Cagliari e ultras, non è cambiato nulla

L’unica nota stonata in una serata di gioia

I tifosi del Cagliari in curva Nord (foto: Gianluca Zuddas)

I tifosi del Cagliari in curva Nord (foto: Gianluca Zuddas)

Il Cagliari torna al successo, batte la Sampdoria e conquista la serenità necessaria per preparare al meglio la sfida interna contro il Crotone. Il tutto in una serata che ha visto la favola di Federico Melchiorri e il ritorno in campo di Marco Storari, applaudito dalla stragrande maggioranza dello stadio.  Una piacevole armonia rovinata da una sola nota stonata che ha macchiato la serata rossoblù e – più importante – l’immagine della società.

Appena sette giorni fa, alla vigilia dell’infausta trasferta dello Juventus Stadium, Massimo Rastelli anticipava ogni tipo di polemica sostenendo che “Marco Storari sarà capitano, come normale che sia“. Una presa di posizione contro la contestazione nei confronti del suo portiere che valse plausi a lui e alla società quale esempi di rettitudine. Elogi e paragoni gratificanti con la precedente gestione, spesso accusata (giustamente) di fare buon viso a cattivo gioco con la frangia più estrema del tifo rossoblù.



Sono bastati pochi giorni per fare inversione a U e rimangiarsi quanto detto: Marco Storari “declassato” e Pattolino Sau capitano. Ma cosa è cambiato rispetto a pochi giorni fa, quando Storari era “normalmente” capitano? Niente, se non il fatto che lo scorso mercoledì il Cagliari giocasse in trasferta. Al momento di tornare tra le mura amiche, evidentemente, la normalità non è più stata tale, costringendo ad un cambio di rotta (e di fascia) tanto inatteso quanto codardo. E non perché Sau non meriti l’onore e l’onere della fascia, ma perché una decisione presa tra le mura dello spogliatoio è stata modificata in seguito alle pressioni provenienti dall’esterno, creando così un precedente. Un’amara sensazione di déjà vu, riemersa tra l’immobilismo societario e l’impotenza della gran parte dei tifosi. Quell’immobilismo di chi si limita ad un hashtag per difendere il proprio capitano (seppur temporaneo) e uno degli uomini simbolo della ricostruzione dopo la retrocessione.

Massimo Rastelli ha rivendicato la paternità della scelta (in accordo col giocatore) ma è difficile pensare che la società non fosse al corrente della decisione. E’ più probabile, invece, che la decisione sia stata presa di concerto e al tecnico sia spettato l’ingrato compito di parafulmine. Una scelta in salsa democristiana, volta ad accontentare tutti ma che, di fatto, ha lasciato l’amaro in bocca a tanti, dando l’idea di una società pronta ad abbassare il capo davanti al volere di qualche centinaio di tifosi. Evidente come, al di là delle dichiarazioni di circostanza, la paura (legittima) abbia primeggiato rispetto alla volontà della stragrande maggioranza dei tifosi.

Tutto cambia perché non cambi niente. Sarebbe eccessivo e ingeneroso etichettare di gattopardismo la società. E’ certo, però, che quest’ultima esca ridimensionata da tutta la vicenda, quantomeno a livello di immagine. Nell’ultimo biennio in via Mameli sono stati fatti registrare dei progressi sotto diversi punti di vista: dal progetto stadio al potenziamento del settore giovanile, passando per tutte le attività collaterali dedicate ai tifosi. E’ tempo di dare un ultimo strappo al passato.

Stefano Sulis




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Un commento

  • Salvatore Loi 27 / 09 / 2016

    Le società di calcio “ostaggi” degli ultras !!!!

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