Cagliari, Arras: “Viareggio, peccato. Canzi, un grande. Rossoblù, il top”
E’ stato il colpo estivo del Cagliari in tema di settore giovanile, frutto di una trattativa lunga e con varie tappe, ma alla fine Davide Arras, partito da Berchidda qualche anno fa alla volta di Vicenza e passato nientemeno che per la Juventus, è tornato nella sua Sardegna con la maglia rossoblù. Una stagione, questa prima nel Cagliari e nel campionato Primavera, densa di soddisfazioni, dai tanti gol agli elogi per le prodezze della truppa Canzi, fino ad arrivare alle prime convocazioni con la prima squadra. Insomma, manca solo l’esordio, e chissà che la promozione anticipata per gli uomini di Rastelli non possa aiutare…
Fresco di 18 anni compiuti lo scorso 2 aprile, ai microfoni di Cuore Rossoblù (l’house organ mensile di via Mameli) Arras ha raccontato il suo passato. “Dopo l’esperienza a Vicenza mi volevano Empoli, Crotone e Vicenza, mentre il Cagliari ai tempi di Berchidda non mi aveva mai cercato”, racconta, prima di parlare dell’avventura col bianconero torinese (colori anche della squadra del paese del Logudoro di cui è originario): “Ho giocato due anni negli Allievi Nazionali – spiega – L’ultima stagione (2014-2015, con Tufano in panchina ndr) è stata tormentata dagli inforuni, ma sinceramente non mi trovavo bene. La Juventus è un esempio da imitare per organizzazione e strutture, idem per la mentalità vincente”. La stessa cosa non si può dire per il resto: “La gente del nord è diversa, qualcuno se la tira un po’ troppo per i miei gusti, appena si è profilata la possibilità Cagliari l’ho presa al volo”.
Proprio l’addio alla Juventus per accettare il rossoblù ha fatto discutere: addetti ai lavori, tifosi, amici e pure compaesani. “Soprattutto a Berchidda mi hanno dato del pazzo – racconta – ‘Sei nella società più prestigiosa e torni qua?’, mi chiedevano. Qui si pensa che rientrare dal continente sia una sconfitta, io non sono d’accordo. Tifo Cagliari sin da bambino, non avrei giocato la Champions League giovanile, non avrei vinto quasi ogni partita (in realtà il Cagliari di Canzi ha vinto parecchio ndr), ma non mi importava. Io volevo solo giocare con la maglia del Cagliari”.
Tanti gli aspetti personali toccati nell’intervista. Dal ricordo del papà Pierpaolo scomparso troppo presto – “All’inizio non credeva che potessi sfondare, si convinse dopo aver visto la mia tripletta al Brescia col Vicenza, non mi ha visto in rossoblù e non so se avrebbe approvato la mia scelta, ma ogni soddisfazione è per lui” – ai compagni cui è più legato (“Roberto Seu, ora al Valledoria, Paolo Arca e Luigi Scanu, ho un buon rapporto con tutti e non è facile quando nella Primavera lotti ferocemente per emergere”), passando per Canzi (“Un compagnone fuori, meticoloso e attento in campo”) e la maglia numero 11: “Lo so, è la maglia nel cuore di tutti. E’ il mio numero fortunato, la portavo anche a Berchidda”.
Un’annata questa, che vede concludersi la stagione regolare, e per i rossoblù il sogno playoff Scudetto è ad un passo. “Il Viareggio ha ricompattato ulteriormente il gruppo – dice Arras – Ho vissuto un periodo difficile (due espulsioni in tre gare ndr) anche per colpa della mia troppa voglia di fare, che mi ha portato a fare qualche gesto che giustamente la società non ha gradito. Ci è mancato Serra (operato al ginocchio a metà stagione ndr) che si esalta nelle difficoltà, mentre Cortesi è un bomber che vive per il gol e ci dà una grossa mano”.
La chiusura è sulle proprie caratteristiche: “Non ho la tecnica di Del Piero – ammette – cattiveria agonistica e determinazione sono le mie qualità, ho tanta voglia di segnare e giocare, do il 100% in allenamento e partita”.