Il KO interno col Napoli ripropone antichi (e noti) mali rossoblù.

Il gruppo del Cagliari guidato da Rastelli (foto Zuddas)
Era il 30 aprile del 2015 quando scrivevamo che il Cagliari avrebbe dovuto pensare a un allenatore diverso da Massimo Rastelli per fare il salto di qualità paventato dalla dirigenza rossoblù. Allora si parlava di vincere la Serie B e costruire le basi per arrivare tra le prime dieci in Serie A, anche grazie all’investimento di medio-lungo periodo sullo stadio nuovo.
IL PARAOCCHI – A otto mesi di distanza, il Cagliari ha nel carniere una Serie B vinta all’ultima giornata, grazie ad un capolavoro di Sau in quel di Vercelli utile per superare al fotofinish il miracoloso Crotone. Una vittoria meritata, importante e storica (mai il Cagliari ci era riuscito) che ha gettato un po’ di fumo negli occhi, nascondendo i limiti tecnici, tattici ed ambientali del progetto rastelliano.
ASSENZA DI IDENTITA’ – Il Cagliari manca innanzitutto di personalità, e se agli inizi della scorsa stagione questo poteva essere un alibi accettabile in nome delle scorie dovute alla fresca retrocessione, adesso appare impossibile non vedere tale carenza. Già durante lo scorso campionato i sardi conobbero preoccupanti passaggi a vuoto al cospetto di avversari non irresistibili, pagando dazio in modo fragoroso contro squadre e allenatori più preparati. Le vittorie immeritate (a Modena e contro il Pescara al Sant’Elia, su tutte) premiarono oltre i propri meriti l’undici del presidente Giulini, ma alla stregua di tanti risultati “eccessivi” di questa stagione sono stati forse sottovalutati.
SQUADRA “DI SICUREZZA” – La promozione era stata festeggiata nell’estate 2016 con diversi botti di mercato. A differenza del primo calciomercato di Giulini, spazio all’usato sicuro, bando a giovani di prospettiva (in prestito tra Olbia e cadetteria i più promettenti), spazio a giocatori navigati, dal curriculum e dallo stipendio rilevanti. Messaggio chiaro e preciso: la salvezza è imprescindibile per proseguire il progetto che dovrà trovare compimento nel nuovo stadio, ma il Cagliari può e deve (almeno) lottare per qualcosa di più. Anche perché pensare di arrivare dietro a squadre come Palermo, Empoli, Crotone e Pescara sarebbe francamente un’impresa al contrario.
ROSA ALL’ALTEZZA – Abissale la differenza tecnica tra la rosa del Cagliari e quella delle ultime della classe. Fatta eccezione per la scelta suicida sui terzini (Isla non è a suo agio, Murru non ha alternative, Pisacane e Capuano sono centrali adattati, Bittante non è pronto, lo stesso Capozucca ha ammesso come occorra intervenire a gennaio), il Cagliari ha un organico all’altezza in tutti i reparti, anche con gli infortuni arrivati a pioggia ad inizio stagione. Rastelli ha a disposizione prime e seconde scelte in tutti i ruoli, in alcuni di questi le opzioni sono addirittura tre.
SQUADRA FRAGILE – Ecco allora che si torna alla mancanza di personalità palesata un anno fa e ancora presente oggi, perché la buia seconda parte di campionato cadetto e i tremendi passaggi a vuoto in Serie A si somigliano tantissimo. Il Cagliari ha conquistato 20 punti, un ottimo bottino dal punto di vista numerico, di questi 16 sono arrivati al Sant’Elia. Le goleade subite però (in casa e in trasferta) sono ormai diventate una costante. Il Cagliari ha la peggior difesa della Serie A con 37 gol subiti in 16 partite, praticamente due a partita. Mai nessuno, nelle dieci Serie A precedenti, aveva subito così tanto a questo punto del cammino. Un Cagliari che subisce gol e crolla, spesso uscendo in maniera preoccupante dalle partite, qualcosa che nemmeno le peggiori e pericolanti formazioni del torneo hanno mai conosciuto in stagione.
ALIBI INFORTUNI – I tanti infortuni rappresentano sicuramente un’attenuante per i rossoblù, ma in nessun modo possono giustificare le altrettante prestazioni imbarazzanti. Non ultima quella con il Napoli (che nell’idea dei tifosi è la partita dell’anno) con gli azzurri di Sarri che hanno umiliato il Cagliari proprio come Juventus, Fiorentina, Lazio e Torino.
ASSOLUZIONI DANNOSE – Certo è che i continui input di Rastelli in conferenza stampa, volti a giustificare i suoi calciatori sempre e comunque, non aiutano la crescita di un gruppo che è tutt’altro che giovane, che dovrebbe responsabilizzarsi e non venire difeso quando non lo merita. Cercare la stilla di positività (la prima mezzora, il palo colpito, l’emergenza, la sfortuna) in mezzo al disastro, e ripararsi con “la classifica che resta ottima” non serve a guarire i mali e finisce per essere stucchevole. Un qualcosa che, dichiarazioni alla mano, società in primis, affiancata da allenatore e giocatori non sembrano voler capire.
UNA REALTA’ COMPLESSA – Il Cagliari si salverà senza affanni per manifesta inferiorità delle altre contendenti, perché i confronti diretti vedono i rossoblù enormemente favoriti e le altre non puniscono mai quando il Cagliari rimane al palo. Probabilmente i sardi regaleranno qualche altra bella vittoria ai propri tifosi, visto l’organico sopra la media. Non crescerà però il progetto rossoblù: nessun talento da valorizzare, nessun calciatore futuribile tra gli acquisti (Ionita e Joao Pedro appaiono gli unici “giovani” in grado di un salto di qualità per sé stessi e la squadra) e un clima tutt’altro che sereno, a dispetto delle dichiarazioni provenienti da Asseminello ogni qual volta un risultato positivo spazza la polvere sotto il tappeto. Tutte cose che cozzano con il sogno di un Cagliari posizionato nella fascia alta del calcio italiano, come sognato dai tifosi e paventato dalla dirigenza in tempi non sospetti.
Fabio Frongia