Calciomercato Cagliari – La disamina a sirena suonata
Si è finalmente concluso il calciomercato estivo. Una sessione di mercato che ufficialmente dura un paio di mesi ma che sostanzialmente non si ferma mai, con gli addetti ai lavori sempre attivi e le idee che frullano dal giorno successivo alla fine di una sessione in vista di quella nuova. Era infatti il 9 marzo quando vi raccontammo della prima mossa del Cagliari per la stagione del ritorno in Serie A. I rossoblù erano ancora in cadetteria e contendevano al Crotone il primato (poi conquistato all’ultimo respiro a Vercelli), ma ad Asseminello Pajac svolgeva le visite mediche. Il croato è stato il primo squillo di mercato di Capozucca e poco importa che poi il trequartista sia finito in prestito, proprio pochi giorni fa, al Benevento.
Un mercato scoppiettante come quello 2016, a Cagliari non si era mai visto. Una sessione sicuramente positiva, che fino all’ultima giornata registrava però l’assenza di qualche tessera: un terzino sinistro e un regista alternativo al convincente Di Gennaro di inizio stagione. Gli arrivi di Bittante dall’Empoli (come Pisacane uomo di Rastelli, ad Avellino) e quello di Tachtsidis all’ultimo respiro dal Torino, hanno completato numericamente la rosa a disposizione del tecnico campano.
Una rosa con tante alternative in tutte le zone del campo, almeno due per ruolo. Due coppie di terzini (Isla-Pisacane a destra e Murru-Bittante a sinistra), una batteria di quattro centrali (Bruno Alves vero colpaccio estivo, Ceppitelli, Salamon e Capuano), due registi come Di Gennaro e Tachtsidis, quattro mezzali (i titolari Padoin e Ionita, le riserve Munari e Barella) e il convalescente capitano Dessena. I due trequartisti sono Joao Pedro e Farias (con Barella che ha dimostrato di poter fare – e bene – anche quel ruolo), le quattro punte portano il nome di Borriello, Sau, Giannetti e Melchiorri, anch’egli out per un po’.
Le domande post-calciomercato sono sempre le stesse. Si poteva fare di più? Probabilmente sì, ma è anche vero che si sarebbe potuto fare anche qualcosa in meno. Il Cagliari, a fronte di poche e mirate uscite come quelle di Krajnc, Colombatto, Cragno, Deiola, Balzano e Fossati (queste due un po’ frettolose e che hanno costretto a cercare due pedine fino allo scadere), ha rinforzato con l’esperienza una squadra che ben si era comportata in Serie B. Sarà ora compito di Rastelli amalgamare il gruppo e farlo rendere al meglio, avendo a disposizione una rosa in grado di valere il decimo posto. Tolta l’inarrivabile Juventus, il Napoli, le milanesi, le romane, Fiorentina, Sassuolo e Torino, il Cagliari può giocarsela con tutte le altre, recitando magari il ruolo di sorpresa stagionale mettendosi alle spalle qualcuno di cui sopra. Il tutto, ovviamente, a patto di mettere definitivamente in soffitta l’atteggiamento rinunciatario e timoroso visto al debutto genovese.
Chiosa finale sul caso Mati Fernandez, che tanto ha fatto discutere a fil di sirena. Le trattative non sono mai chiuse fino al deposito del contratto. La storia del calciomercato lo insegna da sempre. Lo stesso Cagliari, l’anno passato, strappò Salamon al Pescara quando sembrava tutto fatto tra il polacco e gli abruzzesi. Alla fine non tutti i mali vengono per nuocere. Al Cagliari serviva un regista alternativo a Di Gennaro, mentre il cileno è una mezzala offensiva che nasce trequartista. Senza la chiamata di Montella per convincere l’ex pupillo dei tempi fiorentini non sarebbe mai arrivato Tachtsidis. E lui sì che ai rossoblù serviva davvero.
Giampaolo Gaias