Farias, il mondo delle favole aspetta te

Il calciatore brasiliano scalda i motori

Diego Farias, pronto per il ritorno in campo

Diego Farias, pronto per il ritorno in campo

Si arricchisce sempre più di nomi nuovi l’infermeria del Cagliari: l’ultimo è quello di Simone Padoin, ai box per un risentimento al muscolo flessore della coscia destra. C’è però un elemento che più di tutti è stato a riposo tra il capoluogo sardo e Villa Stuart: si tratta di Diego Farias.

LO STOP – Il brasiliano ha sofferto di un fastidio muscolare al polpaccio, problema che non gli ha permesso di scendere in campo in questa stagione se non per diciassette nell’ormai compromessa partita persa a Bologna. Nella sequela di favole rossoblù di questo primo scorcio di campionato – da Melchiorri a Dessena, passando per Pisacane – sembra essere lui il prossimo designato a scrivere una nuova dolce pagina del diario cagliaritano. L’attaccante di Sorocaba è ora nuovamente a disposizione. La condizione fisica è totalmente da ritrovare, ma essendosi già seduto in panchina contro il Palermo, non è da escludere qualche minuto per lui – soprattutto in caso di garbage time – nella sfida di Torino.




STRIKER OR MID? – Ci si continua a interrogare su quale sia la collocazione migliore del numero 17: nasce come ala destra da tridente, il Cagliari però non utilizza esterni offensivi e dunque gli viene inizialmente disegnato il ruolo di attaccante, poi di trequartista, nel caso in cui manchi Joao Pedro. Questo nella passata stagione cadetta. Ma la Serie A è un’altra cosa. Nel campionato scorso, il sudamericano è stato il capocannoniere degli isolani. Non male per una sorta di seconda punta tacciata ora di svogliatezza, ora di scarsa freddezza sotto porta. Nella Serie B 2015/2016 è sceso in campo per 14 volte da trequartista, andando in gol in 6 occasioni. 18 sono invece i turni in cui è stato schierato da punta, con 8 reti all’attivo, un bottino praticamente identico tra i due impieghi.

QUALE ABITO? – Dunque, dove collocarlo? Massimo Rastelli si è espresso tempo fa sul ruolo di Diego Farias in Serie A: «Schierarlo a trequarti nella massima categoria è un azzardo». La dichiarazione dell’allenatore ha il suo perché: nel momento in cui in Serie B sei la squadra destinata a dover dominare il campionato, con una mediana da far invidia e una difesa – sulla carta – forte, puoi sicuramente permetterti un giocatore come Farias che può risultare una variabile impazzita, anche sacrificando una parte di copertura del centrocampo nonché di raccordo tra mediana e attacco. Quest’anno, il discorso è ben diverso: un calciatore come l’ex Nocerina rischierebbe di compromettere l’equilibrio di una squadra che già di suo fatica a essere stabile e continua, con degli alti e bassi da montagne russe. L’inserimento di un elemento che non fornisce una grossa mano al centrocampo potrebbe creare grossi patemi, soprattutto nel momento in cui anche l’ultima linea latita nel trovare i meccanismi giusti. Di contro, garantirebbe quell’imprevidibilità alla manovra che talvolta manca. Non si può allora che sottoscrivere Rastelli: è un rischio. Da attaccante, invece, il brasiliano potrebbe dar sfoggio di tutta la sua tecnica e la sua classe, magari ritrovando quella via del gol che due anni fa smarrì e costò caro a tutto il sodalizio isolano. Anche qua, c’è un rovescio della medaglia: Farias ha dimostrato più volte di isolarsi di tanto in tanto dalla manovra, risultando evanescente e quindi controproducente per la costruzione delle trame. Quando poi decideva di riattaccar la spina e mettere in mostra tutto il suo talento, era tutta un’altra musica. La discontinuità è però uno dei suoi punti deboli.




VOGLIA DI RIVALSA – Sicuramente il classe ’90 avrà una grossa voglia di rifarsi per quanto successo due anni fa: arrivò come interprete perfetto per fare l’esterno destro del tridente di Zdenek Zeman, il quale già lo prese sotto la sua ala protettrice a metà della stagione 2010/2011 in quel di Foggia. Il brasiliano dimostrò di essere fatto della pasta giusta per quel Cagliari, peccando però incredibilmente sotto porta, dove sprecò davvero tante occasioni, reti preziose che sarebbero potute valere qualche punto in più, magari utili per volgere la stagione verso un percorso differente da quello della retrocessione. Ora per lui c’è la seconda occasione: starà scalpitando dalla voglia di tornare in campo per dimostrare che la fame c’è, non quella di mangiarsi i gol però, bensì per esplodere definitivamente e portare sé stesso e i sardi il più in alto possibile.

Mattia Marzeddu

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