e al narcisismo, tirando dritto per la sua strada curandosi poco del ring nel quale la sua gestione è caduta a livello mediatico e di considerazione popolare.
Rastelli deve andare via perché il Cagliari non ha mai palesato una sua identità tecnica e tattica, finendo spesso in balia degli eventi della singola partita, affidandosi più alla capacità del singolo che all’organizzazione di squadra. Una delle domande dalla risposta più ardua è quella su che tipo di anima abbiano i rossoblù targati Rastelli. Troppo spesso travolti ed inermi, componenti di una squadra difficile da identificare a differenza di altre realtà virtuose del suo rango.
Rastelli deve rimanere perché ha portato a casa il bottino che gli si chiedeva (vittoria della Serie B e salvezza ampiamente anticipata senza ansie), non sbagliando mai le sfide decisive contro rivali dirette e nei momenti caldi.
Rastelli deve andare via perché il clima avvelenato attorno alla sua gestione diventa ogni giorno più difficile da gestire. Il campano è ormai il mostro da sbattere in prima pagina al primo risultato negativo, ma anche in caso di pareggio o prestazione non brillante. Un vivere sul filo del rasoio che esaspera gli animi e rischia di fare danni qualora i risultati venissero meno restituendo una classifica “da lotta”.
Rastelli deve rimanere perché non ha quasi mai perso le staffe quando le polemiche impazzavano e tutto sembrava andargli contro, lasciando presagire il divorzio. Cosa che è successa almeno un paio di volte nella stagione che va terminando e talvolta anche nel momento più complicato nel girone di ritorno della Serie B.
Rastelli deve andare via perché nei suoi due anni di gestione raramente si è vista la sua mano dal punto di vista tattico, se non in sporadici episodi, come la famosa trasferta di Milano contro l’Inter. Il resto è stato un vorticoso cambio di formazioni e moduli, virando repentinamente (o ritornandovi) da scelte precedenti, optando per soluzioni avventate o timorose, ma ugualmente non redditizie.
Rastelli deve rimanere perché è il para fulmine perfetto per proteggere tutto il resto. Tutto paga Rastelli, e questo fa comodo a molti. Inoltre, il tecnico non si è mai sottratto alle fatidiche domande: “Resterei? Sto benissimo a Cagliari, vorrei continuare e allenare nel nuovo stadio”, ha sempre detto senza remore lusingando l’atmosfera del Golfo degli Angeli.
Rastelli deve andare via perché in passato ha avuto problemi con alcuni dei giocatori più importanti, a meno che questi non cambino aria. Inoltre, il problema dei numerosi infortuni muscolari non può essere trascurato.
Rastelli deve rimanere perché non è un integralista dei moduli e delle convinzioni tattiche, cambiando vestito alla sua squadra più volte nel corso del cammino. Talvolta le scelte sono azzeccate, altre convincono e riescono meno, ma non cade mai nel baratro del manicheismo. Inoltre, il suo curriculum è, numeri alla mano, tra i più positivi in circolazione.
Rastelli deve andare via perché la fase difensiva del suo Cagliari ha lasciato a desiderare e certi rovesci clamorosi e rumorosi hanno fiaccato pesantemente la stagione, pur non distruggendola.
Rastelli deve rimanere perché non ha mai fatto polemica contro la società, né si è imposto chiedendo pubblicamente qualcosa, ponendo dei diktat. Si è sempre dimostrato aziendalista e rispettoso, anche quando avrebbe avuto il diritto di farsi sentire per lo scarso appoggio ricevuto o per alcune sortite che lo mettevano in seria difficoltà.
Rastelli deve andare via perché scegliere da gennaio 2017 il catenaccio dichiarato al fine di evitare (senza riuscirci sempre) le imbarcate foriere di polemiche ha svilito una piazza vogliosa di un calcio propositivo. L’abbandono del “rombo” e delle due punte, il sacrificio di Sau sull’esterno, le partite senza tiri in porta all’attivo, sono cose che non possono essere accettate da chi ha visto giocare grandi campioni, a maggior ragione quando non ci sono paure di classifica.
Rastelli deve rimanere perché, a meno che non si riesca a raggiungere un top trainer dal passato luminoso, ambizioso e dallo stipendio un po’ più pesante, se andasse via bisognerebbe puntare su una scommessa (probabilmente dalla Serie B) che non offrirebbe più garanzie dell’uomo di Torre del Greco. E che, tra l’altro, magari otterrebbe il doveroso credito iniziale, ma alla prima sconfitta cadrebbe nel calderone con tanto di impietosi confronti col predecessore.
Rastelli deve andare via perché durante i suoi due anni di gestione diverse dichiarazioni rilasciate sono state infelici e contraddittorie: dagli avversari di diverso pianeta al risultato prioritario sulla prestazione, considerazione quest’ultima capovolta a piacimento in modo furbo. E poi, ancora, la modestia marcata e quasi rinunciataria (“abbiamo qualcosa meno di tizio o caio”, “bisogna ottenere la salvezza senza fronzoli”) trasformata in rivendicazione piccata ed eccessiva a pericolo scampato (“siamo salvi da febbraio” o “abbiamo vinto il campionato a dicembre”), in faccia ai detrattori.
Rastelli deve rimanere perché è un uomo fortunato, e questo non guasta, anzi è la regola principale per ottenere successi. Le sliding doors del suo biennio cagliaritano gli hanno sempre sorriso, e tutto l’ambiente Cagliari non può che augurarsi che la scia continui.
Rastelli deve andare via perché lui continua a dire di voler rimanere, la società di essere soddisfatta, nulla sembra ostacolare la fumata bianca e invece viene ancora tenuto a bagno maria, segno che la convinzione e la chiarezza non albergano in questo affaire. E perché ironie, retroscena, dichiarazioni di circostanza, malumori e astio reciproci non fanno bene a nessuno.
Fabio Frongia e Mattia Marzeddu
Rastelli deve rimanere perché gli articoli che scrivete su di lui sono i più cliccati. Chi vi garantirebbe altrettanto?