Cagliari e ultras, se perseverare è diabolico

Dopo il caso Storari, ultras del Cagliari a bordo campo ad Asseminello.

La Curva Nord del Sant'Elia (foto: Gianluca Zuddas - www.gianlucazuddas.com)

La Curva Nord del Sant’Elia (foto: Gianluca Zuddas – www.gianlucazuddas.com)

Può un carnefice essere salvato, graziato o accarezzato da quella che prima era stata sua vittima? Fatto raro, ma non impossibile. I casi non mancano, e quando ciò si verifica la notizia si palesa. Il Cagliari Calcio che permette alla tifoseria organizzata di assieparsi a bordo campo durante l’allenamento somiglia tanto a colui che passa sopra quanto ha dovuto subire poco prima, che non vuole imparare e persevera su di una condotta quantomeno discutibile, certamente a rischio in caso di sviluppi da scongiurare, ma purtroppo già verificatisi in passato.




Circa un mese è trascorso da quando gli ultras rossoblù hanno imposto a squadra e società di cambiare padrone della fascia da capitano, senza condizioni. Un aut aut portato avanti da una minoranza di tifosi, prontamente condannata dal resto dei sostenitori, convinti e decisi nel prendere le parti di Marco Storari e della società. E poi? I risultati favorevoli avevano permesso di insabbiare una questione molto seria, ma che nel calcio non si è mai voluta (e mai si vorrà) affrontare, salvo poi leccarsi le ferite se le cose prendono una piega ben più grave rispetto a semplici striscioni ed ostili post sui social network.

Oggi che il Cagliari si trova ad affrontare un’altra partita di capitale importanza, gli stessi sostenitori più accesi vengono invitati come se niente fosse accaduto dentro il centro sportivo. Dove, purtroppo, chiunque sa quanto sia praticamente impossibile entrare per un normale tifoso, magari con bimbi al seguito. Ma da sempre nel mondo pallonaro ci sono soggetti di “serie A” e altri di “serie B”. Un po’ come quando, un tempo (fortunatamente tale pratica è andata affievolendosi), la squadra andava a salutare soltanto la Curva anziché gli altri settori, o in trasferta ignorava il settore ospiti perché occupato da singoli che arrivavano da tutte le parti, anziché da un gruppo ben definito. Di “serie A”, appunto.

Va precisato come vedere i tifosi a ridosso della squadra alla vigilia di un match tanto pesante sia cosa bella, auspicabile da principio. Lo è e lo sarebbe di più se fosse una prassi, e non qualcosa che odora di equilibri dai quali non ci si riesce a liberare.

E allora si vada avanti così, tra uno strappo e una ricucitura che non cambiano lo status quo, tanto poi i risultati e il tempo lavano tutto. Fino alla prossima gatta da pelare, sempre (e sempre più) in maniera autolesionista. Nel frattempo, in casa Inter, quel Mauro Icardi che aveva vissuto la stessa peripezia dell’ex vice-capitano del Cagliari continua a indossare la fascia, a segnare ed essere decisivo, suscitando boati e venendo criticato (lui come tutta la squadra) per un ruolino, sul campo, imbarazzante. Su certe vicende occorrerebbe un approccio diverso, in Sardegna bisognerebbe impararlo.

Fabio Frongia




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