Cagliari-Roma, altro che nulla da perdere

Pajac e Joao Pedro: uno va al Benevento, l'altro è infortunato

Pajac e Joao Pedro: uno va al Benevento, l’altro è infortunato

Appuntamento di quelli che richiamano titoli e ribalta nazionale, partita di cartello che provoca acquolina e tensione, tanta è la voglia di non tradire le attese, regalando magari qualcosa di bello a chi assiste e trepida. Cagliari-Roma alla seconda giornata della Serie A, come 6 anni fa, quando per i rossoblù di Bisoli fu illusione di uno champagne presto privo di bollicine. Stavolta la truppa di Rastelli vuole giocare uno scherzo alla Lupa ferita dalla campagna europea, che una volta di più ha mostrato la poca consistenza del calcio italiano al cospetto delle concorrenti del Vecchio Continente. I sardi, però, non stanno molto meglio, perché la partita di Genova ha lasciato dubbi da dissipare, oltre alle ferite proprie di una sconfitta.




Ecco perché entrambe le contendenti non possono sbagliare, al di là del risultato, certamente più importante per i capitolini, ai quali un KO farebbe malissimo, già a fine agosto. Il Cagliari, pur potendo permettersi di perdere, deve però dare risposte convincenti prima di tutto a sé stesso. Cedere i 3 punti a Spalletti giocando poco e male acuirebbe la negatività che avvolge l’impalcatura isolana, farlo al termine di una prova gagliarda rilancerebbe le quotazioni prima della sosta, dove si potrebbero recuperare gli infortunati e lavorare sugli aspetti tattici.

Il modulo – anche se Rastelli liquida l’argomento sostenendo che “se ne parla troppo” – è il vero focus della vigilia, perché il 3-5-2 paventato da un anno e visto nelle prime due uscite stagionali appare acerbo e ancora indigesto, mentre il 4-3-1-2 è oggi attuabile solo lanciando Nicolò Barella, a meno di nuovi esperimenti. Cosa deciderà il nocchiero campano? Al netto dei numeri, conteranno atteggiamento e gamba, perché solo con (razionale) spavalderia e ritmo si può mettere in difficoltà una “grande” capace di mettere sul prato del Sant’Elia muscoli (Nainggolan, De Rossi, Strootman) e talento (Salah, Perotti, El Shaarawy).




Con Pajac ufficialmente ceduto al Benevento, si balla tra la scelta di tre centrali (Salamon più di Capuano o Pisacane al fianco di Ceppitelli e Bruno Alves) e l’impiego di Barella dietro Sau-Borriello, con Isla e Padoin incaricati di prendersi la fascia destra. Le certezze sono le due punte e il centrale portoghese, mentre Di Gennaro a Marassi ha convinto per abnegazione e lucidità, non riuscendo (né potendo) a dare geometrie: la spina dorsale, buon punto di partenza per cercare l’impresa. E Barella? Ha tante chance di giocare, non ha nascosto di essere pronto, sa che in caso di buoni riscontri sarà tripudio per lui, Rastelli e il Cagliari, altrimenti giù critiche per il giovane mandato allo sbaraglio troppo presto.

Fa parte del gioco, lo sanno tutti, ma oggi conta solo (e non è poco) la faccia del Cagliari. Una maschera da indossare per affrontare la Lupa e una stagione intera.

Fabio Frongia

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