“Auspichiamo di aprire cantiere provvisorio a febbraio, possibile ampliare capienza”.
Ospite dell’Università di Cagliari, all’Auditorium Wagner nell’ex Clinica Aresu, il responsabile marketing del Cagliari Calcio Mario Passetti è intervenuto al cospetto degli studenti delle facoltà di studi umanistici e di scienze economiche. Le strategie della società rossoblù in fatto di comunicazione e marketing, fino all’ovvio tema caldo inerente il nuovo stadio, hanno stuzzicato la curiosità dei presenti.
Importanti le parole di Passetti, vero deus ex machina di quella che è l’interfaccia comunicativa a tutto tondo del Cagliari, in merito alla capienza del nuovo stadio, un aspetto che interessa sempre molto il popolo rossoblù. “Abbiamo fatto ricerche di mercato analizzando le serie storiche degli ultimi 12 anni del Cagliari – spiega Passetti – per quanto riguarda biglietti venduti, abbonamenti allo stadio e alle varie piattaforme televisive, facendo poi una proiezione sull’effetto incremento di pubblico allo stadio. Queste analisi ci hanno portato a valutare in 21 mila la quota di spettatori ottimale – continua – pensate che la Juventus, prima di inaugurare lo Stadium, aveva una media di 30 mila spettatori, e ha deciso per una capienza di 41 mila, incrementando così del 25% circa. Noi, in base agli ultimi 12 anni, togliendo i dati aberranti di quando si giocava a Trieste, Parma, Tempio o a porte chiuse, abbiamo visto che il cagliari aveva una media spettatori di 12 mila. Ecco che facendo uno stadio da 21 mila prevediamo un incremento di quasi il 50%, cioè stiamo scommettendo non poco”. Spazio, comunque, ad un ampliamento in sede di progetto definitivo, ancora da presentare. “Non è detto che non si possa aumentare, ci sono un paio (alla sarda, specifica sorridendo ndr) di migliaia di spettatori su cui si può lavorare”.
Sono tanti i modelli e gli esempi in giro per l’Europa che la delegazione rossoblù ha valutato in questi mesi, con Passetti, Giulini, Signorelli e soci che hanno visitato tanti paesi e stadi del Vecchio Continente. “Un modello è quello dello Swansea (formazione gallese che milita in Premier League ndr), una dimensione sportiva e aziendale che ci somiglia, ma guardiamo un po’ a tutti e poi ci sono valutazioni nostre per declinare quella che sarà la realtà cagliaritana in tema di nuovo stadio. Si parla tanto di importare il modello americano, però bisogna stare attenti a scimmiottamenti pacchiani, come ho visto ultimamente in alcuni stadi e palazzetti italiani”.
Intanto Comune di Cagliari e Cagliari Calcio lavorano di concerto a tutto tondo, perché il nuovo stadio che si spera di riuscire ad inaugurare per il centenario (2020) rappresenta un upgrade a livello sportivo, sociale, infrastrutturale e turistico. La sintonia tra via Mameli e via Roma sembra totale, come dimostrato dall’ultima approvazione della variante urbanistica del quartiere di Sant’Elia. “Il nuovo stadio è qualcosa che va al di là della società – dice Passetti -, non è che noi ci occupiamo di riqualificare il quartiere di Sant’Elia, però lo stadio dà il suo contributo per una crescita generale, basti pensare ai turisti, ai crocieristi che verrebbero a visitare stadio, museo, in un progetto ampio che amplierà l’offerta turistica della città. Il modello è quello dell’Amsterdam ArenA, sorto in quartiere con problemi molto più gravi di quelli che oggi insistono su Sant’Elia, da vent’anni quando è stato inaugurato lo stadio quell’area è rinata grazie allo stadio che ha fatto da volano. Questo è il ruolo che pensiamo per lo stadio”.
A febbraio si spera di poter aprire finalmente il cantiere per lo stadio provvisorio, che sorgerà accanto all’attuale stadio Sant’Elia, da demolire per fare posto al nuovo gioiellino. “L’auspicio è iniziare tra un paio di mesi, così da poter giocare lì la prossima stagione sportiva”, spiega Passetti, fiducioso sul fatto che l’iter burocratico tra Comune (in merito alle osservazioni tecniche sulla variante urbanistica) e Regione (B.U.R.A.S.) non veda intoppi. Per lo stadio provvisorio si parla di un investimento da 10 milioni di euro, uno stadio simil Is Arenas (con le tribune Innocenti e la sua Main Stand) da 16 mila posti come richiedono le regole per giocare in Serie A.
Come si chiamerà il nuovo stadio? “Stiamo lavorando con sponsor potenzialmente interessati – dice Passetti – non escludo una convergenza tra sponsor e forte identità sarda, quindi aziende con radice isolana”.
Il Cagliari pensa ad un canale tematico televisivo sul modello di altri club italiani ed europei? Nei mesi scorsi Tommaso Giulini si mostrò freddo di fronte a questa ipotesi, e Passetti è in sintonia, anche se spiega: “Al nostro interno ne parliamo spesso, personalmente non credo tantissimo al format dei channel televisivi che esistono adesso. Per due motivi: è difficile creare un palinsesto completo, se guardo Roma TV e Juve TV non vedo cose particolari che non si possano già trovare sul web grazie a format diversi. Il canale tematico penso sia abbastanza oneroso e non vedo la possibilità di colmare, tramite esso, un gap esistente. Forse un web channel (come Fiorentina e Udinese ndr) potrebbe essere più vantaggioso. Una cosa positiva potrebbe essere quello di diffondere le partite della Primavera, cosa per la quale la Lega sta lavorando al fine di dare più visibilità al campionato. Attualmente – dice Passetti – noi siamo nel mezzo, col nostro canale Youtube e l’attività generale su social e web”.
Ci sono anche degli aspetti dove occorre lavorare molto. “Ci sono tanti circoli di emigrati sardi per i quali possiamo e dobbiamo fare di più – conclude Passetti – Siamo in ritardo, nonostante facciamo una massiccia attività, sui mercati esteri. Dovremo crescere di pari passo con l’offerta turistica, saremo sicuramente più pronti quando avremo lo stadio. In Polonia c’è stata una fiera e noi c’eravamo al fianco della Regione Sardegna, al fine di promuovere il territorio. Salamon parlò in polacco della Sardegna e di Cagliari, questa è la strada, così come il fatto di tradurre in inglese parte della rivista ufficiale distribuita nei tre principali alberghi cittadini è un’iniziativa che sta avendo molto successo. Abbiamo giocatori di caratura internazionale, i confini si allargano e questo tipo di modus operandi è imprescindibile”.
Mattia Marzeddu