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Una chiacchierata amarcord con Marco Piga, bomber di razza e bestia nera dell’Olbia
Sono i gemelli dello sport sardo, Mario e Marco Piga, galluresi doc, cresciuti insieme nella vita come nel calcio. “Quando parlo della mia carriera non posso non parlare al plurale“, dice Marco Piga.
Alla vigilia di Olbia-Lucchese che sancisce il ritorno della Serie C al Bruno Nespoli di Olbia, proprio con Marco, che con la maglia dei toscani (e non solo) ai bianchi segnò spesso, andiamo a rivivere dei momenti passati ma ancora freschi e mai dimenticati: “Destino voleva che per me e mio fratello le partite contro l’Olbia fossero perfette, gli olbiesi con noi non sono mai stati fortunati.” E non lo furono sicuramente in quel Lucchese-Olbia 4-0… “Tripletta mia e quarto gol di Mario, una scorpacciata non indifferente!“.
Cosa significava Olbia-Lucchese per voi sardi emigrati in Toscana? “Nell’Olbia avevamo un sacco di amici e tutte le volte che tornavamo in Gallura per noi era motivo di contentezza, per riabbracciare la nostra Sardegna e anche perché ero fidanzato con la mia attuale moglie, quindi era una gara che affrontavo sempre volentieri.” Casacca bianca che i gemelli hanno bramato per un po’ di tempo. “L’Olbia per diverse volte è arrivata vicina al nostro acquisto, ma non se ne fece mai niente, nonostante a noi avrebbe fatto piacere. Fortuna ha voluto che comunque ci fu Giovanni Sanna che ci portò alla Torres e fece cominciare il nostro cammino calcistico”.
E chissà che l’allora società non se ne pentì, visti i dolori inflittagli dai gemelli. “Non solo con la Lucchese, ma anche nei derby con la Torres andai sempre in rete. Non so per quale motivo, ma quando li incontravamo sembravamo dei mostri, forse era solo destino. Mi ricordo anche un Lucchese-Olbia 3-1 dove feci doppietta. Dal mio punto di vista sono ricordi stupendi perché coincidevano con giornate molto proficue, non so per loro, magari erano contenti perché eravamo due ragazzi galluresi, magari lo erano meno perché ci sfogavamo sempre contro di loro.”
Olbia che adesso è tornata grande. Che idea si è fatto? “Sono molto contento! Per i bianchi, anche con l’avvento del Cagliari dietro, si prospetta un futuro roseo.” Ma la Torres, grande amore dei Piga, non si dimentica. “Io mi auguro che lo stesso possa avvenire per la Torres, perchè Sassari è una città che merita altri palcoscenici. Quando giocavamo noi erano sempre presenti allo stadio circa 10.000 persone e l’entusiasmo, nonché il pubblico, era quello di una piazza di Serie B.” Il vento, però, continua a soffiare solo verso Tavolara. “Olbia, dal punto di vista spettatori, anche se molto passionale, è inferiore a Sassari, tuttavia con l’avvento nella nuova società può essere sulla strada giusta per levarsi molte soddisfazioni. Io e mio fratello saremo i primi ad esserne contenti.”
Tifosi torresini che sono scesi in piazza con l’orgoglio e l’amore per quei colori che da sempre li contraddistinguono. “Io spero che qualcuno possa avere a cuore le sorti di questa città e di questa squadra, perché ha un passato glorioso e penso sia ora di finire di maltrattarla e di farle vivere le vicissitudini che sta vivendo da qualche tempo. Mi auguro possa succedere la stessa cosa che è successo all’Olbia, per ridare la dignità che il pubblico sassarese merita di avere.”
Una chiosa finale sulla carriera del Marco Piga calciatore, bomber di razza. “Nella mia carriera ho avuto tanti momenti belli, a partire, ovviamente, da Sassari. Lucca fu una tappa fondamentale, dove vinsi la classifica cannonieri all’età di 18 anni con 19 gol in C davanti a gente come Mondonico e Graziani. Da lì andai all’Atalanta dove vinsi il campionato. Poi ci fu l’Avellino, che voleva solo me, ma io riuscii a portare anche mio fratello. In Irpinia ci fu un rapporto incredibile con la città, Mario trovò la sua dimensione e rimase cinque anni. Io dopo due stagioni andai a Catania dove ebbi modo di conoscere altri tifosi stupendi. Siamo stati voluti bene in tutte le piazze dove abbiamo giocato e questa è per noi la fortuna più grande che potessimo avere.”
Oliviero Addis