Cagliari – Signorelli a tutto tondo sullo stadio provvisorio e definitivo.
Importante intervento del consigliere di amministrazione del Cagliari Calcio, Stefano Signorelli, nell’ambito del corso di aggiornamento professionale degli iscritti all’Ordine dei giornalisti dal titolo “Sport e spettacolo. Sicurezza, comfort e qualità negli stadi. Il nuovo impianto del Cagliari calcio”. Il responsabile del progetto stadio ha risposto alle domande dei giornalisti presenti, esaudendo le tante curiosità esistenti in merito al nuovo stadio di Cagliari (l’obiettivo è inaugurarlo nella stagione 2019/2020, quella del centenario rossoblù) e a quello provvisorio, il cui cantiere dovrebbe essere aperto a febbraio 2017 per ospitare le partite interne dei sardi per almeno due stagioni sportive.
“E’ difficile quantificare una cifra con precisione”, dice Signorelli circa il costo dello stadio provvisorio. “Stiamo valutando da sei mesi circa, speriamo di rimanere sotto i 10 milioni di euro, un investimento molto importante. Purtroppo si potrà utilizzare solo per massimo tre anni, la scelta del presidente Tommaso Giulini è stata quella di rimanere a Cagliari o dintorni, una scelta molto onerosa ma comunque importante. Sicuramente non è un investimento ammortizzabile, per questo stiamo cercando il sostegno di sponsor e finanziatori vari”.
Ci si sposta al Sant’Elia (dove oggi sorgono i parcheggi lato Distinti) dopo l’esperienza Is Arenas e il trasloco da Quartu Sant’Elena. “Tutte le strutture di nostra proprietà derivano da Is Arenas – spiega Signorelli -, che aveva una capienza di 16.100 posti. Per giocare in Serie A lo stadio deve avere almeno 16 mila posti, ecco perché si portata avanti questa soluzione. Considerate che lo smontaggio e il montaggio sono molto onerosi, fate il conto che i costi di demolizione sono stati superiori ai 600 mila euro, solo per smontare quanto già esisteva”.
C’era l’intenzione da parte vostra di dimostrare che la struttura era amovibile, contrariamente a quanto sostenevano i pm nell’inchiesta? “No – taglia corto Signorelli -, avremmo fatto volentieri a meno di smontare quella struttura, sia per i costi sia per il fatto che avevamo già uno stadio funzionale con il bisogno di pochi lavori di ripristino. Non è stata nostra volontà quella di demolire, anzi, abbiamo cercato in tutti i modi di rimanere a Quartu”, precisa il consigliere, facendo riferimento alle frizioni e alle trattative fallite con l’amministrazione quartese, spesso raccontata dalla società di via Mameli.
Che criticità e problematiche ci sono, o avete dovuto affrontare, sulla strada del nuovo stadio, quello definitivo? “Non ci sono particolari preoccupazioni – afferma -, anche perché le normative sono ben chiare e gli spazi sono soddisfacenti, non siamo dentro un centro abitato ove sorgono vincoli e problematiche legate agli spazi. Progettando in modo puntuale e valutando bene, penso che in sei mesi potremmo avere un progetto definitivo già condiviso con chi dovrà poi valutarlo”.
Il manto dello stadio provvisorio sarà in sintetico? “No, avrà il manto in erba naturale, stiamo cercando di capire come poter utilizzare il manto dell’attuale stadio nel provvisorio per poi riportarlo nello stadio definitivo, oppure usare il fondo attuale per il provvisorio”.
Quello che fino a pochi mesi fa sembrava impossibile oggi si può fare: centri commerciali, stadio ai privati. Ci saranno anche concerti, nel nuovo stadio? “Nel nostro piano economico-finanziario abbiamo inserito una voce inerente i concerti, il problema è il manto erboso: avendo deciso di fare un manto naturale, i concerti comportano un rischio importante. A Roma, dove si tengono decine di concerti annui, ogni anno viene rifatto il manto erboso. Se trovassimo dei sistemi per proteggere l’impianto, li ospiteremmo molto volentieri”.
Chi pagherà lo stadio provvisorio? “Stiamo lavorando per questo, per trovare finanziatori che diano una mano a fare questo investimento. Cerchiamo uno sponsor che dia il nome allo stadio”.
Si rimarrà comunque a Sant’Elia. “La zona di Sant’Elia – spiega Signorelli – ha necessariamente bisogno di essere riqualificata, ovviamente ci sono tutta una serie di situazioni legate a sicurezza, viabilità, logistica da tenere conto con un’affluenza di 16 mila persone. A Cagliari non ci sono e non c’erano zone con strutture esistenti che evitino o evitassero di far lievitare l’investimento iniziale per lo stadio provvisorio. Inoltre, non abbiamo anni per costruirlo, bensì pochi mesi…”.
Nelle scorse settimane il Cagliari (Giulini, Passetti, Signorelli) si è recato in giro per l’Europa a vedere stadi cui ispirarsi. Cosa avete notato? “Da 21 mila-22 mila spettatori non ne ho ancora visti – racconta – ne ho visti alcuni da 16 mila che sono vere e proprie piccole bomboniere, sempre pieni e molto accoglienti. Ne ho visti da 28-30 mila posti, ma come il nostro non ne ho visti, anche perché dobbiamo inventarlo noi quindi è difficile… Ogni stadio ha la sua peculiarità. In giro per l’Europa abbiamo notato l’attenzione al dettaglio, anche ai bagni per i settori ospiti: tutto deve essere nuovo e immacolato, perché se io lascio qualcosa di rotto poi legittimo il facinoroso a rovinare. Sarà importante avere costi di gestione e manutenzione sostenibili, una volta inaugurato lo stadio”.
Quali eventi si potranno ospitare quali no? “Lo Juventus Stadium, che ha circa 41.500 posti, non può ospitare finali di Champions League ed Europa League, ricordo che due anni fa ha ospitato quella di Europa League in deroga. Il nostro stadio potrà ospitare tutto tranne finali di Coppa del Mondo o Champions League. Non si può progettare uno stadio pensando ad un evento che si potrà tenere una volta ogni dieci anni, forse. Senza dimenticare che il costo in base alla capienza aumenta in modo esponenziale, uno stadio da 40mila posti non costa il doppio di uno da 20mila, bensì molto di più. A noi non serve uno stadio sovradimensionato, bensì un impianto accogliente e pieno, che si possa vivere 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno, dove i tifosi vadano a passare le giornate, non solo per due ore a vedere le partite. Ci saranno molti servizi (penso ad asili momentanei dove i genitori potranno lasciare i figli durante il match) e dovremo essere bravi a creare iniziative e clima per rendere lo stadio vivibile a 360 gradi”.
Avete preso in considerazione altre aree di Cagliari per lo stadio provvisorio? “Si, non le conosco quindi non riesco a dirvi i nomi, c’erano varie situazioni tra cui l’area di via San Paolo. Però, ripeto, non c’erano zone con strutture che evitassero di dover intervenire con un investimento ancora più alto”.
Si potranno ospitare partite di rugby, per esempio il 6 Nazioni? “Perché no? Magari a fine stagione calcistica, visto che il rugby incide molto sul manto erboso”.
Come gestire la tifoseria più calda nel nuovo stadio, anche alla luce degli ultimi fatti e problemi con parte della Curva? “Nel momento in cui si ha la possibilità di avere in città una struttura di questo tipo, penso ci sarà massimo rispetto da parte di tutti. Sarà fondamentale il comfort per attrarre le persone allo stadio, posto che l’affluenza negli stadi è in calo ovunque. Io penso che un gioiello venga rispettato da tutti, essendo tale ed essendo un plus per la città oltre che per la squadra-società”.
In che rapporti siete con B Futura? “Con B Futura abbiamo fatto la prima parte del percorso e progetto, arrivando alla dichiarazione di pubblica utilità da parte del Comune di Cagliari. Continueremo l’iter con loro”, si limita a dire Signorelli, senza entrare nello specifico del modus operandi che si sta tenendo con la struttura legata alla Lega di Serie B per facilitare il rinnovo degli stadi italiani.
Avete pensato a quanto potrà contribuire l’eventuale sponsor che darebbe il nome allo stadio? “Pensiamo ad un canone di 900 mila euro annui, purtroppo in Italia non ci sono molti precedenti, c’è il Dacia Staidum ma non so a quanto ammonti l’accordo con l’Udinese. La Juventus ha avuto il 50% dallo sponsor per lo Stadium, se noi arrivassimo al 50% del totale faremmo lo stadio in due anni”.