Dinamo, Savanovic: “Ma che bello è in Sardegna?”

Il serbo a tutto campo su basket e non solo

Dusko Savanovic

Dusko Savanovic

Dusko Savanovic è uno dei giocatori chiave della bella Dinamo Sassari che si è riscoperta grande, e che vuole continuare la sua prepotente rinascita verso i tre obiettivi stagionali. Il serbo, 34 anni a settembre, è arrivato in Sardegna con la fama di ex grande giocatore, ma a Sassari sta dimostrando di essere ancora un elemento in grado di spostare equilibri e vincere partite: movimenti in post-basso da insegnare nelle scuole, capacità balistica, generosità, e tanto altro che lo hanno issato in cima alle liste di gradimento del tifo biancoblù.

“Alla Dinamo c’è grande attenzione alle piccole cose – dice in un’intervista rilasciata a Gazzetta dello Sport – Le piccole sono in realtà le grandi cose, questa è una famiglia, nel momento buio la società ci è stata vicino, ora i risultati arrivano e giochiamo bene, il livello della nostra pallacanestro si è alzato”.




Savanovic elogia David Bell quale “bellissima persona, americano d’Europa con esperienza” e si sente la creatura di Federico Pasquini cucita addosso: “Cerco di aiutare la squadra, come sempre, con la mia esperienza”. E farlo in Sardegna è più bello: “Io, mia moglie e i miei figli ci sentiamo a casa. Non pensavo ci potesse essere il sole per così tanto tempo, il clima influenza la vita di tutti noi: svegliarsi con il sole, ti dà tutta un’altra energia. In Germania erano più i giorni grigi e con tanta pioggia”.

Si lascia abbandonare alla banalità sugli usi alimentari dell’isola: dal vino col maialetto (“Si sposa bene, ogni tanto lo bevo”) ai dolci e il carasau. Poi confessa come “il primo amore è stato il calcio, il basket è arrivato a 12 anni, giocando nel campetto per tutta la giornata, senza videogiochi”.

Savanovic è giocatore ma soprattutto uomo di qualità, lo si capisce dalle risposte extra-basket. “Non uso i social network, nessuno, preferisco andare a prendere un caffè se devo parlare con qualcuno. Ieri – racconta con un pizzico di amarezza e disillusione – ho chiesto ad un giovane della squadra se veniva a bere qualcosa e mi ha risposto che non aveva sete. Le generazioni sono cambiate, troppo cellulare…”.

Dostoevskij, Tolstoj, Hemingway gli autori nel comodino, poi gli scacchi. Non capita raramente di vedere sui social foto con lui e Stipcevic mentre si sfidano a scacchi: “Chi vince? Al momento lui…”, ammette, così come è sincero sulla nuova Eurolega: “Il nuovo formato non mi piace tanto, si gioca troppo spesso, sono contento per la Stella Rossa della mia Belgrado, giocare davanti a 20mila persone non è facile per nessuno”.

Chiusura con la classica domanda: chi vince lo Scudetto? Anche qui Savanovic è realista: “Realisticamente Milano, mancano tre mesi. Ci sono le outsider, e ci siamo anche noi della Dinamo Sassari…”.




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