Latte Dolce, riscossa sagace dalla periferia

Paolo Palmas, attaccante del Latte Dolce

Paolo Palmas, attaccante del Latte Dolce

Immaginate chi è cresciuto in periferia e vede la città, lontana, come un miraggio. Lo stadio è protetto da una rete e ha i contorni del mito, per via di quei calciatori dai nomi altisonanti ricordati come leggende nelle piazze e nei circoli, nei luoghi di ritrovo dalle labbra di chi rammenta. Quel bambino per gran parte della sua vita ha sognato di giocare con i grandi e di calcare quel manto erboso, ha lavorato e fatto le ore piccole, si è sporcato ed è caduto ma ce l’ha fatta, questa volta ce l’ha veramente fatta.




La prima vittoria in campionato del Latte Dolce dei ragazzi terribili ha il volto di Andrea Pala, un macilento classe ‘97 tutta corsa e polmoni che da semplice gregario e da nome semi-sconosciuto su una distinta è riuscito a finire tra i marcatori con un gol di rapina, da vero rapace d’area di rigore. “Non è da questi particolari che si giudica un giocatore”, direbbe De Gregori e ha ragione perché la rete è sola la punta di un iceberg, la ciliegina sulla torta di una prestazione da incorniciare. Nel primo tempo è attento in fase di contenimento accorciando su Mereu e trovando i tempi giusti nel raddoppiare la marcatura su Ladu, cliente scomodo per il compagno Spano. Nella ripresa fa gli straordinari quando Paba passa al 4-5-1 e, a testa bassa, più col cuore che con le gambe, continua a pressare generosamente. Il Latte Dolce ha il suo volto perché ha carattere e umiltà, perché è come lui: un giovane mediano affamato che vorrebbe spaccare il mondo in due quando si scontra contro qualcuno di più grosso, è rabbioso e inesperto ma si farà strada.

IL CAPITANO. Andrea Usai è come uno Chardonnay: non s’inacidisce e migliora col passare degli anni, un barricato di alta qualità che tutti vorrebbero nella loro collezione di vini. Non ha più lo scatto bruciante e la corsa di qualche anno fa (l’età azzanna le caviglie a tutti) ma compensa le normali carenze atletiche con un’intelligenza tattica capace di elevarlo una spanna sopra gli altri. Intuisce con facilità le crepe dove poter far male aella Maginot ogliastrina tra difesa e centrocampo, riuscendo a smarcarsi ed arrivare al tiro, oltre a fare il lavoro sporco portando via l’uomo alle due punte Palmas e Scognamillo. Un vero dieci e un vero capitano, cosa si vorrebbe di più in una squadra?




ALLENATORE. Non si offendano Usai & Co. ma il valore aggiunto di questa squadra è l’allenatore, un brillante quarantenne con un’esperienza decennale in mezzo ai giovani e alle scuole calcio. Nella partita contro il Lanusei le sue qualità da stratega sono emerse chiare. Paba è stato un generale esperto che ha pazientato non lasciandosi condurre dal nemico in battaglia, lo ha aspettato e l’ha colpito di rimessa nel momento giusto. In contropiede la sua squadra è organizzata, gli interni seguono bene l’azione e danno il supporto necessario ai tre davanti che sanno incrociarsi e non dare punti di riferimento.

La compagine sassarese è una squadra ben assortita, non muta pelle in relazione dell’avversario da affrontare e conserva, a testa alta e schiena dritta, la sua idea di gioco con una tempra rimasta immutata col passaggio di categoria. Mereu e Piga sono due certezze in mezzo al campo insieme a Delrio e Garau, veterani del gruppo. La difesa è coriacea e regge gli urti, avendo in Fideli (segnatevi anche il suo nome) un gioiellino tra le mani, nonostante spesso il suo amore per il pallone lo porti ad assoli fini a se stessi e a qualche richiamo dalla panchina. Dategli tempo, fatelo crescere. Quando Paba fu chiamato a sostituire Scotto molti rimasero sconcertati della scelta di affidare la panchina ad un tecnico con poca esperienza. La scommessa è stata vinta e rivinta, oggi il club si può vantare di avere uno dei migliori allenatori sulla piazza.

STADIO. A guardarlo da fuori lo stadio sembra quello di ogni domenica, rossoblù nell’animo, con l’inno storico cantato dal Trio di Latte Dolce pronto ad accoglierti prima del match. Il vermiglio torresino sfuma in celeste, dagli altoparlanti rimbomba la voce squillante di Fabrizio Casu e sugli spalti si respira un’aria assordante di festa. Il Vanni Sanna ha aperto le porte al bambino affamato venuto di corsa dalla periferia, i cugini sono avvisati.

Fiorenzo Pala

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