Suazo e un’Under 15 di “marines”: “Che gioia! E dicono sia un colonnello…”
La sua Under 15 è agli ottavi di finale dei playoff Scudetto, ma guai a parlare di Tricolore. Per David Suazo, tecnico dell’Under 15 Nazionale del Cagliari, il mestiere di allenatore è ancora puro divertimento.
“A parte il risultato sportivo – dice l’honduregno, ospite di “Doppio Misto” su Radio X – quello che mi fa felice è vedere la enorme crescita dei ragazzi, nonostante la loro giovane età stanno maturando enormemente e in poco tempo. Sono tutti ragazzi nostri, sardi, e quando c’è questo senso di appartenenza i risultati sono ancora più importanti e coinvolgenti, per il gruppo come per chi guarda da fuori”.
In Suazo c’è l’ambizione di scalare le categorie, e arrivare ad allenare i grandi, oppure meglio rimanere nel settore giovanile? “Adesso mi sto divertendo – afferma con un sorriso e una risata che non lo abbandonano mai – chiaro che se in futuro salirò più in alto mi divertirò meno e ci saranno maggiori responsabilità”.
Che tipo di allenatore è l’ex “Pantera” che infiammava come pochi il pubblico del Sant’Elia? “Addirittura dicono che sia un colonnello, non siete i primi ad affermare di non crederci. Evidentemente ci ho preso gusto, sto cambiando me stesso con la nuova vita sportiva, se siamo arrivati fin qui con i ragazzi vuol dire che fare il colonnello è la strada giusta”.
Fino a pochi mesi fa affermava di fare fatica a vedersi senza gli scarpini da calciatore, e adesso? “Ormai ho staccato la spina. Però è vero che meno vedo le partite del grande calcio meglio è, perché quando le vedo mi viene voglia di giocare, di provare a fare qualcuno dei miei scatti…”.
Magari l’occasione buona sarà il Conti-day di lunedì 23 maggio, partita d’addio di colui che ereditò la fascia di capitano del Cagliari proprio da Suazo: “Non so se Daniele mi farà giocare – ride – Sono convocato, spero di giocare almeno 5 minuti”.
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Gli ottavi dell’Under 15, le imprese della Primavera, fermatasi sabato scorso a Torino: il settore giovanile del Cagliari ha ripreso lustro. “Dobbiamo dare atto a Beretta, Erriu, Giulini e tutto lo staff tecnico e dirigenziale del lavoro ottimo fin qui svolto. La Primavera è stata a lungo al primo posto, ha fatto parlare del settore giovanile del Cagliari e questo ha portato benefici anche ai ragazzi delle altre squadre giovanili, che inconsciamente hanno preso vigore, voglia di migliorare e arrivare a certi livelli. Nella mia categoria, dove hanno 14 anni, si confrontano per la prima volta a livello nazionale e contro coetanei spesso molto più forti fisicamente. A volte, prima delle partite, ci chiediamo come poter fare a competere contro 14enni alti 180 cm e che pesano 80 kg. Ovviamente nessuno sperava di avere questi risultati, date le differenze tecniche e fisiche, però è molto bello”.
Da Suazo arriva il ringraziamento al suo staff (“Il mio allenatore in seconda Fabrizio Ruzzu, Massimiliano Pusceddu preparatore atletico e Giuseppe Nioi preparatore dei portieri, staff tutto sardo che è la nostra forza”), ma non può mancare uno sguardo anche alla Serie B del gruppo di Massimo Rastelli: “Ovviamente si fa il tifo, il campionato di Serie B è lungo e duro, ci sta magari soffrire, però siamo qui a un passo da vincere il campionato e siamo contenti. Si è riusciti a salire subito, e questo è l’importante, merito del lavoro di Giulini, della società e della squadra. Non era facile partire con tutti che ti davano sicuro vincitore, il mister e i giocatori ci sono riusciti, quindi bravi loro”.
Certo, la Serie B nella quale il Cagliari di Suazo arrivava prima a pari punti con il Palermo, 12 anni fa, era un’altra cosa. “Erano altri tempi, io penso che vedere Zola in Serie B col Cagliari sia qualcosa di unico, solo lui poteva farlo. Questo la dice tutta sulla qualità dell’epoca, nulla toglie al Cagliari di oggi ma quello era un altro calcio. Sicuramente perdere tante partite, come fatto dal Cagliari in questa stagione, e nonostante tutto mantenere il vantaggio sulle inseguitrici vuol dire che la qualità del campionato era quella che era, però essere in alto dà ai rossoblù il pregio di non avere mai mollato”.
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