Torna a parlare di Mastinu e di Torres il diesse calangianese Fabio Albieri
L’ultima collaborazione ufficiale risale alla stagione 2013/14, quando in piena estate assunse il ruolo di direttore sportivo della Torres al fianco di Domenico Capitani. Fabio Albieri, diesse calangianese, quel precampionato lo rammenta ancora bene. Il recente trasferimento di Giuseppe Mastinu allo Spezia non può che rievocare i ricordi legati a quel progetto abortito che aveva tradito le direttive teoriche della proprietà pontina all’insediamento. “Voglio fare i miei migliori auguri a Giuseppe, non ho mai avuto dubbi sul suo valore e sul fatto che un giorno avrebbe fatto il grande salto. Sono convinto che l’avrebbe potuto fare prima se non fosse stato condizionato da infortuni quando giocava ad Arzachena. Nel 2013 Alla Torres fu il primo giocatore che contattai – racconta Albieri. Giocò lungo tutto il ritiro, diventò capocannoniere della squadra, convinse mister D’Adderio che chiese di tenerlo e avrebbe accettato qualsiasi condizione pur di restare in squadra”. Eppure…”La verità è che Patalano non lo voleva, lì iniziai a capire che il progetto stava prendendo una brutta piega”.
Nei piani c’era la volontà di allestire una rosa che cercasse di emulare l’ultima Torres di Mascia, la cosiddetta Torres dei sardi, che arrivò al giro di boa della stagione 2007/08 da prima della classe salvo poi calare, complice anche la penalizzazione di 8 punti, nel girone di ritorno. “Con Gavino Satta volevamo riprendere quel discorso interrotto. Riuscii a portare subito Cabeccia, Trini, Bianchi e a confermare Lisai che nessuno dei nuovi dirigenti voleva tenere. Fu l’unico che riuscii a trattenere del gruppo che aveva vinto il campionato, sin da subito mi accorsi che Capitani non aveva nessuna intenzione di confermare i vari Idda, Meloni, Angheleddu. Trovai anche l’accordo con Dettori, Demartis, Moi, Molino, Virdis ma tutte le trattative vennero bloccate. Si virò su altri obiettivi di mercato, perché evidentemente la proprietà aveva altri interessi”.
Il bilancio dell’era Capitani è stato nefasto per risultati e per le macchie sull’onorabilità della società. “Come tutti, io ho potuto farmi un’opinione di quanto successo solo da esterno, perché nel gennaio 2014 chiusi qualsiasi rapporto con la proprietà” taglia corto Albieri. Capitani subentrò a un Lorenzoni che condusse la squadra sino al ritorno nel professionismo senza però avere le risorse per iscriverla al campionato di Seconda Divisione: “Col senno di poi si può dire che l’arrivo di Capitani a Sassari è stato sicuramente un grande errore, ma la verità è che la Torres rischiava di sparire ancora una volta e sarebbe stata una mazzata enorme. Lorenzoni non poteva fare le fideiussioni, spingere la squadra alla vittoria del campionato di Serie D senza avere solide basi per garantirne il futuro è stato un comportamento irresponsabile” attacca l’ex uomo mercato di Sanluri e Tempio. “Capitani in due giorni ha tirato fuori i soldi e iscritto la squadra, in quel momento ha salvato la Torres. Quello che è successo dopo mi fa capire però che il progetto per il quale ero stato coinvolto in realtà non gli interessava e le mire erano altre”.
Al fianco di Capitani sarebbe dovuta entrare anche una folta rappresentanza dell’imprenditoria sassarese. Poi dopo i primi incontri l’intesa naufragò, forse anche in maniera volontaria con richieste volte a provocare la rottura: “Cesaraccio rappresentava il gruppo sassarese che si era avvicinato alla società e propose di divedere equamente le quote: 50-50. Capitani, chiaramente, non accettò e il banco saltò immediatamente”. Un matrimonio, quello tra la Torres e le sue figure imprenditoriali di spicco, che negli ultimi anni non sembra riuscire a trovare un esito felice. A partire dalla gestione Mascia, che Albieri visse in prima persona. “Una vicenda controversa, dove non nascondo di aver pensato che a un certo punto qualcuno decise a tavolino che la Torres non dovesse più stare nei professionisti. Dalla prima alla seconda stagione – spiega il diesse – riuscimmo a ridurre di oltre la metà il budget stipendi ingaggiando prevalentemente ragazzi del posto. Mascia, anche se in ritardo, pagò tutto, sino all’ultimo centesimo e non prese niente dalla Regione. L’iscrizione venne respinta per una non regolare ricapitalizzazione di 66 mila euro, partimmo comunque in ritiro ma il Consiglio di Stato a fine agosto ci tolse ogni speranza”.
Oggi regna l’incertezza, dopo un passaggio di proprietà da Capitani a Piraino valutato 3 euro, debiti che sembrano soffocare qualsiasi slancio di riscatto e una società che fa fatica a rassicurare la piazza: “Sono lontano dall’universo Torres in questo momento, ricordo però che Piraino è stato in passato il procuratore di fiducia di Lorenzoni, pur non avendo la licenza di agente per esercitare la professione“.
Fabio Frongia
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