Antonello Cuccureddu analizza con noi Cagliari-Crotone e il momento della Torres
E’ stato uno dei giocatori più decorati della storia del calcio sardo e un allenatore capace di far sognare piazze e tifoserie intere. Antonello Cuccureddu, dal suo buen retiro di Alghero, continua a divorare calcio in attesa di tornare in pista. Con lui abbiamo parlato del Cagliari, atteso dalla sfida contro una delle sue ex squadre, il Crotone, passando per la complicata situazione in casa Torres.
“Conosco benissimo la piazza di Crotone – afferma il tecnico catalano – ci ho lasciato tanti amici. Conquistammo la prima promozione in B della loro storia, quindi i ricordi sono stupendi. L’approdo in Serie A è un qualcosa di straordinario per loro”. La sensazione dopo queste prime giornate, però, è che si siano ritrovati a giocare con un qualcosa più grande di loro: “E’ ancora presto, vedremo come andrà il campionato. Poi c’è anche da dire che non possono fare investimenti oltre le loro possibilità. Bisogna considerare anche che giocare a Pescara li penalizza, il pubblico crotonese è caldo e spinge la squadra. La salvezza non sarà facile ma credo se la possano giocare”.
All’orizzonte Cagliari-Crotone, una sfida cruciale per entrambe le squadre: “Sono due squadre che devono pensare prima di tutto alla salvezza, anche se il Cagliari, in questo momento, credo che abbia qualcosa in più. Hanno un organico di tutto rispetto che, specialmente al Sant’Elia, può dare fastidio a tante. Hanno ingaggiato Borriello, due calciatori della Juventus e in più devono attendere il rientro di alcuni infortunati che sono pedine importanti. Se Rastelli riuscirà a dare un equilibrio alla squadra, credo che i rossoblù si potranno divertire“.
Proprio Rastelli, nonostante una promozione all’attivo, è ciclicamente oggetto di critiche e mugugni: “Questa è la vita dell’allenatore! Se vinci sei bravo e se perdi sei sulla graticola. Purtroppo in Italia agli allenatori non viene dato il tempo di lavorare. Rastelli ha portato il Cagliari in Serie A e quello era l’obiettivo, non importa come. Sembra che debbano vincere tutte le partite ma non sarà così, sarà un campionato di sofferenza in cui i tifosi dovranno stare vicini alla squadra”.
Passando al capo nord della Sardegna, sembrano passate ere geologiche da quando la sua Torres sognava in grande, in questo momento sembra che il calcio giocato sia l’ultimo dei problemi: “Purtroppo è mancata una classe dirigenziale all’altezza della situazione. Per fare calcio non si può lavorare in maniera superficiale, non si improvvisa niente. La Torres ha una storia e una tradizione, mi piacerebbe se andasse in mano a delle persone capaci e competenti che vogliano il bene della Torres, di Sassari e della Sardegna”.
L’unica via d’uscita, dunque, è un passaggio di mano ai vertici societari? “A questo punto credo proprio di si. Non riesco a vedere la Torres in Serie D, una società con una tradizione calcistica ridotta a giocare in un campionato dilettantistico, un torneo che non le appartiene. La Torres è dei sassaresi e della Sardegna, dopo il Cagliari c’è la Torres”. A distanza di dieci anni tutta la città rimpiange ancora quei play-off persi contro il Grosseto: “Quel play-off del 2006 avrebbe potuto rappresentare la fortuna della Torres, ma dietro ci sono tanti però. Dobbiamo ricordarci di come ci siamo arrivati e di quali erano i programmi, poi si sono divisi tutti e la società ha rischiato di sparire finendo nel dilettantismo”.
Proprio una sua vecchia conoscenza, quel Marco Sanna adesso sulla panchina del Grosseto, ha raccolto ampi consensi sulla panchina del Vanni Sanna: “Lo scorso anno ha fatto un ottimo lavoro, poi non so bene cosa sia successo con i dirigenti. Peccato perché è un ottimo ragazzo ed in più è sardo e ci teneva particolarmente. Adesso è in una piazza esigente come Grosseto, non posso che augurargli il meglio possibile”
La sua carriera di allenatore ha subito uno stop dopo la stagione 2013/14, proprio a Grosseto. Mancanza di proposte allettanti? : “Quello è sicuro, mi sarebbe piaciuto lavorare in Sardegna. Adesso sto cercando di creare una scuola calcio, anche perché mi piace ancora stare in mezzo al campo”.
Stefano Sulis