Ma abbiamo venti punti…

Il Cagliari non esce dal proprio momento negativo: la nostra analisi

Massimo Rastelli

Massimo Rastelli

Dopo Cagliari-Napoli, neanche il più pessimista dei tifosi avrebbe potuto immaginare un quadro tanto desolante. E chissà che qualche certezza, da via Mameli ad Asseminello, non inizi a vacillare.

Iniziamo dalla cornice: Rizzoli e i suoi assistenti hanno fatto il possibile per assicurare ai rossoblù una buona lista di alibi, tra decisioni incomprensibili ed errori imperdonabili. Dessena e compagni hanno fatto – se possibile – anche peggio, dipingendo un ritratto del Cagliari sconcertante. Senza giustificazioni. Era lecito attendersi un riscatto, quantomeno sul piano caratteriale se non tecnico, dopo il pesante ko maturato domenica scorsa. Empoli-Cagliari è stata invece l’esposizione chiara e incontrovertibile di tutti limiti rossoblù. Limiti maturati e trascurati nel corso di questi mesi, nascosti (ma neanche troppo) da quello slogan ormai stantio del “eh ma siamo in linea con gli obiettivi”.




E’ bastata una squadra dotata di grinta e poco altro, valevole una medio-alta Serie B dal punto di vista tecnico, per far emergere queste lacune. Errori dei singoli abbinati ad una totale confusione sul piano tattico che hanno regalato tre punti ad un Empoli ordinato ma neanche paragonabile, sul piano delle potenzialità, ai rossoblù. Nonostante le assenze, alibi sempre più balbettante col passare delle settimane. I toscani, pur con i loro evidenti limiti e difetti, hanno espresso un’idea di gioco. Difensiva e votata al contropiede. Tutt’altro che lineare, certo, ma chiara e studiata nei limiti delle possibilità. Trovare un filo logico nel Cagliari è invece un’opera sempre più ardua. A tratti impossibile.

ceppitelli

Saponara e compagni, probabilmente, attendevano l’arrivo degli uomini di Rastelli per rimpolpare la casella dei gol all’attivo. Erano 7 in 16 giornate (4 delle quali solo al Pescara) prima dell’arrivo del Cagliari al “Castellani“. Da quest’oggi, il buon Levan Mchedlidze da Tbilisi, ancora a secco fino a questo pomeriggio, avrà più a cuore la Sardegna. Facile ed inevitabile accanirsi sui singoli – certe disattenzioni sono rare anche nelle categorie inferiori – ma viene anche da chiedersi se, ed eventualmente quanto, si lavori a queste lacune durante la settimana. Giustificare 39 gol subiti in 17 partite alla voce “disattenzione dei singoli” è un inno alla faziosità. La fase difensiva (discorso che non vale esclusivamente per gli interpreti) è un handicap che il Cagliari si trascina da mesi e che non è mai stato curato. Adagiati sul rassicurante margine che li separava dalle ultime quattro, i rossoblù non hanno fatto registrare progressi, evidenziando quel braccino corto che li ha portati ad accontentarsi senza lavorare per migliorarsi. Anticamera, questa, della mediocrità emersa nel pomeriggio empolese.

Anche la manovra offensiva, in grado di offuscare il numero dei gol subiti nei primi mesi, ha subito una brusca involuzione. Chiedere per informazione a Skorupski, che ha dovuto attendere il rigore di Joao Pedro per sporcare i guantoni. Non è bastato avere il pallino del gioco in mano per larghi tratti di gara. Idee asfittiche e tutt’altro che fluide si sono scontrate sul muro dell’Empoli, non esattamente quello di Berlino. Una confusione degenerata – inevitabilmente – col passare dei minuti quando il Cagliari, andato in svantaggio, si è guardato allo specchio scoprendo di non avere particolari piani tattici per capovolgere l’inerzia della gara se non attaccare a testa bassa. Altro problema, questo, più volte emerso ma mai curato.

Poco più di un mese fa, all’indomani della sconfitta contro il Torino, il presidente Giulini attribuì le critiche piovute sul suo tecnico al carattere schivo dell’ex attaccante del Piacenza, aggiungendo che lo stesso Rastelli fosse parte di un processo di crescita e che in rossoblù sarebbe cresciuto. Imparare dai propri errori e migliorarsi: sicuro che il Cagliari lo stia facendo?

Stefano Sulis

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