Arzachena, Bonacquisti a cuore aperto: “Orgoglioso di rimanere”

Danilo Bonacquisti, capitano dell'Arzachena

Danilo Bonacquisti, capitano dell’Arzachena

Fisico da granatiere, testa sulle spalle e un amore sconfinato per la sua terra adottiva, la Sardegna. Danilo Bonacquisti, capitano e bandiera dell’Arzachena, sarà ancora una volta il leader e condottiero della squadra dell’appena confermato Giorico: “In questi giorni ho trovato l’accordo con la società – ha detto ai nostri microfoni il centrocampista di Ferentino – Anche il prossimo anno sarò un giocatore biancoverde. Sono molto felice. E’ il sesto anno qui ed è un motivo di orgoglio rappresentare l’Arzachena per l’Italia con la fascia da capitano sul braccio”.




Sarà lui l’uomo di corsa di mister Mauro Giorico, con il tecnico che guiderà ancora gli smeraldini e per il quale il capitano usa parole al miele: “La società vuole puntare ancora sul mister perché vuole dare continuità ad un progetto iniziato 2 anni fa. Una persona così è meglio non farsela sfuggire- Oltre ad essere un bravo allenatore è davvero una persona splendida. Si fa voler bene da tutto l’ambiente: giocatori, società e tifosi grazie al suo essere umile e buono”.

Arzachena che l’anno scorso ha disputato una prima parte di stagione straordinaria, mettendosi dietro tante squadre blasonate e laurendosi campione d’inverno, concludendo il torneo a un passo dai playoff. Un risultato che dà merito al grande lavoro svolto dalla società smeraldina: “L’anno scorso abbiamo fatto un ottimo campionato – continua capitan Bonacquisti – chiudendo in testa il girone d’andata. Eravamo però consapevoli che quella che non era una posizione da Arzachena. Eravamo consci di affrontare altre squadre nettamente più forti. Sapevamo di dover fare un girone di ritorno importante per entrare nei playoff. Purtroppo non ci siamo riusciti perché gli altri sono stati più bravi di noi e alla fine abbiamo ottenuto un sesto posto meritato”.

Un obiettivo, quello dei playoff, che il centrocampista laziale non mette tra gli obiettivi stagionali principali: “Quest’anno, come sempre, punteremo alla salvezza, sperando che arrivi il più presto possibile. Solo dopo potremo sperare in qualcos’altro”.




Non tutti lo sanno, ma nella vita del capitano dell’Arzachena il calcio percorre due binari paralleli. C’è il campo, dove si corra, si suda e si recuperano palloni e poi c’è la fase di studio. Il corso d’allenatore Uefa B superato brillantemente e un futuro in panchina tutto da scrivere: “Si è vero, ho conseguito il patentino da allenatore ma credo sia ancora troppo presto per stare in panchina. Voglio giocare ancora. Però un domani ammetto che piacerebbe molto fare l’allenatore, magari tra 10 anni”.

E magari proprio in Sardegna, una terra che lo ha adottato e coccolato e che lo ha svezzato da calciatore: “Sono anni ormai che vivo in Sardegna. Amo questa terra, nè sono innamorato. Così come sono innamorato dei sardi: gente che riesce a darti il cuore ee sei uno onesto e sincero. Il clima, il modo di mangiare e il mare. Ma quest’ultima è una cosa talmente scontata che è quasi inutile sottolinearlo”.

Per un ragazzo che rimarrà in Sardegna, ce ne sono due che lasciano l’Isola alla scoperta del calcio professionistico. Giuseppe Mastinu dall’Olbia allo Spezia, Lorenzo Musto dalla Torres al Bologna. Due calciatori che il capitano smeraldino ha affrontato durante il campionato e sui quali esprime il suo parere: “Mastinu lo conosco molto bene perché abbiamo giocato 3 anni insieme. E non lo dico perché siamo amici ,ma è un peccato che un ragazzo con tanta qualità sia arrivato così tardi nel professionismo.  Ora ha la giusta maturità per giocarsi le sue chance, sono convinto che farà benissimo. Musto lo conosco solo per averlo affrontato da avversario, ma se alla sua età fai così tanti gol in una piazza importante e in una categoria impegnativa, vuol dire che anche hai delle grandi qualità”.

Arzachena-Olbia al Pirina. Bonacquisti in mezzo al campo per i biancoverdi, Andrea Cossu dall’altra per i galluresi. Un duello acceso e spettacolare: “Lo scorso anno ho provato a marcare Andrea. Ripeto “ho provato”, perché lui in serie D faceva un altro sport. Credo però di essermela cavata vista la grande qualità del mio avversario. Penso che l’arrivo di Cossu in Serie D sia stata soltanto un’eccezione. Giocatori del suo calibro sono un lusso che nessuna squadra, di tutti e 9 i gironi, si può permettere”

E poi l’ultimo pensiero è per i giovani, vero motore del calcio italiano: “Per far crescere il calcio al livello dilettantistico bisogna investire sui giovani, ma per farlo bisogna metterli in condizione di crescere al meglio, con allenatori competenti e con le strutture adeguate. Bisogna avere una giusta programmazione per poi scommettere sui ragazzi del proprio settore giovanile e non bruciarli solamente per sfruttare il loro periodo da Under per poi essere accantonati o bocciati in categoria inferiori”.

Giampaolo Gaias

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