Daniele Molino: “Sì, sono da Lega Pro. E se fossi maturato prima…”
Una bambina, Greta, in arrivo tra una settimana e un futuro calcistico tutto ancora da scrivere. Perché Daniele Molino, talento scopertosi goleador nella sua Olbia dove nelle ultime tre stagioni ha messo a segno qualcosa come 40 gol, di fermarsi proprio non ha voglia. Con il divorzio sancito dal presidente dei bianchi Alessandro Marino per questioni di età, l’ormai ex capitano dell’Olbia, a 29 anni, è pronto a salpare per altri lidi e giocare nuovi importanti sfide. Sul tavolo offerte di società importanti come Reggina, L’Aquila, Nuorese e Renate (in Lega Pro). Per (il futuro) papà Daniele, però, resta da archiviare prima il retrogusto agrodolce scaturito dall’emozionante rincorsa della sua Olbia verso il ripescaggio in Lega Pro e da un matrimonio calcistico che, non per sua volontà, dovrà interrompersi.
Con la vittoria nella finale playoff a Sassari contro la Torres avete riacceso un grande entusiasmo in città. Quanto senti tuo il raggiungimento di questo importante obiettivo che potrebbe regalare a Olbia il ritorno in Serie C?
Un po’ lo sento sicuramente anche mio, perché nonostante i tre mesi fuori, ho contribuito all’obiettivo con 13 gol, alcuni dei quali decisivi.
Diciamo anche che sei stato fondamentale per gli equilibri della squadra. Con te in campo è sembrato sempre che si avesse una marcia in più…
Diciamo che i fatti e i risultati hanno detto questo. Sono rientrato dopo lo stop e abbiamo ottenuto 4 vittorie e 1 pareggio. Poi, senza aver capito la ragione, sono rimasto fuori per tre partite consecutive e abbiamo avuto un momento di difficoltà. Credo di aver dato il mio contributo, sia in campo che dal punto di vista morale nella gestione dello spogliatoio.
Oggi è arrivata di fatto l’ufficialità attraverso le parole rilasciate dal presidente Marino: le strade di Molino e dell’Olbia si dividono.
La verità è che mi è dispiaciuto che nessuno mi abbia fatto una telefonata per dirmi che non rientravo nei piani dell’Olbia, sono stati poco professionali. Ci sono rimasto male perché penso di essermi comportato sempre da professionista e di aver dato tanto da capitano dell’Olbia. A parte questa piccolezza, tutti dobbiamo riconoscere che l’Olbia è in mano a persone serie e capaci, organizzate a ogni livello e che possono programmare un futuro importante grazie alla collaborazione con il Cagliari.
Domanda a bruciapelo: ti senti ancora da Lega Pro?
Ho giocato 5 anni tra i professionisti e ancora adesso ho diverse squadre che mi vorrebbero. Sì, penso di poter dire ancora la mia in quella categoria, anche a 29 anni. Per l’Olbia però sono troppi e non rientro nei loro piani. Sono tranquillo, so di aver fatto bene, ma ammetto che mi dispiace lasciare questa squadra perché qui mi sento a casa e sono legato a quella maglia. Le richieste comunque non mancano, deciderò con calma.
Ti vedi più in Sardegna o lontano dall’isola?
Ho delle richieste in Sardegna, valuterò con serenità, però mi stuzzica l’idea di andare fuori e dimostrare di nuovo che giocatore sono anche lontano da casa.
Alla soglia dei trent’anni si possono fare i primi bilanci della carriera?
Tante cose non le rifarei, ho fatto troppe ragazzate. Dopo la Torres firmai per quattro anni con il Chievo, andai in prestito al Cesena in Serie C dove vincemmo il campionato anche se mi feci male, ma troppe serate e poca maturità mi fecero fare degli errori. Ormai è andata così, adesso però mi sento una persona diversa.
Resta comunque ancora tanto da dimostrare, specie dopo queste ultime stagioni in cui a detta di tutti sei maturato sotto tanti aspetti.
E’ vero, da quando sono tornato a Olbia sono riuscito a migliorare tanto. Se avessi avuto questa testa tempo fa, le cose sarebbero andate sicuramente in maniera diversa e adesso staremo a parlare di altre offerte e categorie probabilmente.
Per un evento sfortunato, nel 2010 saltò il tuo trasferimento in Inghilterra al Brighton…
Avevo in mano un accordo di tre anni con la società, poi tre giorni prima di partire mi sono rotto i legamenti della caviglia giocando a calcetto. Ricordo che mio padre era giustamente furibondo perché era il secondo treno che passava e che perdevo.
Però fu proprio grazie al calcetto che Zola e Poyet ti adocchiarono.
Sì, è vero, con Gianfranco siamo amici da una vita e lui mi conosce bene. Anche un suo compagno ai tempi del Chelsea, Steve Clarke, mi aveva visto e mi disse che gli ero piaciuto molto. Per questo feci un provino al Chelsea, andò benissimo e guadagnai questa opportunità con il Brighton di Poyet che poi vinse il campionato di League One. Davvero un peccato aver bruciato un’occasione del genere, giocare in Inghilterra è sempre stato il mio sogno…
Quale l’allenatore incrociato in carriera che ti senti di ringraziare di più?
Sono due. Il primo è Biagioni, che mi ha fatto crescere sotto tutti gli aspetti e che dovrò ringraziare per sempre, rimpiango di non averlo incontrato prima. E poi Ninni Corda: sono cresciuto con lui e mi ha aiutato tanto.
Mister Mignani invece?
Un grandissimo allenatore, molto preparato soprattutto tatticamente. Mi sono trovato bene e l’ho sempre rispettato, anche quando nel mio momento migliore di forma ha deciso di tenermi fuori. Io gli ho sempre dato tutto e con lui ho avuto un ottimo rapporto.
Il tuo compagno e amico Mastinu spicca il volo in Serie B.
Hai detto bene, Peppe è proprio un amico. Sono felicissimo per lui, quest’anno ha dato il più importante contributo alla squadra giocando su livelli altissimi. Ha aspettato sino all’ultimo di valutare una proposta dell’Olbia che non c’è stata, ma credo comunque che abbia fatto la scelta giusta, è approdato dove merita di stare e sono certo che anche a La Spezia dirà la sua. Ha tutto per farcela. E tiferò per lui.
Giampaolo Gaias
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