Werther Carboni: “Spiazzato ma non abbattuto, lotterò ancora”

Il portiere sassarese è al Lumezzane dopo l’addio all’Olbia

Werther Carboni (foto: Roberta Marongiu SardegnaSport.com)

Werther Carboni (foto: Roberta Marongiu SardegnaSport.com)

Sono giorni e settimane particolari per Werther Carboni, nuovamente emigrante del pallone dopo la fine della sua avventura all’Olbia. Un epilogo spiazzante che ha portato il sassarese (classe ’96) a Lumezzane, realtà tranquilla e consolidata della Lega Pro, dove la Sardegna è di casa: da Cossu a Dametto, passando per Marcello Mancosu e Russu, non mancano gli isolani vestiti del rossoblù bresciano, e Werther spera di raccogliere quella fortuna che per ora non vuole guardarlo in faccia.

“Cercherò di mettermi in luce – dice con voce ferma e battagliera – Non sarà facile, per ora non sto giocando, l’obiettivo è quello di meritarmi l’occasione e sfruttarla, con la fame che ho sempre avuto, per raccogliere un buon numero di presenze da portare a fine stagione”. Sì, perché poi ci sarà da capire se la porta della famiglia Cagliari-Olbia sia stata chiusa per davvero, una volta per tutte: “Non voglio pensarci troppo, non avrebbe senso, a fine stagione ci vedremo e capirò se puntano ancora su di me”.




Di sicuro c’è che l’addio invernale lo ha spiazzato come nemmeno il più ostico avversario dal dischetto. “Le scelte erano già state fatte – racconta – Non penso che l’errore di Lucca (uscita sbagliata e gol del pareggio toscano nda) prima della sosta abbia influito, non mi aspettavo il divorzio a metà stagione, ovviamente mi faccio tante domande ma so bene che non ha senso, il calcio è così”.

Le vacanze, il ritorno a Olbia e la tribuna col Pontedera, quindi la comunicazione che Carboni (come Montaperto) non avrebbe vestito la maglia gallurese nella seconda parte del campionato. “Mi è stato detto che volevano mandarmi fuori per fare minutaggio, è arrivata la chiamata del Lumezzane e l’ho accettata: una realtà organizzata, si sta bene, voglio lavorare su me stesso fino a giugno, poi si vedrà, per ora non ho parlato con nessuno del mio futuro”.

Carboni al centro con Cragno e Colombi nel 2014 (foto: SardegnaSport.com)

Carboni al centro con Cragno e Colombi nel 2014 (foto: SardegnaSport.com)

La gestione del reparto portieri a Olbia ha fatto discutere: ben quattro gli estremi difensori schierati sin qui. “Le decisioni le prendono il presidente, i tecnici e i dirigenti, se hanno ritenuto di puntare su Ricci e Van der Want lasciando andare me e Montaperto avranno avuto i loro buoni motivi”, taglia corto Carboni, che poi guarda indietro. “Mi aspettavo di più una volta uscito dalla Primavera del Cagliari – racconta – nel 2015 andai al Tuttocuoio con la promessa di giocare 30 partite in Lega Pro e invece non scesi mai in campo; quindi la chiamata dell’Olbia in Serie D e la voglia di rimettermi in gioco. Le cose stavano andando alla grande, subito titolare, partecipe del nuovo progetto e con 6 presenze, quindi la frattura al braccio a Lanusei, che mi lasciò fermo cinque mesi. Ho lavorato, mi sono rimesso in carreggiata, poi sono finito in tribuna. Non me l’aspettavo, io comunque darò sempre tutto ovunque sarà possibile giocare”.

Come è stato l’impatto con la Lega Pro? “A Tuttocuoio andò bene, c’erano persone come Lucarelli e Protti che davano competenza e organizzazione, purtroppo non giocavo e dovetti scendere in Serie D. Quest’anno ho debuttato con l’Alessandria, non certo l’esordio più semplice, ma credo di avere fatto delle buone cose, al di là dell’epilogo”.




Il nome di Werther Carboni è tra quelli più attenzionati da parte di tifosi e addetti ai lavori, non mancano messaggi privati e pubblici sui social per colui che resta una promessa del calcio sardo, e allora Werther dice “grazie a tutti, spero di meritarmi sul campo gli attestati di stima, e che la fortuna si giri dalla mia parte una buona volta, perché l’impegno c’è ma il tanto apprezzato Carboni purtroppo ha ancora troppe poche presenze”.

La chiusura è per un modello, sul campo e non, che nutre della sua stima incondizionata: “Non posso che citare Vlada Avramov, mi fu molto vicino quando a 16 anni sbarcai in prima squadra al Cagliari. Mi ha sempre dato tanti consigli, per due anni è stato un fratello più grande, uomo prima che calciatore, foriero di buone parole e critiche salutari. Mi sgridava, ora spero di sfruttare quel bagaglio di esperienza”. In bocca al lupo.

Fabio Frongia

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