Cagliari, Muroni: “Sono cresciuto tanto, Deiola un esempio”
Ci dev’essere qualcosa di particolare nell’aria di Ponte a Egola, frazione di San Miniato. Quella tranquillità che permette ai giovani calciatori di crescere e maturare, immagazzinando le esperienze necessarie per un futuro ancora da scrivere. Ed è in quest’angolo di Toscana che il Cagliari, nelle ultime stagioni, ha costruito un ponte utile per far assaggiare il calcio professionistico ai propri migliori prospetti. Se un anno fa parlavamo in questi termini di Alessandro Deiola, negli ultimi 12 mesi è stato Mattia Muroni a fare il grande passo, lasciando il nido del settore giovanile rossoblù. E proprio col centrocampista oristanese classe ’96 abbiamo analizzato l’ultima stagione, giocata con la maglia del Tuttocuoio.
Prima stagione nel calcio professionistico, quali sono le principali soddisfazioni che sei riuscito a toglierti?
E’ stata una stagione positiva, la prima in ambito professionistico. La differenza rispetto alla Primavera è stata evidente, ma mi ha permesso di crescere a livello fisico, tecnico e mentale. Ci siamo salvati all’ultima giornata e questa è stata certamente la soddisfazione maggiore.
Quali insegnamenti hai tratto?
Mi sono trovato bene ma è stato un salto più duro di quanto mi aspettassi. Nel calcio giovanile giochi più per la prestazione mentre quest’anno ho iniziato a capire il valore dei tre punti e a sentire le pressioni dei tifosi. Cambia anche il clima all’interno dello spogliatoio, dai momenti di euforia a quelli in cui gira tutto storto e il gruppo rischia di spaccarsi.
Hai lavorato con Lucarelli, Protti e Conticchio: gente che per diversi anni ha mangiato pane e Serie A. Quanto sono stati importanti per la tua crescita?
Quando lavori con persone come loro, che per anni hanno vissuto il calcio ad alti livelli, devi cercare di apprendere il più possibile sia a livello tecnico che umano. E se non lo fai è un’occasione persa. Sono stati molto importanti per la mia crescita in questa stagione.
Dovendo individuare un aspetto in cui ti senti di dover ancora migliorare su cosa ti soffermeresti?
Devo ancora strutturarmi fisicamente e lavoro per migliorare il piede “debole”, ma ogni anno c’è sempre qualche aspetto su cui migliorare e le esperienze che si fanno ti portano a scoprire nuovi lati su cui lavorare.
Tornando alla tua esperienza in rossoblù, quali sono state le figure più importanti nel tuo percorso nel settore giovanile?
Se devo fare un nome dico Matteoli. Mi ha sempre seguito, sin da quando avevo 10 anni, lungo tutto il mio percorso nel settore giovanile. Poi ho avuto allenatori importanti, come Lopez e Suazo, che mi hanno insegnato tanto e hanno segnato la mia crescita.
Prima Deiola, poi tu e Werther Carboni, in futuro forse qualche Primavera. Può essere Deiola, visto il percorso comune, un punto di riferimento?
Certamente si. Conosco Alessandro da diversi anni, abbiamo giocato insieme e sono contento per lui perché, oltre ad essere un ottimo giocatore, è anche un bravissimo ragazzo. E’ un esempio per noi, non ha mai mollato e ha sempre dato tutto dimostrando che in prima squadra può starci tranquillamente.
E adesso, quale ritieni sia il passo più logico da fare: ancora LegaPro o salto in Serie B?
Quel che mi sento di dire è che in questo momento ho bisogno di giocare, fare più presenze ed esperienza possibile. La categoria viene in secondo piano.
Stefano Sulis
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