La giornata perfetta, quella agognata per un’estate, e ancor di più nelle ultime tre settimane, quelle del battesimo in Serie A dove le montagne russe cominciavano ad essere un gioco poco divertente. Il Cagliari vive una domenica di gloria, assieme al suo allenatore che ha tutto il diritto di gioire come un bambino sul prato di un Sant’Elia festante come nelle migliori occasioni. Per i rossoblù è la giornata in cui niente oscura la vallata, per l’allenatore quella della prima vittoria in Serie A, e così c’è la possibilità di aprire serenamente giornali e siti internet, visto che per sua ammissione “quando perdo leggo poco”.
E allora Rastelli leggerà gli elogi per avere letto bene la partita, per avere indovinato la scelta di avanzare Isla (non è un terzino, lo si diceva e pensava in seno alla società stessa prima di acquistarlo) dando fiducia al fido Pisacane, di rilevare Di Gennaro con Tachtsidis quando il milanese era stato tra i migliori delle prime partite, di credere nell’ora di autonomia di un Joao Pedro straripante oltre ogni più rosea aspettativa.
Certo, con Borriello e Sau in totale stato di grazia (Dio li conservi così, scrivevamo dopo Cagliari-Roma e non si può che fare copincolla) diventa tutto più facile, ma il napoletano e il barbaricino c’erano anche una settimana fa a Bologna, dove le note liete erano state pressoché nulle. E dove (chissà se è vero, ma conta poco) Rastelli aveva già individuato le soluzioni alternative al deleterio infortunio di Ionita.
L’Atalanta (molto male gli orobici visti in Sardegna) restituisce l’idea che questa Serie A sia tanto livellata da permettere tutto e il contrario di tutto, come confermato anche dagli altri match odierni, e allora l’obiettivo del Cagliari dovrà essere la classica salvezza ma anche primeggiare in quel campionato a (circa) dieci squadre citato dall’allenatore rossoblù alla vigilia. Di sicuro questo Cagliari con la lotta salvezza c’entra poco, a patto che oggi (se lo augurano tutti) sia stato un raggiungimento dello standard da tenere e non l’ennesima salita dello schizofrenico via-vai.
Quando il portiere di riserva (Rafael) para un rigore sull’1-0, il criticato terzino sinistro (Murru) sfreccia, recupera e crossa, il regista designato (Tachtisidis) tampona e rilancia, le mezzali (Padoin e Isla) danno fosforo, il tridente (Joao Pedro-Sau-Borriello) inventa, rifinisce, segna bisogna solo gioire e rilevare come tutto sia andato per il meglio. Indice di voglia di emergere da parte del gruppo, e dell’elevato potenziale di una rosa che l’allenatore deve gestire al meglio, come fatto oggi.
Ci saranno tante tappe difficili, altri momenti bui, ma il Cagliari oggi ha dato un segnale chiaro al campionato: gli ingredienti per un bel piatto ci sono tutti.
Fabio Frongia