Torres, ma che ne sanno i 2000?
“Con la vittoria odierna abbiamo messo a tacere gli scettici”, così Ferdinando Raucci ha risposto, al termine di Torres-Nuorese, a chi aveva pensato che lui e i suoi compagni formassero una sorta di Longobarda di Linobanfiana memoria. È una mia ipotesi, per carità, ma difficilmente il giovane terzino rossoblù ha mirato molto più lontano di quanto abbiamo appena supposto. Raucci, però, autore di una più che discreta stagione con indosso la maglia del rossoblù più vecchio della Sardegna, è nato nel 1997 e non può immaginare in che situazione di angoscia sportiva costante vivano i tifosi della Torres, più o meno da quando lui svestì il grembiulino delle scuole elementari per approdare alle medie.
Da quel momento in poi, da quello stramaledettissimo Torres-Grosseto deciso dall’ex di turno Gaetano Lo Nero, a Sassari si è assistito a un via vai di presidenti, allenatori, debiti, creditori, fallimenti e tante situazioni imbarazzanti, per non dire autentiche figure di m… (perdonate il francesismo censurato), che hanno portato a un abbastanza giustificabile insofferenza, accompagnata da scetticismo cronico. “Chi siamo?”, “Da dove veniamo?” e “Dove andremo?” sono i tre principali quesiti che l’essere umano si pone da secoli. Chi vi scrive pensa, con discreta onestà intellettuale e in oggettiva contrapposizione col mestiere che prova a svolgere, che non sia necessario avere le risposte proprio a tutto (altrimenti cosa ci chiederemmo?), ma ha comunque provato a risolvere tali quesiti come lo farebbe un ormai esausto tifoso rossoblù.
Chi siamo? Beh, questa è facile: la Torres. Da dove veniamo? Dall’inferno, se Dante scrivesse la Divina Commedia oggi ci sarebbe un girone tutto per noi, altro che il “G” della Serie D. Dove andremo? Dannazione, sapevo che l’ultima domanda sarebbe stata la più difficile. Il sodalizio sassarese non ha, ai suoi vertici, una società con un progetto da tempo immemore. Dall’era targata Rinaldo Carta, il cui nome provoca reazioni allergiche a molti. La sua creatura si mostrò tanto bella quanto fine a se stessa, tant’è che venne ceduta a un ingenuo Tusacciu (come dimenticare la sua voglia di Serie A in Piazza d’Italia?) poco prima del crac.
Da li in poi un susseguirsi di tragedie: fallimento e arrivo di Mascia, mister “ci sono delle positività”. Due anni di C2, altri debiti e altra sparizione. Giocata la carta del Lodo Petrucci, si riparte dalla Promozione (vinta) con Leonardo Marras al timone, per arrivare ad Antonello Lorenzoni. Una normale nobile decaduta scalerebbe rapidamente tali categorie, ma sarebbe troppo facile, non scherziamo.
Di riffa e di raffa, la Torres torna in C (Seconda divisione, quarta serie di allora) con un bel gruppo di giocatori. Finalmente si può costruire qualcosa di interessante, ma neanche a questo giro è la volta buona. Arriva Domenico Capitani, presentato come uomo facoltoso e accompagnato da buoni propositi praticamente da tutti (nessuno escluso) gli organi d’informazione e il resto è storia recente: retrocessioni, calcio scommesse, giocatori come (tre a caso) Pingue, Angelilli e De Gol e tanto altro, non certo esaltante.
E adesso? Ieri si è assistito a un bel derby contro la Nuorese: gara gradevole, buona cornice di pubblico, Torres vincente con il gol di un diciottenne e duelli tra le tifoserie a suon di cori e sfottò, non a livelli di una decina d’anni fa ma comunque meglio del silenzio ormai consueto sui campi italici. Raucci e “compagnetti” (meno di 80 anni in 4 in sala stampa) assicurano che si punta in alto, il secondo posto è l’obbiettivo. Piazzamento che significherebbe play-off, e poi?
Che fa Capitani, va via? Se si, c’è qualcuno che trama per sedersi alla stanza dei bottoni? Chi è e, soprattutto, cosa vuole dalla BeneAmata? Tutto tace e, come già detto in altre occasioni, il silenzio è portatore d’ansia, angoscia e incertezza. Da giorni, sui social, sono diventate virali alcune immagini che mostrano oggetti caratterizzanti l’infanzia dei trentenni affiancati dalla scritta “Che ne sanno i 2000?”. Parafrasando il tutto, potremmo preparare un bel collage raffigurante le facce di Carta, Tusacciu, Mascia, Marras, Lorenzoni e Capitani con una semplice didascalia: “Che ne sa Raucci?”
Mauro Garau
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