Cagliari, Borriello: “Se Giulini vuole resto. Rastelli come Allegri”

Bella e lunga intervista alla Gazzetta dello Sport

Marco Borriello abbraccia i compagni del Cagliari (foto: Zuddas)

Marco Borriello abbraccia i compagni del Cagliari (foto: Zuddas)

Bella intervista rilasciata da Marco Borriello ad Andrea Elefante della Gazzetta dello Sport. Il centravanti napoletano, prima della sfida contro una delle tante sue ex squadre come è la Juventus, ha spaziato su molti temi, pronunciando parole pesanti in positivo anche sull’avventura a Cagliari.

La scommessa con Vieri? Per me possiamo giocarcela anche sui 15 gol tutti in campionato, però vorrei sapere che budget ha Bobo per questa vacanza”, controbatte col sorriso Borriello, riferendosi al famosissimo siparietto con l’ex attaccante della Nazionale. Proprio l’azzurro è obiettivo dichiarato del napoletano: “Voglio togliermi soddisfazioni, a 35 anni qualcosa ancora mi manca, se sogno ancora la Nazionale è perché ho avuto poche chance, la mia carriera poteva darmi di più, io ho sempre dato tutto ma a volte nel calcio qualcuno decide per te. Ventura giustamente punta sui giovani, io ho il dovere di crederci, sarebbe un premio anche per i tifosi del Cagliari che spesso mi parlano dell’azzurro. Ho giocato un Europeo e sfiorato un Mondiale, il no di Lippi mi pesò tanto, ma la Nazionale non sarebbe un punto d’arrivo”.




Intanto domenica al Sant’Elia arriva la Juventus. Partita impari per il Cagliari, con Borriello che non è al top, dopo essersi sacrificato a Bergamo nonostante un problema al ginocchio. “Ci servirà il ricordo dell’andata, quando andammo a giocarcela alla pari e prendemmo quattro pappine – avvisa la punta, che farà di tutto per esserci – A Torino ho imparato tanto, sono stato poco ma ho capito che lì non sbagliano le scelte, lavorano con razionalità e riconoscono il talento quando scelgono i giocatori. Sento mio quel primo Scudetto con Conte, al di là del gol pesante che feci a Cesena”.

Ora è a Cagliari, e qui si vede anche l’anno prossimo. Anche perché c’è chi lo paragona al più grande: Gigi Riva. “Il primo a paragonarmi a lui fu Boninsegna, nelle Nazionali giovanili, non ci ho mai pensato e ho sempre visto Riva come un mito in bianco e nero. Poi sono arrivato a Cagliari e qualcuno mi ha ribadito la somiglianza, c’erano molti scettici, ora sto da re, ho un contratto fino al 2018 e se Giulini non ha nulla in contrario non mi muovo di certo. Non mi sento a fine carriera”.

“Donne, gol, orologi, vestiti, case, quadri: tutto quello che dà gusto e fa stare bene è bello. Me l’ha insegnato Giorgio Armani, un grande per la sua semplicità”. Borriello omaggio il grande stilista e attribuisce alla sua schiettezza (“Sarei dovuto essere più falso, più diplomatico, per esempio in spogliatoio”) alcune penalizzazioni in carriera. Particolare l’aneddoto sugli anni genoani: “Difesi Ballardini (oggi agli onori delle cronaca per la vittoria della causa proprio contro il Cagliari ndr) anche se la squadra non lo seguiva più, venni messo fuori squadra, poi ritornai e feci i gol salvezza. Anche il mio nemico Portanova si scusò e mi ringraziò”.

In stagione ha segnato alle sue ex squadre Atalanta, Genoa e Roma. Non c’è tre senza quattro? “Sono ex di quasi tutte – ricorda col sorriso – Quello che mi diede più gusto fu contro il Milan in maglia romanista, ce l’avevo ancora con Galliani e segnai di stinco, un segno del destino”.

Non manca un passaggio su Rastelli: “Mi ricorda Allegri, mi sta regalando una seconda giovinezza. Gli altri tecnici? Umanamente quello che mi ha dato di più è Conte, convinse i tifosi a stoppare la contestazione feroce nei miei confronti”. Poi ci sono Ancelotti, Gasperini e Leonardo: “L’uomo del debutto in A, un grande insegnante di calcio e uno con cui mi sono divertito molto in campo”.

Proprio Allegri sarà avversario domenica al Sant’Elia. Quel Max che al Milan gli preferì Matri: “31 agosto 2010 – racconta Borriello – Potevo andare al City per Robinho, al Real per Benzema o alla Juventus in prestito. Mi stufai e decisi di rimanere in rossonero, Galliani mi mise fuori dalla lista Champions e per due volte non mi ha fatto tornare, poi ci siamo chiariti anni dopo a Ibiza. Col senno di poi forse avrei reagito come lui, poteva prendere Ibrahimovic… Mi spiegò che Allegri al Milan preferiva Matri”.

In tanti lo dipingono come viveur e donnaiolo. Ma Borriello avvisa: “La moda è un mondo che mi piace, lo seguo e ho tanti amici, ma il mio ambiente è il calcio. Non farò l’allenatore, forse il procuratore o il consulente: ho occhio per il talento, e a Gagliardini due anni fa dicevo che oggi sarebbe stato in Nazionale. Ridevano tutti…”.




Qual è il segreto di tanta freschezza alla veneranda età di 35 anni? “Non faccio mai a meno del bite e di un plantare, sono diventato un malato di assetto, ho una dismetria tra le due gambe, ora dormo più sereno e la qualità del sonno conta. Non digrigno più i denti e la muscolatura è più rilassata”.

La chiusura è per il gossip e per la sua Napoli, gioie e dolori per il giovane Borriello. “Con Belen non c’è più alcun rapporto, se la incontro ridiamo ma non ci sono emozioni. Sesso? Non mi butto via, ho avuto bellissime donne famose e non, ma non amo fare ginnastica, deve esserci l’energia che dico io. Napoli? Mi ha rubato mio padre, la speranza che fosse ancora vivo quando non sapevamo dove andarlo a piangere, ricordo le telefonate anonime degli sciacalli e poi la verità grazie ad un pentito che confessò. Però ho l’orgoglio dell’educazione che mio padre mi ha lasciato, la bella adolescenza, l’essere cresciuto nel triangolo della morte senza essere stato inficiato dalle guerre di camorra. Ogni tanto devo tornare a Napoli, anche se non è più la mia città, un po’ come Maradona: ha sbagliato e ha chiesto scusa, come me con Saviano, che per le sue idee ha quasi rinunciato a vivere”.

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