La sala stampa dopo la sfida dei biancoblù a Brescia
Al termine della sfida di Brescia, il coach e general manager della Dinamo Sassari, Federico Pasquini, commenta così la prestazione dei biancoblù isolani in terra lombarda.
Per la Dinamo si interrompe la serie che la vedeva vincente da 5 partite consecutivamente. Come già in altre occasioni, il fortino bresciano è benedetto per la squadra di coach Andrea Diana, nella sfida dal punteggio bassissimo (56-48 il finale): eguagliato il più basso di sempre nella storia della Serie A unificata, secondo più basso da quando esiste il tiro da 3 punti. Lawal firma 12 punti, 19 rimbalzi e 9 falli (25 di valutazione), la Dinamo risale fino al -2 ma nel finale sbaglia troppo e si consegna alla maggior precisione dei bresciani.
Pasquini deve rinunciare a Savanovic (caviglia in disordine) e si affida a Bell, Lacey, Devecchi, Lydeka e Carter, mentre Brescia risponde con Moore, Berggren, Luca Vitali, Landry e Moss. A fine primo periodo è 13-16, poi nel secondo quarto la Dinamo si spegne e va sotto di 7 punti (canestri pesanti di Landry, Bushati e Luca Vitali), poi rientra parzialmente e va al riposo lungo sul 31-27. Ancora una volta, come a inizio stagione, la Dinamo parte male nel terzo periodo e si ritrova sepolta sul 44-34, rimanendo senza canestri per 5′. Le triple di Sacchetti, Carter e Stipcevic ricuciono lo strappo, Gani Lawal sale in cattedra e a 5′ dalla fine la partita è in bilico: 47-45. La Dinamo però non c’è in attacco, sbaglia una marea di buoni tiri e Brescia ha il guizzo per vincerla (56-48).
Lunedì la squadra torna in Sardegna, mercoledì impegno casalingo con il Cez Nymburk, nell’andata del turno preliminare dei playoff di Basketball Champions League. di giornata Franko Bushati, in maglia Dinamo dal 2007 al 2009.
“Bisogna fare i complimenti a Brescia – esordisce Pasquini in sala stampa – Non è un caso che in casa abbia questo ruolino di alto livello. Noi non siamo riusciti ad avere profondità in attacco, non abbiamo alleggerito il lavoro degli esterni, sbagliando il ritmo ad inizio terzo quarto e poi nel periodo conclusivo sul 47-45 abbiamo sbagliato tanti tiri aperti e situazioni dove potevamo dare una botta decisa alle ambizioni degli avversari”.
Come si spiega un punteggio così basso? “Molto spesso ci sono partite che danno un punteggio così, se vuoi impostare un ritmo basso per limitare Brescia può succedere. Nel secondo tempo è scesa la fiducia di entrambe le squadre, ci può stare. Dovevamo attaccare meglio sui triangoli, specie dal lato debole, perché loro ce lo consentivano. Invece siamo mancati in questo, noi non abbiamo fatto canestro ed è venuta fuori la difficoltà offensiva”.
Soddisfa il fatto di avere tenuto gli avversari ad un punteggio basso? “Importante avere tenuto nel momento di difficoltà, ci è mancata la giocata per andare avanti e prendere in mano la partita, sappiamo quanto sia difficile vincere a Brescia, per cui prendiamo atto dei problemi avuti e facciamo i complimenti a loro”.
Molto bene Lawal nel secondo tempo, mentre all’inizio ha avuto poco spazio: “Nel secondo tempo ho dato fiducia a Gani perché con la zona è molto bravo a chiudere sul lato debole, all’inizio volevo mettere in ritmo sia lui che Lydeka e Olaseni”.
Col senno di poi si poteva rischiare Savanovic? “No, assolutamente. Il senno di poi non esiste, se un giocatore non può giocare non gioca, non voglio dare alibi alla squadra. Chiaro che Dusko ci avrebbe aiutato, conosciamo la sua capacità di giocare dentro e fuori dall’area. Gioca mercoledì? Vediamo come si sveglia domani, martedì e mercoledì, ad oggi non è una situazione che si può pronosticare”.
Non ha convinto Bell. “Oggi il problema realizzativo che avevano un po’ tutti era figlio dei problemi nella gestione e costruzione del ritmo, ho preferito toglierlo perché sul -15 gli altri mi sembravano più in partita e ho preferito continuare con gli altri”.
Sono tornati antichi problemi: l’uscita dagli spogliatoi e i rimbalzi. “Sulla prima cosa sono d’accordo, sulla seconda no perché a parte i tre rimbalzi offensivi finali abbiamo lavorato bene e i numeri lo dimostrano”.
dall’inviato Alberto Meloni