Analisi sulla fase storica attraversata dalle varie anime rossoblù
Non è un momento semplice quello attraversato dalle varie anime del tifo per il Cagliari. Di sicuro è una fase particolare, fatta di cambiamenti ed episodi che stanno influenzando il modo di vivere la passione viscerale per i colori rossoblù. Le vicende inerenti gli ultras e lo storico gruppo organizzato degli Sconvolts, quelle dei Cagliari Club e del Centro Coordinamento nato nel 1967 dal grande Marius, quindi il disfacimento della realtà Nord Rossoblù, che in qualche modo raggruppava i tifosi fuori dall’isola: tre filoni che disegnano un periodo, se non complicato, certamente problematico e da analizzare.
Gli scontri sassaresi dello scorso 25 marzo, e i successivi risvolti a livello di sanzioni hanno di nuovo sferzato gli Sconvolts, freschi di trentesimo compleanno. I duri e puri del tifo cagliaritano non mollano e non ammainano bandiera, tra comunicati di battagliera difesa e striscioni vari, ma le nuove cronache hanno portato ad ennesime polemiche, al vuoto lasciato nel proprio settore nelle ultime due partite, a rinnovati dubbi sul futuro, che durano da tempo. In mezzo a contestazioni ed intemperanze, il dibattito resta quello sul continuare a disertare le trasferte o no (e quindi sottoscrivere la Tessera del Tifoso). Per ora vince la prima linea, ma in seno agli Sconvolts chi perlomeno si interroga sul fatto se sia la cosa giusta da fare, nell’ottica di portare avanti una tradizione apprezzata nel mondo ultras, esiste eccome. Del doman non v’è certezza, per ora proseguono fiere le barricate contro il sistema.
Un passaggio chiave per Nord Rossoblù, realtà nata progressivamente da quando l’obbligo della Tessera del Tifoso per entrare nei settori ospiti ha eliminato gli Sconvolts dagli stadi d’Italia, si è verificato a Genova lo scorso 19 febbraio. Da allora stop a cori e vessilli per quello che si stava identificando come cuore pulsante del tifo fuori dall’isola. Il deserto di Crotone e Palermo (trasferte comunque scomode un po’ per tutti nonché poco appetibili visto il momento del campionato), e l’assenza di simboli a Firenze certificano come ad oggi il supporto per il Cagliari sia fatto da tanti appassionati indipendenti che si incontrano nei settori ospiti dei vari stadi, privi di etichette particolari. Dall’epoca d’oro degli ultras, durata fino ad un lustro fa, alla breve parentesi di Nord Rossoblù, fino ad oggi: un’attualità che vedremo se e come si evolverà.
Non trascurabile, chiudendo con la terza componente che avevamo menzionato in apertura di analisi, è la nuova crisi del Centro Coordinamento Cagliari Club. L’invenzione di Marius – lo storico tifoso che portò sugli spalti la banda e tante iniziative in giro per la Sardegna, l’Italia e l’Europa, unendo un popolo sotto la bandiera rossoblù -, aveva ritrovato vigore qualche anno fa sulla spinta di diversi volontari, bravi nel ridare organizzazione e visibilità ad un pezzo di storia del Cagliari. La sede di via Ariosto rimane un monumento fatto di ricordi, simboli e persone che si sono avvicendate, ma l’attualità parla di un’impasse dovuta al disimpegno di alcuni soci e alle difficoltà nel portare avanti l’associazione. Il futuro è tornato nebuloso. Il Centro Coordinamento era riuscito a riprendere il filo delle affiliazioni e della creazione di un sistema del tifo tra i vari club, la speranza è che l’opera possa continuare.
La passione per il Cagliari rimane comunque fortissima a tutte le latitudini, come dimostra il seguito al “Sant’Elia” e soprattutto in occasione delle varie tappe della società, tra impegni delle giovanili, ritiri estivi e quant’altro. Non mancano le realtà indipendenti, con club molto popolati e attivi in Sardegna e nel resto d’Italia. Ma sicuramente la fase storica disegnata nei tre segmenti di cui sopra racconta di un periodo da tenere d’occhio per capire un futuro dove l’avvento del nuovo stadio potrà aprire ulteriori scenari e mutare quelli esistenti.
Fabio Frongia