Solo il Cagliari può tirarsi fuori dalle secche
Il Cagliari non fa più paura. Che di fronte ci sia una squadra in lotta per i playoff o per la salvezza, i rossoblù hanno dimostrato di poter essere imbrigliati e sconfitti da chiunque. Una settimana dopo Cagliari-Spezia, tralasciando le sfide contro Cesena, Trapani, Perugia e Novara (in ordine sparso), il copione si è ripetuto ad Ascoli: Di Gennaro e compagni fanno la partita, gestiscono il possesso con percentuali bulgare, faticano a segnare e pagano ogni errore. Gli avversari puniscono alle prime occasioni disponibili e portano a casa i tre punti, così nelle Marche è arrivata la seconda sconfitta consecutiva, la quinta nelle ultime nove partite. Un ruolino di marcia misero, quasi imbarazzante per quella che, come pronosticato alla vigilia e ampiamente dimostrato per tutto il girone d’andata, è la squadra di gran lunga più forte del campionato: per quantità, qualità e chi più ne ha più ne metta.
In sede di analisi post-partita, si è tanto parlato dei 19 tiri (9 nello specchio) effettuati da Sau e compagni al “Del Duca”, contro i 5 dei bianconeri. Dati da capogiro, tali da far parlare Massimo Rastelli di una prestazione soddisfacente, come già 7 giorni prima. I numeri non bastano per capire le dinamiche di un incontro che il Cagliari ha giocato con tanta voglia (e disordine) e poca attenzione (si vedano i due gol subiti), mentre l’Ascoli ha lecitamente messo in campo le (poche) armi a disposizione: palla lunga, battaglia, densità, ripartenze e trincea.
Non è bastato, stavolta, trovarsi in superiorità numerica per la terza volta nelle ultime quattro partite, con abbondante porzione di partita da giocare. Non è bastato neanche aver accorciato le distanze su un rigore che di fatto ha tagliato le gambe all’Ascoli, incapace di uscire dalla propria area per più di mezz’ora. Di azioni ragionate se ne sono viste davvero poche, con il solo Di Gennaro predicatore solitario di un centrocampo impreciso e confuso, mentre sovente ci si è accontentati di cross sbagliati, dalla trequarti e quasi sempre da destra.
Dopo infortuni, assenze e difese chiuse, stavolta la “spiegazione” di Rastelli è stata che “paghiamo le troppe pressioni nei nostri confronti”. Frase accettabile a inizio stagione, quando i rossoblù si apprestavano ad affrontare la Serie B con il fardello del pronostico, totalmente fuori luogo in un momento della stagione dove i rossoblù hanno (con merito) ipotecato la promozione e potrebbero giocare a mente sgombra, dando sfogo alle indubbie qualità della rosa. Pressioni, insomma, nulle rispetto a chi oggi si gioca un posto nei playoff o la permanenza in categoria, come sarà chiamato a fare il prossimo anno il Cagliari.
Con il rasserenante +11 sulla terza in classifica, sarebbe giusto aspettarsi le prove generali per la Serie A 2015-2016, a livello di identità e idee, cementando filosofia e gruppo, il quale invece pare sfaldarsi. Come interpretare altrimenti le dichiarazioni di capitan Storari, perentorie e in netta contrapposizione rispetto a quelle rilasciate poco prima dal suo allenatore: “Non è lo spirito giusto per andare in Seria A (…), dobbiamo fare solo mea culpa, noi e allenatore”.
Calo fisico e mentale che appaiono aggravante più che attenuante, rallentamento che per Rastelli non è una novità: la sua prima stagione avellinese vide 37 punti all’andata e 22 al ritorno, nel 2014-2015 ne realizzò rispettivamente 32 e 27, nel 2016 il Cagliari ha raccolto 6 delle sue 9 sconfitte totali. Difetto fisico o mentale? Probabilmente entrambi, valutazioni che spettano a chi ha in mano la gestione tecnica, staff compreso.
Rastelli se l’è presa anche con le critiche ricevute: “Non si è mai contenti”, il succo del pensiero post-Ascoli. Sarà fischiato qualche orecchio a chi di Cagliari si occupa e scrive, magari senza tifare e “fare quadrato”. In questo momento il tecnico campano soffre, dichiarazioni alla mano, le non sempre benevoli osservazioni sull’operato suo e della squadra, frutto però di quanto detto nelle righe che precedono.
Il Cagliari odierno paga una preoccupante involuzione offensiva e la sparizione di quella solidità difensiva che tanto si era giustamente esaltata fino a Natale. Calato Fossati (escluso ad Ascoli), sparito Tello (riapparso ad Ascoli), intermittenti Sau, Cinelli, Munari e Joao Pedro, episodico (nel bene e nel male) Farias, l’assenza di contromisure tattiche e appagamento ingiustificabile rischiano di macchiare un trionfo che è comunque ancora nelle tasche rossoblù.
Storari ci mette la faccia e chiama alle proprie responsabilità i compagni. Solo loro – e non tifosi, giornalisti, società, improvvisati avvocati d’ufficio e giustizieri della notte -, possono zittire le critiche. Corsa e umiltà sono gli ingredienti per riprendere in mano una Serie B dove hanno dimostrato di poter dominare e anche di giocare bene.
Oliviero Addis