Un pizzico di Sardegna a Euro 2016, ma stavolta Tore Sirigu non c’entra nulla. È merito di Alfred Finnbogason, 27enne attaccante islandese, in campo per circa un quarto d’ora nell’esordio dell’Islanda contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Un cartellino giallo e un quasi-gol che, c’è da scommetterci, in quel di Sassari avrebbe fatto esultare più di qualcuno, alla stregua del gol di Pellè contro il Belgio.

Perché Finnbogason, fresco di riscatto da parte dell’Augsburg (club che milita in Bundesliga), in passato capocannoniere dell’Eredivisie con la maglia dell’Heerenveen e “figlio” calcistico di Marco Van Basten, prima di diventare un calciatore professionista visse un periodo della sua adolescenza a Sassari, grazie al programma di scambio culturale per studenti europei “A.F.S, American Field Service”, noto in Italia come “Intercultura”.

Correva l’anno 2007 e il giovane Alfred, all’epoca 17enne, passò alcuni mesi nella città turritana come tanti altri coetanei nel resto del continente europeo. E, dato che col pallone già ci sapeva fare, l’approdo nella Juniores della Torres fu il naturale sbocco per continuare a sognare un futuro nel calcio professionistico. Solo alcuni mesi di allenamento, senza la possibilità di essere tesserato dal club torresino: facile capirne il motivo, dato che il minorenne Finnbogason era già tesserato in patria. Eppure, siamo sicuri, in quel di Sassari avrebbero scommesso a occhi chiusi sul ragazzino islandese con tanto talento, come ha poi dimostrato la sua carriera internazionale.

Abbiamo contattato lo stesso Finnbogason per farci raccontare qualche aneddoto di quell’esperienza di vita, più che di sport, ma ha prevalso la volontà di rimanere tranquillo a pensare all’Europeo francese, dove potrebbe rivelarsi, a sorpresa, uno dei protagonisti. Sperando che, in un eventuale match contro l’Italia nel prosieguo del torneo, non faccia come nel 2007, quando segnò una rete in amichevole all’Under 17 azzurra.

Francesco Aresu