Fondazione Sef Torres: “Rischiamo di sparire, Capitani ha ceduto per 3 euro”

La situazione è sempre meno nitida intorno al mondo Torres e il futuro assume sempre più i contorni di un punto interrogativo. Ed è stato proprio questo l’argomento all’ordine del giorno presso la sede della Confcommercio di Sassari dove, nella serata odierna si è tenuta una riunione organizzata dalla Fondazione Sef Torres 1903, a cui hanno preso parte le anime maggiormente legate alla società. Questa la diagnosi dell’avvocato della Fondazione, Umberto Carboni: “Ad oggi, la situazione patrimoniale della Torres consta di numerose passività. Per stipendi e salari del 2015, stagione in cui la Torres militava il LegaPro, è indicato un debito di 105 mila euro, a cui dobbiamo aggiungere le ultime quattro mensilità (circa 100 mila euro il totale). A questo dobbiamo aggiungere un debito verso le banche per un ammontare di 51 mila euro, contributi previdenziali per 62 mila euro, per quanto riguarda le prestazioni verso terzi, invece, abbiamo contattato diversi creditori e siamo sugli 80-100 mila euro.”

“I debiti con Equitalia ammontano a 343 mila euro, sono stati rateizzati ma rimangono pur sempre debiti, e a questi dobbiamo aggiungere altri 100 mila euro in arrivo dovuti a delle vertenze che riguardano il mancato versamento di contributi previdenziali. Perciò, riassumendo ed escludendo gli stipendi 2016 e i debiti verso i fornitori, la forbice debitoria da noi individuata varia tra i 700 e i 900 mila euro. E questo esclude una voce positiva, inserita nel bilancio, che consiste nel famoso credito nei confronti della Regione Sardegna reclamato da Capitani. Ma questa cifra non può essere inserita nell’attività in quanto questa legge risale all’agosto 2015, e in tale data la Torres non era una società professionistica. Inoltre la Torres è creditrice nei confronti di Domenico Capitani dal momento che quest’ultimo non ha mai ricapitalizzato per intero“.

Il grido di allarme non si esaurisce qui: “Una voce che noi troviamo quantomeno criticabile e non tanto sommessamente, è l’introito che la Torres avrebbe avuto per un milione e duecento mila euro per cartellonistica allo stadio. Cifre che farebbero gola a tante società professionistiche. Ora la società è sotto di 700 mila e lo diciamo da tempo, ma siamo stati derisi e querelati. Speriamo che arrivi la denuncia così queste cose le potremmo dire davanti ad un giudice. Capitani deve rispondere di queste responsabilità. A distanza di mesi il diavolo ci ha messo la coda, abbiamo richiesto una visura camerale e siamo venuti a conoscenza che, nonostante dicesse che non c’erano debiti, Capitani ha ceduto alla nuova proprietà per 3€, 1 a testa. Perché 3€? È un prezzo convenuto in considerazione della situazione patrimoniale della Torres che evidenzia perdite gestionali e debiti verso terzi. Quindi la situazione era come l’avevamo descritta noi. Inoltre: un passaggio quote può essere fatto da un notaio o da un commercialista abilitato, e secondo voi da chi è stato fatto? Da Domenico Capitani in persona”.

 

“Vediamo andar via un allenatore, giocatori e un addetto stampa. Tutte persone attaccate alla maglia. Qui rischiamo di sparire e nessuno ce l’ha mai detto. A questo punto restano poche strade percorribili: o questi signori si accorgono della situazione che abbiamo delineato e sommessamente consegnano i libri della Torres in tribunale, oppure Piraino e soci vanno avanti cercando di limitare le possibilità che qualcuno presenti delle istanze di fallimento. E’ un castello che potrebbe crollare tra dicembre e giugno. Oppure ci sarebbe anche un’opzione in capo a Domenico Capitani per rilevare la società, ma esercitabile entro il 30 giugno“.

Clima inevitabilmente teso tra i tifosi presenti. Diverse le strade percorribili ipotizzate, dalla petizione online da presentare al Comune allo sciopero del tifo, passando per un azionariato popolare sulla falsariga di quanto avviene a Taranto. Tutte strade caratterizzate da un denominatore comune: la pazienza dei tifosi della Torres nei confronti di Domenico Capitani è ormai ai minimi termini.

dall’inviato Fiorenzo Pala