La Torres divisa tra campo, dove sono arrivati segnali incoraggianti dalla squadra e dal clima creato dai tifosi pienamente al fianco di essa, e scrivanie, dove l’imprenditore Salvatore Sechi lavora assieme ai tifosi stessi e a diversi collaboratori (più o meno occulti) per trovare sul calciomercato elementi che possano salvare la squadra.

Sechi si professa traghettatore, chiamato a gestire economicamente e dal punto di vista organizzativo sei mesi di una Torres che deve ritrovare orgoglio ed entusiasmo. Il buon umore è comunque arrivato dalle ultime settimane, in cui tra alti e bassi il popolo rossoblù si è stretto (non solo metaforicamente) attorno a Sechi. Sabato notte l’abbandono preoccupante, domenica pomeriggio il rilancio allo stadio.

“Sto mettendo la faccia sul progetto”, dice Sechi, mentre continua a chiedere garanzie di essere sostenuto nel tentativo di dare ossigeno al club. L’obiettivo è quello di usare le risorse economiche di Sechi (e di chi, eventualmente, lo appoggerà) per rinforzare la squadra e pianificare il futuro, mentre restano i pregressi che in qualche modo vanno affrontati. Vertenze di ex calciatori, fornitori, IVA non pagata, tutte voci che un imprenditore impegnato in questo tipo di operazioni deve tenere in conto, al di là del calciomercato.

Sechi parla di “prossimi tre giorni decisivi” a livello generale, e rinnova il richiamo fatto venerdì a Sassari che deve “rispondere concretamente” per mantenere la Torres in Serie D e con la possibilità di non fallire. Sechi continua a professarsi l’uomo-imprenditore-tifoso che, assieme ad altri come lui, vuole tenere a galla una Torres tanto amata quanto bistrattata. Il futuro si vedrà, e per il momento si naviga a vista. In attesa di nuovi giocatori che possano trascinare la squadra più in alto in classifica. I famosi “regali di Natale” chiesti da Tore Pinna a Tore Sechi domenica pomeriggio.

Fabio Frongia